Il governatore Zaia è andato a cercarlo inerpicandosi fino a Monfumo, sopra Asolo, per il rilancio dell’Asl 10. Carlo Bramezza è già arrivato negli uffici di piazza De Gasperi a San Donà prendendo posto ai piani alti dell’azienda sanitaria del Veneto Orientale.
Manager di 45 anni, proviene dal settore sociale e ha gestito varie case e istituti per anziani, da Villorba fino a Chioggia. Laureato in giurisprudenza, un passato giovanile presso un noto studio notarile di Treviso, sorridente e dinamico, ha già disposto che sia venduta l’auto blu aziendale, un’Audi A4: viaggerà con la “pandina” aziendale subito per risparmiare. Quattro i punti schematici del programma: bilanci in ordine, taglio delle liste di attesa, lotta alle nuove povertà e disagi sociali, attenzione alla medicina per il turismo. E poi annuncia: «Combatteremo il tasso di assenteismo che mi dicono essere abbastanza alto». Bramezza è appena arrivato e parla di primo giorno di scuola.
Zaia gli ha detto: «Chiamami Luca». E lui: «Sì, signor presidente». Sembra proprio che la fiducia del governatore, e della Lega, ci siano per questo incarico di grande importanza. Il nuovo direttore generale affronta anche la questione dell’ospedale unico. «Sarà il futuro, anche se non nel breve periodo», spiega Bramezza, «la gente deve capire che bisogna puntare su una struttura di eccellenza per il territorio. Per adesso però dobbiamo pensare ai tre ospedali, cui si aggiunge la casa di cura convenzionata, che devono funzionare al meglio per i cittadini. Dobbiamo puntare molto sul territorio, sull’assistenza anche direttamente a casa». Questo il Bramezza-pensiero, condensato in pochi minuti ieri mattina alla conferenza stampa di presentazione. Lui è parso disinvolto ed entusiasta del nuovo incarico che è un punto di arrivo per la sua carriera già piuttosto intensa in quanto a incarichi ricevuti. «Sto cercando di assumere informazioni con i direttori», aggiunge, «un’ottima squadra preparata. Per le nuove eventuali nomine aspetteremo ancora qualche mese. Certo non possiamo leggere che ci vogliono 9 mesi per una visita oculistica, e quindi le liste di attesa vanno drasticamente abbattute». «Non voglio», conclude Bramezza, «sentir parlare di rivalità tra le strutture ospedaliere, perché tutti dobbiamo lavorare meglio per un miglior servizio ai cittadini. Ci sono anche molti tagli da apportare e li studieremo accuratamente per arrivare a bilanci in pareggio come richiesto dalla Regione
La Nuova Venezia – 4 gennaio 2012