È caccia ai caprioli dei Colli Berici, ma non per tutti. Solo 150 cacciatori selezionati (preparati con un corso ad hoc) fino a marzo potranno prelevare 217 dei circa ottocento animali che scorrazzano liberi, creando danni alle attività agricole e pericoli al traffico in strada. La decisione è stata presa ad inizio estate dalla Provincia di Vicenza, dopo aver ricevuto lamentele dai cittadini che vivono sui Berici e constatato un aumento dei caprioli in zona. In tutto il Vicentino vivono alcune migliaia di capi della specie, ma solo sui Colli Berici si è notato un incremento tale da decidere di alzare anche il numero dei prelievi. L’abbattimento non è una novità, ma non era mai stato così alto. «Quest’anno si arriva al 28 per cento della popolazione presente – spiega il comandante della polizia provinciale di Vicenza Claudio Meggiolaro -, ma non si va mai oltre alla percentuale di incremento della specie, che è pari in media al 30-33 per cento. Non si tratta di un piano di abbattimento, ma di un’attività di caccia non libera». A poter sparare (e poi tenere) i caprioli sono 150 cacciatori che hanno partecipato ad una specifica formazione per abbattere solo determinati capi. I 217 caprioli destinati alla morte sono divisi tra maschi e femmine e giovani e adulti. Lo stesso, ma in misura minore, è stato previsto per la parte nord della provincia, che comprende l’Alto Vicentino e la Pedemontana, dove si è deciso di fermarsi all’abbattimento di 150 capi perché l’incremento è minore rispetto a quello notato sui Berici. «Sui Colli l’aumento è stato rapido – afferma Meggiolaro -: qui i caprioli hanno trovato un terreno vergine con la possibilità di alimentarsi. Ci sono però parecchie lamentele con segnalazioni di danni alle coltivazioni, dalla verdura all’uva». C’è poi il problema legato all’attraversamento delle strade da parte dei caprioli che può causare incidenti. Ogni cacciatore adibito all’abbattimento può prelevare uno al massimo due capi, secondo il programma stabilito e il tipo di animale assegnato, che (una volta ucciso) dovrà esibire davanti agli agenti della polizia provinciale. Il provvedimento non trova il plauso degli ambientalisti che propongono invece altre soluzioni per risolvere il problema causato dall’aumento dei caprioli. «Basta usare le armi – tuona Renzo Rizzi, portavoce del Coordinamento Protezionista Veneto – ci sono altri modi per contenere i caprioli o i cinghiali, senza contare il pericolo che si corre nell’avere cacciatori che sparano (a volte anche ad altezza uomo) di notte. L’incremento di queste specie c’è perché qualcuno le ha liberate, e dovrebbero essere queste persone a pagare i danni». Per Rizzi al posto dell’uccisione degli animali si dovrebbe procedere alla sterilizzazione di alcuni capi, in modo da limitarne la riproduzione.
Il Corriere del Veneto – 1 settembre 2017