«L’impatto sul debito pubblico è modesto ma è un forte segnale per Bruxelles». Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni parla al Senato e precisa che dalle privatizzazioni annunciate dal governo si punta ad «incassare già nel corso del 2014 8-9 miliardi cedendo quote di Eni, Stm , Poste ed Enav». Una stima complessiva che per il titolare di via XX Settembre è «attendibile» e legata a un prima fase da realizzare entro l’anno.
Le privatizzazioni previste, che porteranno sul mercato comunque una quota di minoranza, sono di importo certo non tale da incidere sugli oltre 2.100 miliardi di debito pubblico totale, ma serviranno al governo per dare «un segnale all’Europa». Saccomanni sottolinea questo passaggio precisando che l’esecutivo «sta cercando di trovare modi per ridurre il debito diversi dal taglio della spesa pubblica o dall’aumento dell’imposizione fiscale, questo ci consentirà di discutere in sede europea l’eventuale flessibilità sui tempi di riduzione del debito che sono piuttosto serrati». Le prime società che verranno privatizzate sono le Poste (sul mercato per adesso andrà il 40% di cui una quota ai dipendenti) e l’ente che controlla i voli, l’Enav, del quale è prevista sin da subito una quota maggiore, il 49%.
Saccomanni ha confermato che l’operazione di cessione potrà avvenire «in più fasi», frazionando i collocamenti in modo da massimizzare gli introiti per lo Stato. Il valore riportato sopra, sottolinea il ministro può essere solo stimato fino all’ingresso in Borsa, «una stima che va verificata sul mercato, anche a tutela dell’interesse pubblico». Come più volte citato dal Tesoro, il responsabile del ministero fa l’esempio di Royal Mail, l’operatore postale del Regno Unito privatizzato nello scorso ottobre con una quota di oltre il 60%. «Nel giorno del debutto in Borsa – ha ricordato Saccomanni – il titolo ha guadagnato circa il 40%; attualmente le quotazioni risultano superiori quasi dell’80% al prezzo dell’offerta iniziale». E infatti il governo inglese è stato accusato di aver svenduto la sua partecipazione.
In ogni caso, Saccomanni ribadisce che «regolamentare, in fase di avvio, la dismissione di quote di minoranza non preclude al governo la possibilità di dismettere in futuro ulteriori quote». Confermando così le indiscrezioni anticipate dal «Corriere» sulla possibilità per le Poste di scendere fino al 40% come nel caso di Royal Mail visto che ci sono «indicazioni di alto interesse da investitori italiani ed esteri».
Altra partita riguarda le cessioni che metteranno in campo le società controllate direttamente e indirettamente dal Tesoro, come Ferrovie dello Stato e Cassa depositi e prestiti (Cdp). In questo caso gli introiti andranno a beneficio delle società. Tuttavia, Saccomanni dice che in caso di plusvalenze o situazioni di patrimonio «eccedente, le maggiori risorse potranno essere retrocesse al ministero dell’Economia». Nel caso di Fincantieri, controllata da Cdp attraverso la holding Fintecna, «la riduzione della quota di partecipazione dello Stato potrebbe discendere da un aumento di capitale della società, da realizzare contestualmente all’operazione di quotazione».
Roberto Bagnoli – Corriere della Sera – 13 febbraio 2014