Il Sole 24 Ore. Al via il road show dell’Istituto che toccherà diverse città. Nelle 23 tappe verrà presentato un pacchetto ampio di misure per intervenire sui fattori di maggiore criticità dei luoghi di lavoro
Accordi con grandi realtà d’impresa, da Ferrovie dello Stato ad Aeroporti di Roma, da Autostrade per l’Italia passando per Enel ed Eni, solo per fare alcuni nomi, per lo più coinvolte nella realizzazione delle opere previste dal Pnrr. E poi: campagne di comunicazione (incidentalità stradale, sicurezza domestica, incentivi alle imprese), protocolli d’intesa con associazioni datoriali e sindacali, corsi di formazione, progetti nelle scuole, con una particolare attenzione ai rischi tradizionali e a quelli emergenti e nuovi. Oltre a tanti programmi di ricerca, in cantiere o in fase di realizzazione, e al classico “bando Isi”, che sostiene le aziende che investono in prevenzione con incentivi a fondo perduto: con i 333 milioni del 2022 il budget complessivo stanziato da Inail a partire dal 2010 ha superato quota tre miliardi, che si aggiungono ai più di due miliardi e mezzo di sconti sui premi assicurativi concessi da Inail negli ultimi dieci anni alle imprese che hanno realizzato interventi di prevenzione, per un totale, quindi, di 5,5 miliardi. È nutrito il pacchetto di iniziative e misure contenuto nelle circa 200 pagine del piano triennale per la prevenzione (2022-2024) approvato nelle scorse settimane dall’Istituto guidato da Franco Bettoni. Una sorta di abecedario con un duplice obiettivo: formulare politiche di prevenzione in un mondo caratterizzato da rischi emergenti e nuovi. E al tempo stesso intervenire per ridurre quelli tradizionalmente noti.
La situazione resta sotto osservazione: nel primo mese del 2023 sono state presentate all’Istituto 39.493 denunce di infortunio sul lavoro (-31,4% rispetto a gennaio 2022), di cui 43 con esito mortale (-6,5%). In aumento invece le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 4.756 (+44,3%). La sfida è sempre quella: ridurre fortemente questi numeri intervenendo sui comportamenti dei lavoratori e sensibilizzando e sostenendo le imprese.
Sotto questo profilo il primo pilastro del piano rilancia sugli strumenti della prevenzione. A cominciare dalla promozione del dialogo sociale, sostenendo anche la bilateralità. Si passano poi in rassegna gli strumenti per orientare e sostenere il processo di valutazione dei rischi (modelli, linee guida, software, servizi on line) che favoriscono la cosiddetta “compliance” delle aziende a salute e sicurezza, specie le Pmi. Lo stesso Pnrr del resto impatta forte sui temi della salute e della sicurezza sia aumentando l’occupazione sia rilanciando le infrastrutture. Gli accordi con aziende e grandi gruppi puntano proprio ad accendere un faro su questi aspetti a partire dalla progettazione della fase operativa degli investimenti, virando su prevenzione, formazione del personale, trasferimento tecnologico per migliorare i livelli di salute e sicurezza. Qui vengono incontro i tanti progetti di ricerca Inail nel campo della robotica, della realtà aumentata, della sensoristica, dello studio dei materiali innovativi per l’abbigliamento e di nuovi dispositivi, come gli esoscheletri collaborativi.
Il secondo tassello del piano guarda alle grandi trasformazioni che il lavoro sta subendo in Italia, dal digitale all’invecchiamento, dalla transizione verde al cambiamento climatico. E qui si tratta di aggiornare costantemente le “regole di sicurezza” fino a orientare politiche di prevenzione verso nuovi strumenti, come quelli di previsione metereologica mirati per proteggere i lavoratori esposti ai fenomeni climatici estremi.
Il passo al terzo pilatro del documento è breve: l’esigenza di preparare le future coorti di lavoratori, con la necessità di aumentare gli interventi nella scuola, a cominciare dai cicli primari. In un lavoro, cioè, che si modifica nel tempo (discontinuità delle carriere), nei luoghi (smaterializzazione e diversificazione dell’ambiente di lavoro), nel gesto (digitalizzazione e robotizzazione), è fondamentale “edificare” comportamenti di sicurezza nelle singole persone. «Una sfida impegnativa, ma affascinante – conclude il piano – perché proprio partendo dall’educazione alla sicurezza del lavoro si travalica il lavoro stesso esportando la cultura della sicurezza in ogni momento della vita collettiva e civile del Paese».