L’uscita dalla recessione è «travagliata », la ripresa risulta «fragile e incerta ». «I costi congiunti della recessione e di politiche di bilancio restrittive sono stati elevati». Tra il 2007 e il 2013 un milione di persone ha perso il posto. L’offerta di lavoro tornerà a salire «solo lentamente». Urge una svolta.
Perciò, gli sgravi fiscali decisi dal governo vanno bene ma sono indispensabili riforme per la crescita e l’occupazione. Bisogna accelerare il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione e ridurre il cuneo sul lavoro. Ci vuole più domanda, servono investimenti pubblici e privati, va mantenuto il contenimento del bilancio pubblico. E soprattutto, deve essere posto un freno alla corruzione, alla criminalità e all’evasione fiscale che non solo «minano alla radice la convivenza civile» ma «distorcono il comportamento degli attori economici».
La terza volta di Ignazio Visco con tre governi diversi. E proprio al premier Matteo Renzi si rivolge il governatore della Banca d’Italia in diversi passaggi delle sue Considerazioni finali, lette come sempre davanti al Gotha dell’economia e della Finanza. Ma curiosamente è nella Relazione, il librone congiuntural-economico che fotografa con numeri e tabelle lo stato di salute del paese, che Visco fa un check-up delle misure prese, indicando per ciascuna i pro e i contro. Proprio qui, tra queste pagine, c’è anche un allarme sui calcoli della Tasi prima casa su cui subito divampa la polemica. Rispetto al 2013, si legge nel testo, c’è un rischio rincari del 60%. Di fronte alla valanga di prese di posizione, la Banca d’Italia deve intervenire con una precisazione: questa percentuale appare monstre perché si riferisce ad un anno, il 2013 appunto, in cui la tassazione era stata soppressa. Lo stesso sottosegreario Del Rio deve rassicurare: «Tranquilli, si pagherà meno del 2012».
LA TASI
E’ appunto il primo dei provvedimenti presi in esame. A parte la polemica è chiaro che tutto dipenderà dai Comuni: se scelgono l’aliquota base dell’1 per mille o quella massima del 2,5 per mille. Nel primo caso, si pagherà meno, nel secondo come nel 2012.
GLI 80 EURO
Il bonus avrà effetti positivi sui consumi delle famiglie ma non diventerà «forza trainante» di ripresa senza un duraturo aumento dell’occupazione. Se «reso permanente » potrebbe aver un impatto positivo sulla partecipazione al mercato del lavoro. Per garantire gli obiettivi di riduzione del deficit e il pagamento del bonus il prossimo anno, il governo dovrà adottare interventi per ulteriore 14,3 miliardi. Nel Def si stimano in 17 miliardi di risparmi massimi della spending review nel 2015.
IL LAVORO
Il decreto Poletti, con la semplificazione delle regole che contempla, «potrebbe stimolare nuove assunzioni». Ma va reso coerente con la prospettata introduzione di un contratto a tutele crescenti, oggetto di un di legge delega. Permane anche l’esigenza di snellire i costi procedurali connessi con il licenziamento individuale e collettivo.
LA TASSAZIONE E L’EVASIONE
Rispetto alla media degli altri paesi euro, nel 2013 la pressione fiscale in Italia è stata superiore di 2,1 punti percentuali. Un fatto che, insieme alla complessità e instabilità delle norme tributarie, incide negativamente sulla competitività delle imprese e sulla crescita, ripercuotendosi anche sulla propensione all’evasione e all’elusione fiscale. Il governo semplifica le norme tributarie e garantisce una maggiore stabilità e certezza del diritto. Ma per contrastare il fenomeno, in un mondo globalizzato, serve «uno scambio automatico di infor- mazioni tra le amministrazioni finanziarie dei diversi paese»
Repubblica – 31 maggio 2014