Sacconi: temo che dalla violenza verbale si arrivi all’omicidio. «Ho paura per le persone non protette che potrebbero divenire bersaglio di violenza»
ROMA – Le tensioni venutesi a creare attorno al nodo dei licenziamenti possono alimentare il rischio di un ritorno al terrorismo. È questa la convinzione del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. «Ho paura ma non per me perché io sono protetto, bensì per le persone che potrebbero non essere protette e diventare bersaglio di violenza politica che nel nostro Paese non si è del tutto estinta», ha detto il titolare del Welfare intervistato da Maria Latella a SkyTg24. «L’Italia ha conosciuto l’anomalia di circa 40 anni di terrorismo – ha continuato Sacconi -. Oggi vedo una conseguenza, dalla violenza verbale a quella spontanea e organizzata che mi auguro non arrivi ancora anche all’omicidio come è già accaduto, l’ultima volta dieci anni fa con il povero Marco Biagi, nel contesto di una discussione simile a quella di oggi».
Bersani da Finalmente Sud REAZIONI – Decisa la replica di Susanna Camusso alle parole del ministro. «Sono dichiarazioni preoccupanti, mi auguro che il ministro le faccia perché ha degli elementi e non per inquinare un clima già molto difficile» ha specificato la numero uno della Cgil. «Credo che il Paese debba difendere tutte le opinioni e tutte le persone – ha proseguito la Camusso, ospite di «In mezz’ora», su Raitre -. E se ci sono elementi è utile che si dotino le forze dell’ordine delle risorse per proteggere le persone. Pensiamo che questi argomenti vadano sempre trattati con grande cautela, altrimenti si rischia di invocare certe cose. Se ci sono elementi concreti si proceda, altrimenti si fa un uso politico di questi temi». Dal canto suo il leader del Pd Pier Luigi Bersani invita il governo a «spegnere la miccia che ha acceso e mettersi a ragionare seriamente». Il segretario dei democratici ribadisce anche il suo «no» a «diversivi e alzate di ingegno che aggravano la situazione invece di risolverla». «Purtroppo il rischio c’è ma Sacconi farebbe bene a non evocare il terrorismo e a non creare spaccature che ha già creato nel mondo del lavoro con questa sua fissazione sui licenziamenti» è opinione del deputato Pd Olga D’Antona, mentre l’Idv con Maurizio Zipponi accusa Sacconi di aver «innescato la bomba» e di «gridare ora aiuto aiuto».
«PROTEZIONI PER I LAVORATORI» – Sacconi ha anche voluto chiarire che “licenziamenti facili” «è un termine assolutamente falso». «Noi discutiamo di come incoraggiare l’impresa a intraprendere, ad assumere, ad ampliarsi, a crescere anche attraverso l’idea che se poi le cose non andassero bene, se si rivelassero difficili, l’impresa come ha fatto il passo in avanti potrebbe fare magari anche un mezzo passo indietro – ha spiegato il ministro -, ma con protezioni per i lavoratori perché nella nostra cultura c’è una solida consuetudine a dare protezione per i lavoratori più che in altri Paesi». Intervistato dalla Latella, Sacconi ha spiegato infine di apprezzare la proposta del senatore Pd Pietro Ichino di rivedere insieme l’articolo 18 in modo da stabilire regole di flessibilità in uscita dal posto di lavoro e tutele che viene licenziato. «La proposta è interessante», ha detto il ministro. Il giuslavorista in una lettera pubblicata su Libero ha parlato di una «grande riforma bipartisan, di quelle di cui il nostro Paese ha enorme bisogno». Ma per Ichino serve un provvedimento che coniughi «la massima possibile flessibilità delle strutture produttive con la massima possibile sicurezza per i lavoratori nel emrcato del lavoro». In pratica, sintetizza, devono esistere per tutti i lavoratori le garanzie essenziali ma «nessuno è inamovibile».
Corriere.it – 30 ottobre 2011 19:11