Alda Vanzan, dal Gazzettino. Riduzione delle Ulss: è tutto, di nuovo, in alto mare. E più per problemi intemi alla maggioranza leghista che per i niet dell’opposizione. Anzi, fosse dipeso dal solo Pd, la proposta di mediazione ventilata mercoledì sera a San Vendemiano nell’incontro con il governatore Luca Zaia avrebbe potuto tranquillamente andare in porto, perché si sarebbero definiti dei criteri precisi per aggiungere alle sette Ulss provinciali anche quelle del Veneto orientale e della Pedemontana, più una possibile decima Ulss in terra veronese. Una mediazione però che escludeva la seconda Ulss nel padovano e questo ha provocato il malpancismo non solo del tosiano Maurizio Conte e di Marino Zorzato di Ap, ma soprattutto dei leghisti di quell’area. Tant’è che ieri mattina, quando a Palazzo Ferro Fini si è riunita la maggioranza, uno dei primi a obiettare è stato l’assessore padovano Roberto Marcato (che all’incontro a San Vendemiano non c’era, così come il presidente pure lui padovano della commissione Sanità Fabrizio Boron).
Così, tra mugugni per lo “sgarbo” padovano, mugugni per aver escluso dall’incontro sulle colline del prosecco gli alleati di Forza Italia e Fdl, mugugni dei puristi (come Antonio Guadagnini) che non ne vogliono sapere di trattative e mediazioni, mugugni pure dei peones che per tre mesi sono rimasti incollati alla poltrona per garantire il numero legale senza proferire verbo e si son visti non solo scavalcati ma nemmeno coinvolti, la ventilata intesa è saltata.
Il capogruppo della Lega, Nicola Finco, prima che riprendessero i lavori del consiglio ha comunicato (suo malgrado) a Bruno Pigozzo del Pd che si restava fermi su 9 Ulss e che, dunque, non si trattava più. Il risultato è che ad essere preso di mira è stato il governatore Luca Zaia: «II governatore – ha tuonato Claudio Sinigaglia, Pd – si era impegnato a trovare una soluzione e ci aveva preannunciato la presentazione di una proposta per questa mattina, invece Zaia è stato smentito dalla sua maggioranza. Quindi, o si dimette lui o si dimette la maggioranza».
La capogruppo del Pd, Alessandra Moretti, ha rincarato: «Zaia è stato sfiduciato dai suoi, la sua maggioranza è come un’armata Brancaleone. Il governatore decida da che parte stare: se da quella dei cittadini o da quella delle lobby della politica che continuano a tirarlo per la giacca». Come se non bastasse, a metà pomeriggio al Ferro Fini è piombata una letterina bipartisan dall’Alta Padovana per il mantenimento dell’Ulss 15 e a firmarla sono stati non solo il presidente della conferenza dei sindaci Alessandro Bolis e il sindaco di Camposampiero Katia Maccarone, ma anche il sindaco di Cittadella, leghista doc, Luca Pierobon.
