Sessanta cani segregati in casa, chiusi in due stanze, in condizioni igieniche precarie, senza aria e lo spazio per muoversi. E’ una scena raccapricciante quella che si sono trovati davanti lunedì scorso i vigili di Lusia e il veterinario dell’Ulss 18, Enrico Tammiso, che su disposizione della procura rodigina hanno sequestrato i cani presenti in una abitazione privata di Lusia, denunciandone il titolare per maltrattamenti.
Il tutto si sviluppa da alcune segnalazioni pervenute ancora mesi fa, da parte di alcuni cittadini e dell’Ulss 18, dato che il proprietario dei cani era già stato protagonista di episodi simili. «E’ una patologia — spiega Isabella Ghinello, presidente della sezione rodigina della Lega del Cane —. Si chiamano ‘Raccoglitori seriali’: raccolgono cani, li fanno accoppiare liberamente, si riempiono casa costringendoli a una vita di stenti e in condizioni precarie. Una patologia che non va confusa con l’amore per gli animali, perché si fa il loro male. La legge regionale parla chiaro: se si possiedono più di cinque animali, si deve avere un allevamento».
Lunedì scorso, poi, il sequestro delle povere bestiole. I cani, tutti di piccola taglia, vivevano in due stanze. Tutti e 60 erano imparentati tra loro e consanguinei, figli, fratelli, genitori, e allo stesso tempo ancora figli, genitori e fratelli. Con conseguente rischio di patologie. «Fortunatamente i cani stanno bene — spiega il veterinario Tammiso — saranno ora visitati, vaccinati al canile di Fenil del Turco».
Sono cinquantotto i cani trovati durante il primo sopralluogo, a cui ne è seguito un secondo con il ritrovamento di altri due cani, sempre della stessa taglia e famiglia. Ora sono custoditi all’interno del rifugio Cipa, gestito dalla Lega del cane: «Si possono prendere in affido provvisorio, in attesa che la giustizia faccia il suo corso — spiega la Ghinello —. Sinceramente sono molto arrabbiata: sono sempre più frequenti situazioni di questo genere. Abbiamo altri problemi simili con raccoglitori seriali a Corbola, Ariano e Taglio di Po. Per evitare questi maltrattamenti dovrebbero agire in prima persona gli stessi sindaci dei comuni, in quanto responsabili della sanità pubblica, prendendo provvedimenti».
Intanto, i volontari si stanno impegnando al massimo per sistemare al meglio i sessanta nuovi arrivati: «Noi ora stiamo facendo il possibile per farli stare bene — conclude Ghinello —, ma è molto difficile curare, vaccinare, sistemare sessanta cani in una struttura che già ne contiene molti. Bisognerebbe sensibilizzare tutti sulla sterilizzazione: non è possibile che ancora nel 2014 qualcuno pensi che sterilizzare un animale sia fargli un torto. Gli animali vanno amati, non collezionati».
di Caterina Zanirato – Il Resto del Carlino – 17 agosto 2014