In attesa del riparto dei fondi del recovery, che dovrebbe essere imminente, il Consiglio dei ministri ha approvato l’aumento del Fondo sanitario nazionale da 114 miliardi a 128 per il triennio 2022/2024, per un incremento rispetto al passato di 2 miliardi all’anno. La manovra, contenuta nel «Documento programmatico di bilancio per il 2022» finalizzato a sostenere l’economia nella fase di uscita dalla pandemia, si traduce in più risorse anche per il Veneto, che ha una quota d’accesso dell’8,14%. E quindi nel 2022 dovrebbe ottenere 9,9 dei 122 miliardi complessivi contro i 9,3 ricevuti nel 2021 e al termine del biennio un totale di 10,4 miliardi.
Se una parte di questo tesoretto è destinato ai farmaci innovativi e alla spesa per il Covid-19, che per il Veneto ammonta finora a 1 miliardo e 100 milioni, il resto potrà essere investito in servizi e, auspicano le Regioni, nello snellimento delle liste d’attesa. «Vedremo se, nell’approvazione finale in Commissione Salute, sul riparto del Fondo inciderà o meno il numero di anziani, ma al momento il quadro è questo — spiega Manuela Lanzarin, assessore a Sanità e Sociale —. Il primo passaggio da capire è se si tratti di soldi tutti vincolati o se, fatta salva la quota per vaccini e farmaci anti-Covid, il resto sia libero. In questo secondo caso useremo le risorse aggiuntive per incrementare i servizi al cittadino, potenziare aree e prestazioni più deboli e naturalmente ridurre le liste d’attesa (il Veneto deve ancora recuperare 400mila visite ed esami programmati sospesi durante la fase critica dell’emergenza, ndr ). L’altro versante sul quale lavorare — aggiunge Lanzarin — è la grande riforma della medicina territoriale prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ne contempla il potenziamento e relativi investimenti strutturali e stabili. Operazione che necessiterà dell’aumento del personale, da ottemperare con le nuove risorse, appunto se non vincolate. Parte delle attrezzature è invece finanziata dal recovery».
La gran parte del Fondo sanitario è dedicata all’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza, le prestazioni garantite dal Sistema sanitario nazionale dietro pagamento del ticket. In tema di personale invece il «Documento programmatico di bilancio per il 2022» stabilizza a 12mila all’anno le borse di studio per gli specializzandi, ovvero i posti nelle scuole di specializzazione per i laureati in Medicina. Bisognerà vedere quale sarà l’incremento per il Veneto, che oggi ne conta 813 per l’Università di Padova e 582 per l’Ateneo di Verona, comprese le 90 pagate con 10 milioni dalla Regione e per un totale di 1395. Secondo i primi calcoli, dovrebbero aumentare a 1618. «E’ un’ottima notizia, anche perché nel 2019 siamo partiti con una carenza di 1300 specialisti — ricorda l’assessore — e temo non sia stata compensata dalle 1928 assunzioni di medici (su un totale di 5025, ndr ) concluse dall’inizio della pandemia. Non solo a causa dei pensionamenti ma soprattutto perché buona parte riguarda neolaureati ora entrati nelle scuole di specialità e che quindi abbiamo perso». In effetti 323 dei 1928 neoassunti sono medici abilitati ma non specializzati e 1058 sono specializzandi, che al termine del tirocinio possono andare a lavorare altrove. Nel resto d’Italia come nel privato. Approvati infine a Palazzo Chigi l’incremento del Fondo di finanziamento ordinario per l’Università e del Fondo italiano per la Scienza, mentre uno nuovo è stato creato per la ricerca applicata.