I primi 50 anni per costruirsi un nome. I successivi 25 per farlo conoscere al mondo. Se si volesse dividere in due fasi la storia di Rovagnati, azienda brianzola produttrice di salumi, l’inizio degli anni 90 rappresenta una svolta da cui non si può prescindere. È nel ‘91 che Rovagnati decide di sponsorizzare la trasmissione di Mike Bongiorno La ruota della fortuna , con l’idea vincente di affiancare un marchio fino ad allora poco conosciuto in Italia (e un prodotto in fase di lancio, il prosciutto cotto Gran Biscotto) a una icona della televisione.
Ed è degli anni 90 l’idea, cavalcata tra i primi, di produrre affettati in vaschetta, per mantenere la fragranza dei prodotti con tempi di conservazione più lunghi. Un’idea vincente perché adesso che Rovagnati è arrivata a un fatturato di circa 270 milioni (dato 2016), quasi la metà arriva proprio dagli affettati in vaschetta.
L’incremento delle vendite — nel 2009 il fatturato era di 225 milioni — è stato aiutato anche dalla crescita dell’export, arrivato a pesare il 7% del totale (i prodotti più venduti all’estero sono Gran Biscotto, affettati e mortadella). Quota destinata a crescere, visto che l’azienda punta molto sull’estero come dimostra la sponsorizzazione, in Germania, della squadra di Gelsenkirchen, lo Schalke 04 (in Italia, invece, Rovagnati è tra gli sponsor del Giro d’Italia).
Con oltre mille dipendenti, 6 stabilimenti produttivi, un allevamento (suino tipico padano di 30 mila capi, il più grande in provincia di Parma e tra i più grandi italiani, per garantire il pieno controllo sulle materie prime) e 4 filiali estere (in Belgio, Francia, Stati Uniti e Germania), Rovagnati ha potuto fronteggiare al meglio la crisi del settore: a livello di comparto, le vendite di salumi nei primi 5 mesi del 2016 sono calate del 7,2% a volume e del 6,5% a valore, risentendo anche dalla dichiarazione dell’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) contro il consumo di carne dell’ottobre 2015 («consumare salumi e insaccati, e forse anche carne rossa, può causare il cancro»).
E anche se Gran Biscotto continua a rappresentare la prima marca per valore all’interno del totale mercato salumi e leader nel segmento prosciutto cotto (incrementando di 1,7 punti, a 15,8%, la propria quota di mercato rispetto al 2015, fonte ricerche di mercato Iri ), Rovagnati non resta ferma.
E ha dato attuazione a un nuovo progetto: quello dell’enogastronomia di qualità al dettaglio che si è concretizzato con l’apertura dei primi due Bistrò italiano , entrambi a Milano (il primo il 22 novembre 2016, il secondo lo scorso 9 febbraio). L’idea è di aprirne a breve altri nelle grandi città italiane e anche all’estero, a partire da Roma, Firenze e Bologna già entro il 2017. «Abbiamo deciso di partire da Milano, la città dove sono nata e cresciuta, per promuovere un rapporto più diretto con il consumatore — spiega la presidente Claudia Limonta Rovagnati, vedova di Paolo che ha portato al successo l’azienda — e valorizzare l’uso dei salumi nella cucina, attingendo dalla tradizione ma innovando».
Ma la diversificazione delle attività di famiglia (Claudia Limonta è affiancata dai figli Lorenzo e Ferruccio, entrambi amministratori delegati), va anche oltre il comparto dei salumi: negli ultimi due anni, infatti, Rovagnati ha acquisito marchi storici come Berkel (leader delle affettatrici professionali) e Pineider (tra le più antiche aziende tipografiche artigianali italiane). Acquisizioni che si inseriscono in un più ampio progetto di rilancio di marchi di prestigio caratteristici del made in Italy, in un mercato dove il cliente vuole qualità assoluta.
Corriere Economia – 13 febbraio 2017