Primo banco di prova oggi per la tenuta del governo, dopo il vertice di Arcore. In Consiglio dei ministri, alle 16.30, arriva la bozza del decreto sulla Pubblica amministrazione e questa mattina il ministro Gianpiero D’alia incontrerà i tecnici del Pdl pronti a presentare le proprie «osservazioni» sul testo da approvare.
Il nodo cruciale, che ha di fatto causato lo slittamento della discussione da venerdì ad oggi, resta quello della stabilizzazione dei precari. Ieri i senatori pdl Antonio Gentile, Guido Viceconte, Piero Aiello, Antonio Cariddi e Nico D’Ascola hanno presentato una nota che invita il governo ad includere i precari storici degli enti locali nella riserva dei posti, pena il voto contrario al provvedimento. «Bisogna riconoscere l’importanza del servizio che rendono agli uffici», sottolinea Viceconte. Ma il ministro D’Alia fa sapere di aver già recepito queste istanze. La bozza di decreto prevede infatti una prima fase di monitoraggio per individuare, entro un mese, tutti i lavoratori precari, compresi quelli degli enti locali, che hanno alle spalle almeno tre anni di servizio negli ultimi cinque. Dopodiché partirà la seconda fase, quella di stabilizzazione: tutti i posti disponibili in base alla legge sul blocco del turn over (il 20% di quelli lasciati vuoti nel 2014, il 50% nel 2015, il 100% nel 2016) andranno, se il provvedimento sarà adottato, in parte ai precari, in parte ai vincitori di concorso. E anche sulla quota riservata ai precari si rischia lo scontro: perché il capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, non fa mistero di voler mantenere le proporzioni volute dalla sua legge, che prevedeva una riserva del 40%, mentre nel decreto D’Alia sale al 50%.
Questioni minori, è evidente: ma che potrebbero diventare il facile pretesto per far saltare un equilibrio politico già delicatissimo. E quindi bloccare anche la stabilizzazione dei precari «forti», 120 mila sui 150 mila in scadenza a fine anno: in quel caso, il rischio è che si scateni la mobilitazione dei sindacati. Il decreto sulla Pa «va fatto», sostiene il coordinatore del Pubblico impiego della Cgil Michele Gentile: «Un ulteriore rinvio della soluzione sui precari sarebbe grave e inaccettabile perché significa che questo governo cede ai ricatti». Gli fa eco Benedetto Attili, segretario generale della Uil-Pa: «Stiamo innescando una bomba sociale che avrebbe ripercussioni su tutti», perché, come sottolinea Giovanni Faverin di Cisl-Fp, i precari della Pubblica amministrazione «fanno un lavoro per l’intera comunità». Un ruolo che però il governo sta cercando di ridimensionare: il decreto così com’è scritto ora restringe infatti la flessibilità in entrata e prevede che i contratti a termine possano essere siglati solo «per rispondere ad esigenze di carattere esclusivamente temporaneo o eccezionale», pena la nullità. I dirigenti che dovessero adottarli ignorando queste disposizioni dovranno rispondere di danno erariale. In pratica, ci rimetteranno di tasca propria.
L’unica deroga è concessa a l’Aquila, dove i contratti a tempo determinato potranno essere prorogati o rinnovati «al fine di assicurare la continuità delle attività di ricostruzione».
Ma un’altra deroga si nasconde anche nel profilo dell’Agenzia per la coesione territoriale, che dovrebbe nascere entro il 1° marzo 2014 per la gestione dei fondi europei del periodo 2014-2020, e che infatti ha scatenato più di qualche mal di pancia nel Pdl. L’Agenzia, voluta dal ministro Carlo Trigilia, prevede infatti l’utilizzo di circa 200 impiegati in organico, personale che per lo più sarà spostato dal Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica del ministero dello Sviluppo economico, ma potrà avere anche fino a 120 dipendenti a tempo determinato, «unità altamente qualificate» destinate esclusivamente a lavorare sui Fondi.
E non è finita qui. Un altro punto su cui l’accordo non si profila semplice è la norma che proroga solo per i dipendenti pubblici le regole pre-Fornero per i pensionamenti: questa opzione permetterebbe l’uscita anticipata di 7-8 mila esuberi dalle amministrazioni centrali, ma introdurrebbe una disparità evidente tra pubblico e privato. Mentre ha già scatenato le proteste dei Cinquestelle la previsione di una nuova discarica per l’Ilva di Taranto, che il decreto localizza a Mater Gratiae nel comune di Statte. Dovrebbero invece passare senza problemi i tagli alle auto blu e alle consulenze (-20%) così come le assunzioni di 1.000 vigili del fuoco, con risorse per 75 milioni tra il 2013 e il 2015. C’è sostanziale accordo anche sulla mobilità tra società partecipate pubbliche e sulla possibilità, per il ministero della Giustizia, che è in carenza di personale, di assorbire impiegati in esubero. Prevista poi la semplificazione del sistema di tracciabilità dei rifiuti, il Sistri, e affidati nuovi compiti all’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni: valuterà le performance.
Valentina Santarpia – Corriere della Sera – 26 agosto 2013