Medici con le braccia incrociate davanti all’ospedale «Santa Maria della Misericordia di Rovigo», non solo per lo sciopero nazionale di ieri contro i tagli alla sanità del governo, ma anche per la carenza d’organico locale.
La protesta all’entrata dell’ospedale con tutte le sigle sindacali, ieri mattina, è stata fatta per lanciare l’allarme-sanità ai polesani dopo la riduzione – dal 1 dicembre – del personale medico, da due a uno, nel turno di guardia notturna per l’area medica. Nel nosocomio del capoluogo, classificato come un ospedale-hub, un centro ospedaliero che dovrebbe fornire cure ed assistenza al top dell’eccellenza specialistica nella provincia, ci si ritrova con un solo medico di guardia la notte a coprire 160 posti-letto su 9 reparti. Oltre alle emergenze.
«Non ci si rende conto del rischio clinico specie in caso di emergenze. In questi 15 giorni, fortunatamente non se ne sono presentate, ma se dovesse accadere? Tutto il sistema si blocca» spiega Ciro Rossetti, medico dell’ospedale. Qual’è la soluzione per garantire i diritti dei lavoratori e il rispetto della legge?
Davide Benazzo, segretario della Cgil provinciale di categoria, è semplice: l’adeguamento delle dotazioni organiche. «L’ospedale di Rovigo ha 1.800 persone del comparto (infermieri, oss e tecnici) oltre a 450 tra medici e personale amministrativo – dice Benazzo – per tamponare la forte emergenza servirebbero minimo altri 100 dipendenti. L’Usl 18 ha richiesto alla Regione d’inserire 40 nuove figure (10 medici, 18 infermieri, 9 operatori socio-sanitari, 2 tecnici e un’ostetrica) oltre al turn over.
E ha mandato la lista delle priorità per i tagli a partire dalle prestazioni notturne, per arrivare a quelle ambulatoriali e infine d’urgenza».
Natascia Celeghin – Il Corriere del Veneto – 17 dicembre 2015