Salvataggio per le tredicesime degli statali, i fondi Fas regionali, le festività civili e gli enti di ricerca e culturali con meno di 70 dipendenti, a cominciare dalle Accademie della Crusca e dei Lincei. Sono queste le principali modifiche alla manovra approvate ieri sera al Senato in commissione Bilancio, spesso con intese bipartisan e non senza qualche sorpresa. Come quando il Governo è stato battuto su un emendamento di Forza del Sud, votato da tutte le opposizioni, con cui si impone alle pubbliche amministrazioni la certificazione dei debiti accumulati nei confronti delle imprese.
Sempre sotto la spinta di Forza Sud, e trasversalmente di quasi tutti i deputati meridionali, è stata decisa l’esclusione dei fondi Fas regionali dall’ambito di applicazione dei tagli ai ministeri in cui rientrano ancora i Fas nazionali. Il tutto mentre in commissione non si spegneva l’eco del confronto sui saldi della manovra coperture e sull’eventualità di ricorrere a nuovi interventi (l’Iva) dopo la presentazione dell’emendamento che ha rinviato all’attuazione del pacchetto anti-evasione la copertura del mancato gettito derivante dalla cancellazione del contributo di solidarietà (statali e pensionati esclusi). Ma già a metà pomeriggio la strada imboccata il giorno prima con l’accordo trovato in commissione dal ministro Giulio Tremonti veniva considerata l’unica percorribile.
Lo stesso ministro dell’Economia in una nota serale è tornato a ribadire che la copertura della manovra «è totalmente solida». E questa garanzia è stata data da Tremonti anche al commissario europeo Olli Rehn. Tra l’altro, Tremonti giovedì in commissione Bilancio aveva anche affermato che in manovra non ci sarà alcun condono perché si tratterebbe di una misura una tantum e non produrrebbe effetti ai fini dei conti pubblici. E, rispondendo ad alcuni rilievi, aveva anche sottolineato che «non c’è un eccessivo squilibrio della componente fiscale rispetto alla decurtazione della spesa».
Gran parte della maggioranza resta però ancora convinta che non si potrà rinunciare all’aumento di uno o due punti dell’aliquota Iva del 20 per cento. In particolare avanza l’ipotesi di ricorrere per l’Iva a un decreto autunnale ad hoc (quindi dopo l’approvazione della manovra) da agganciare alla delega fiscale e alla legge di stabilità. Intanto il Pdl punta a migliorare l’emendamento riguardante il pacchetto fiscale. L’ipotesi più gettonata è quella di cancellare l’obbligo di pubblicazione dei redditi online. Non a caso il vicecapogruppo Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello, ha invitato a valutare con attenzione le conseguenze di questa misura anche sulla base delle osservazioni già formulate dal Garante sulla privacy. Un sub-emendamento in questa direzione dovrebbe essere approvato oggi. Un altro correttivo con molte possibilità di approvazione è quello su cui convergono, con due analoghi sub-emendamenti, Lega e Pdl per escludere dalla stretta sulle agevolazioni fiscali per le coop almeno le banche del credito cooperativo: in cambio si chiede un’imposta di bollo sulle rimesse all’estero, salvaguardando le persone fisiche, e quindi i lavoratori immigrati in Italia.
Destinati all’approvazione sembrano essere anche alcuni ritocchi della maggioranza sulla contrattazione (articolo 8) per estendere l’efficacia «erga omnes» degli accordi siglati a maggioranza. Quasi sicuro di passare, seppure in parte rivisitato, è poi l’emendamento proposto dal Pd sulla spending review per contenere le spese della pubblica amministrazione. E anche con il concorso dell’opposizione potrebbe ottenere il via libera la modifica sul recupero delle morosità del condono tombale del 2002. In questi ultimi due casi, dunque, si profila un’approvazione bipartisan, in linea con quanto già accaduto oggi in commissione. Il ripristino delle feste civili (2 giugno, 25 aprile e 1° maggio), ma non di quelle patronali (unica a salvarsi quella dei santi Pietro e Paolo a Roma) nasce da un emendamento del Pd, che ha anche votato per il salvataggio dei fondi Fas regionali.
Quanto agli statali, nel caso di mancati risparmi dei ministeri non saranno più i dipendenti pubblici a pagare con un rinvio delle tredicesime ma i dirigenti responsabili con un riduzione del 30% dei bonus di risultato. La commissione ha dato anche l’ok a un emendamento che salvaguarda la specificità delle Regioni a statuto speciale. Commissione che questa mattina riprenderà i lavori con l’obiettivo di chiudere in giornata (al massimo domani), grazie al convogliamento dei ritocchi proposti dalla maggioranza in soli quattro emendamenti del relatore. Il testo, come previsto, approderà così martedì in Aula a Palazzo Madama per ottenere il disco verde prima della fine della settimana e poi passare alla Camera.
Ilsole24ore.com – 3 settembre 2011