Per il M5s un’occasione d’oro per attaccare Zaia: «Si sta creando una frattura fra il palazzo dorato della Lega a Venezia – ha detto Jacopo Berti e il resto del Veneto che sta in trincea ogni giorno». Giusto per completare il quadro, Forza Italia ha organizzato una riunione nella stanza del vicepresidente del consiglio regionale Massimo Giorgetti per dire alla Lega di darsi una mossa e di decidere: o si resta fermi su 9 Ulss e dunque si resta in aula all’infinito oppure si mettono dei criteri ma allora le nuove Ulss si fanno subito, con nome e cognome. Oppure – ed è l’ultima ratio – si toma a 7 Ulss, una per provincia. Ora che succede? Succede che intanto si temporeggia (il consiglio è convocato oggi e poi tutta la prossima settimana). Non siamo ancora alla rottura, ma le possibili mediazioni sono solo due: o si fanno 10 Ulss (con la decima a Verona e non a Padova) oppure si fa una Ulss per provincia, cioè 7 che era la proposta in campagna elettorale di Zaia. Con 7 Ulss salterebbero Veneto orientale e Pedemontana e i leghisti Forcolin, Calzavara, Lanzarin, Finco & C dovrebbero mettersela via. Così come dovrebbe mettersela via l’assessore Coletto se passasse la seconda Ulss veronese: ieri a Palazzo Ferro Fini girava il volantino elettorale di un anno fa in cui Coletto garantiva l’impegno per il mantenimento dell’Ulss 21 e l’accorpamento di altri comuni della Bassa padovana. Oggi si torna in aula, ma il problema vero sarà Veneto Sviluppo: oggi, infatti, scade il termine concesso da Bankitalia per nominare il consiglio di amministrazione della finanziaria regionale, pena il blocco dell’attività di intermediazione. Il punto è che, da regolamento, il consiglio regionale non può passare a un altro argomento se non ha finito quello in corso. E in corso, da tre mesi, c’è la riforma sanitaria. Ieri gli uffici al Ferro Fini sono rimasti aperti fino a serata inoltrata per tentare di trovare una soluzione. (Il Gazzettino)
Clima surreale in Consiglio. La maggioranza conferma: nove Ulss. L’opposizione: Zaia non è in grado di governare i suoi
E niente, anche l’ultima mediazione in quel di San Vendemiano è miseramente fallita. «Zaia è ostaggio della sua maggioranza, da cui è stato sfiduciato» attacca l’opposizione. «Era la minoranza che si era fatta un film – replicano Lega e Lista Zaia – il governatore li ha ricevuti ma non ha mai aperto alla loro proposta». Che poi era quella di istituire le 7 Usl provinciali individuando però tre criteri (250 mila abitanti, 10 milioni di turisti all’anno e la richiesta dei sindaci del territorio) che avrebbero consentito di creare subito le Usl della Pedemontana e del Veneto Orientale e di farne altre in un secondo momento, entro marzo 2017, con un meccanismo ad elastico (potenzialmente 20 se si dividono 5 milioni di veneti per 250 mila abitanti). Ma l’ambasciata composta dai dem Moretti e Sinigaglia, dal pentastellato Berti e dalla «tosiana» Negro è stata respinta, peraltro in modo un po’ irrituale visto che Zaia, pur avendo assicurato ai quattro una risposta nella mattinata di ieri, non si è più fatto sentire volando a Roma. Unica comunicazione all’opposizione, un laconico sms del capogruppo della Lega Finco al vicepresidente Pd dell’assemblea Pigozzo: «Nessuna mediazione, alle 12 si riprende in aula». E così è stato.
Ventinovesima seduta (il confronto è iniziato il 21 giugno), quasi 100 ore di dibattito, oltre 1.600 emendamenti e un clima surreale in aula, con i consiglieri di opposizione instancabili nell’alternarsi al microfono (una performance degna di quella di Boato nel 1981) e i dirimpettai di maggioranza inchiodati per mantenere il numero legale (per andare al bagno devono alzare la mano e chiedere il permesso al capogruppo, che dà il via libera solo dopo attento conteggio), stoici e muti come pesci. Certo l’opposizione la sta tirando per le lunghissime con l’ostruzionismo, forse ben oltre le sue stesse aspettative e questo nonostante sappia che in coda ci sono provvedimenti importanti (Veneto Sviluppo, piano cave, bilancio) e però a ben vedere sta soltanto facendo il suo mestiere, infilandosi tra le crepe di una maggioranza che non sembra poter scendere a patti perché ogni cedimento rischia di far venir giù una frana peggio che ad Acquabona. Finco, «la colomba», sostiene le 9 Usl (tra cui è compresa la «sua» Bassano) ma è ancora convinto che si possa trattare, come già fatto sull’Azienda Zero, e uscire dal pantano, anche se magari non subito, così da non darla vinta alla minoranza dopo il vertice di San Vendemmiano. La capogruppo della Lista Zaia Rizzotto, «il falco», sostiene le 9 Usl ma pare non le dispiacerebbe tornare all’ipotesi originaria, una per provincia e stop. L’assessore alla Sanità Coletto, altro «falco», non cede sullo sdoppiamento dell’Usl di Verona, collegio elettorale in cui rivaleggia con i «tosiani» (e la sanità si sa, è un bacino di consensi enorme), anche se ieri in aula circolava uno scivoloso volantino della campagna elettorale in cui prometteva due Usl per il veronese. E ora ci si è messa pure Forza Italia che, se non altro per una questione di dignità, pretende di essere coinvolta nel caso in cui Zaia decidesse di cambiare rotta («Inaccettabile incontrare la minoranza senza prima aver fatto lo stesso con gli alleati che stanno garantendo la tenuta in aula»).
