C’è la laurea in Medicina a Padova nel 1984, la lunga esperienza come medico dell’emergenza-urgenza e quella come manager della Regione. C’è la partecipazione «a 220 corsi di aggiornamento, congressi e convegni» e la realizzazione «come primo autore o coautore di 115 pubblicazioni scientifiche di rilievo nazionale e internazionale». Ma c’è pure, all’insolita voce «militanza politica» inserita una riga più sotto, la puntuale indicazione ad uso dei curiosi: socio ordinario militante della Lega Nord-Liga Veneta dal lontano 1996. Come a dire: medico e manager sì, ma di comprovata fede. E che si sappia.
Ora, già non si capisce bene per quale motivo la militanza politica debba essere considerata un titolo di merito di cui dar conto in un curriculum pubblicato su un sito istituzionale (curiosamente c’è il tesseramento col Carroccio ma non la conoscenza dell’inglese), ma se a precisarlo è il direttore generale di una Usl, uno dei dodici «potentissimi» chiamati dal governatore (leghista) Luca Zaia a reggere il timone della sanità, qualche domanda vien da farla a Fernando Antonio Compostella, che guida l’Usl di Rovigo e quella di Adria dopo aver fatto lo stesso a Belluno e Bassano e prima ancora all’Arss. Eccesso di trasparenza? Oppure di zelo? Certo, Compostella è lontano dai vertici raggiunti qualche anno fa da Luca Nussio da Saonara, che nel candidarsi per il consiglio d’amministrazione del Ciset ritenne utile precisare nella domanda di ammissione: «Sono sempre stato simpatizzante del Carroccio, sono leghista a tutto tondo e convinto sostenitore di uno Stato federalista», ma il vicepresidente pentastellato della commissione Sanità Jacopo Berti, nell’attesa di sapere se anche Compostella sia un «leghista a tutto tondo» o soltanto un «leghista-e-basta», si stupisce comunque: «Pensavo che la tessera giusta in tasca fosse un requisito da Prima Repubblica ma evidentemente con Zaia e la Lega, che dicevano di voler rivoluzionare quel sistema, non è cambiato nulla».
Siamo andati a vedere se per caso ci si debba stupire di chi si stupisce ma scorrendo i curricula di tutti gli altri direttori generali non abbiamo trovato nulla di simile, neppure in quello di Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl di Treviso che (quasi) tutti sanno essere stato segretario di Forza Italia in città. Giovanni Pavesi, dg dell’Usl di Vicenza, ricorda d’essere stato consigliere comunale e assessore a Verona dal 1991 al 1995 ma si guarda bene dal dire di che partito (era la Dc, poi Forza Italia) e comunque Compostella non si fa superare neppure su questo punto: dal 1995 al 2010 consigliere comunale a Santorso, dal 1998 al 2007 consigliere provinciale a Vicenza, sempre, ovviamente, per i colori della Lega. Tutto elencato alla voce «attività istituzionali».
C’è chi potrebbe pensare che Compostella, alla fin fine, è stato solo meno ipocrita degli altri, visto che al di là dei cacciatori di teste, delle raffinate procedure di selezione e delle nomine «prettamente tecniche», è raro che un leghista si affidi ad un renziano (e viceversa) e si sa che il manuale Cencelli resta un testo imprescindibile per chiunque studi l’arte della politica. Lui la spiega così: «Non posso dire che si è trattato di una svista, perché non varrebbe come giustificazione, diciamo che è un curriculum personale, non professionale, in cui ho voluto inserire a beneficio dei pazienti dell’Usl anche qualche informazione extra utile a conoscermi. Non ho nulla da nascondere ma non voglio neppure fare l’esibizionista: ovviamente per l’iscrizione all’elenco degli idonei a ricoprire l’incarico ho mandato in Regione il classico curriculum in formato europeo. Captatio benevolentiae ? Non ne ho bisogno, tutti conoscono la mia storia, che comunque non si ferma all’essere leghista, anche il presidente Zaia». Quindi assicura: «Svolgo il mio incarico seguendo la deontologia professionale, mica le mie idee politiche». «Emmenomale» sospirano i dem in geriatria e i pentastellati in ortopedia.
Il Corriere del Veneto – 13 luglio 2016