Ma più passa il tempo, più la situazione si ingarbuglia e le uscite d’emergenza si assottigliano: i sindacati tutti si sono già fatti sentire. Il Comune di Cavallino Treporti, spostato senza neppure essere stato informato, ha fatto sapere di non voler assolutamente passare col Veneto Orientale. Cittadella e Camposampiero chiedono di salvare l’Usl dell’Alta Padovana. (Il Corriere del Veneto)
Salta il “patto di San Vendemiano”. Moretti (Pd) «Zaia non è più in grado di governare i suoi»
Saranno fischiate le orecchie ieri a Luca Zaia. Il presidente del Veneto, che a Roma ha partecipato alla Conferenza delle Regioni, è stato evocato in numerosi interventi pronunciati nell’aula di Palazzo Ferro-Fini, dov’è proseguito il dibattito sulla riforma delle Ulss. Mercoledì sera Alessandra Moretti e Claudio Sinigaglia (Pd), Giovanna Negro (Veneto del Fare) e Jacopo Beni (M5S) si erano recati a San Vendemiano per formulare le loro richieste: le nuove Ulss si possono costituire se sono d’accordo i due terzi della conferenza dei sindaci; se coprono un bacino di 250.000 utenti o se devono offrire assistenza ad almeno 10 milioni di turisti. Ieri l’opposizione si attendeva una controproposta dalla maggioranza. Invece la Lega Nord e i suoi alleati hanno ripreso il loro percorso a testa bassa: resta valida l’ipotesi di nove Ulss: una per provincia con l’aggiunta di Bassano e del Veneto Orientale. Di qui un altro rosario di emendamenti (almeno cinquecento) e i tempi del dibattito costretti inevitabilmente ad allungarsi.
Consiglio, dunque, convocato anche oggi e per la prossima settimana (da martedì a venerdì). «Zaia – punta il dito Alessandra Moretti – è incapace di giovernare i suoi. Il governatore, indebolito e assente, non riesce a ricomporre le lotte di potere intestine della sua stessa maggioranza». «Siamo andati a San Vendemiano – spiega Sinigaglia – perché il presidente ha accettato la nostra richiesta di confronto. Zaia ha riconosciuto la ragionevolezza delle nostre proposte, tanto da aver convocato i gruppi di maggioranza per trovare una soluzione. Che poi è svanita sotto il pressing dei “falchi” e dell’assessore Coletto». Jacopo Berti (M5S) difende le ragioni di Padova («penalizzata e discriminata») anche alla luce dell’appello trasversale lanciato dai sindaci di Cittadella (il leghista Luca Pierobon), di Carmignano di Brenta (Alessandro Bolis, centrista) e di Katia Maccarrone (dem di Camposampiero) per la salvaguardia dell’Ulss dell’Alta Padovana. «Un ente – aggiunge il tosiano Maurizio Conte – che fornisce tante prestazioni alle Ulss limitrofe». Intanto anche i sindaci dell’Ulss 12 del Veneziano contestano l’ipotesi di un trasferimento d’ufficio di Cavallino-Treporti nella costituenda Ulss del Veneto Orientale. Insomma, urge un’iniziativa forte del governatore. Che però oggi è atteso ad Asolo per il convegno a sostegno del Tribunale della Pedemontana e a Bassano per l’inaugurazione della nuova sede di Apindustria. (Mattino di Padova)
30 settembre 2016