Ultimi otto mesi della legislatura all’insegna di una grande incertezza. Riaprono questa settimana le Camere dopo la parentesi estiva: l’attività riprenderà in commissione domani, mentre le aule si riuniranno da mercoledì.
I dubbi si rincorrono: si arriverà al 29 aprile, termine naturale del percorso, scadenza che si intreccia con la fine del mandato di Giorgio Napolitano al Quirinale? Si riuscirà a trovare la quadra sulla legge elettorale? Le altre riforme di peso – da quella del Parlmento, con annesso taglio di onorevoli, all’anticorruzione e alle intercettazioni – troveranno la via per l’approvazione?
Le variabili in campo sono numerose. Intanto, la situazione politica, con i partiti “storici” attraversati da divisioni più o meno profonde. È inquieto il Pd, dove anche il ricorso alle primarie è diventato un problema, ma ancor di più lo sono il Pdl e la Lega, il primo alla ricerca di una nuova fisionomia e in attesa di un segnale del proprio leader Berlusconi su un’eventuale ricandidatura. Il secondo percorso da un’acclarata spaccatura, che ha portato all’uscita di scena di Umberto Bossi e all’ascesa di Roberto Maroni, nuovo segretario del Carroccio.
Di tale fermento politico ne risente, ovviamente, la vita parlamentare, dove da novembre scorso, quando a Palazzo Chigi è arrivato Mario Monti, si è creata una “strana” maggioranza, che ha portato la Lega all’opposizione e creato un fronte comune, seppure a corrente alternata, fra Pdl, Pd e Udc. E proprio la tenuta del Governo è un’altra delle variabili da considerare. Una parte del lavoro è stata fatta e ha ricevuto pure l’apprezzamento internazionale, a iniziare da quello di pochi giorni fa della cancelliera Angela Merkel. Monti, però, ha ribadito che non si deve abbassare la guardia ed è necessario proseguire sulla strada del rigore e della crescita. Sforzo a cui va unito quello dell’attuazione delle riforme fin qui varate, per il momento applicate solo in minima parte. Questo significa l’arrivo di altre manovre su cui il Parlamento sarà chiamato a esprimersi. E sulle quali è lecito aspettarsi nuove richieste di fiducia da parte del Governo. La “strana” maggioranza risponderà anche questa volta all’appello?
Il capitolo nuove manovre introduce un’ulteriore variabile: quella delle altre riforme. Finora, l’urgenza di approvare i decreti legge ha monopolizzato tempo e spazio dei lavori parlamentari. C’è da aspettarsi che da qui a dicembre accadrà lo stesso: se il Governo rispetterà gli annunci fatti, ci sono da attendersi altri provvedimenti d’urgenza (mentre c’è già da convertire quello sull’Ilva di Taranto) e inoltre in questo mese arriverà la legge di stabilità, che normalmente occupa le Camere fino a dicembre. Per le altre riforme – “grandi” e “piccole” (si veda anche l’articolo a fianco) – il tempo a disposizione è dunque poco. Ecco perché si può dare ormai per defunto il disegno di legge che voleva conferire un nuovo nuovo assetto al Parlamento, tagliando, tra l’altro, 122 deputati e 65 senatori. Manca la volontà politica per arrivare fino in fondo, ma anche il tempo inizia a scarseggiare, considerato che la riforma costituzionale va approvata con due passaggi in entrambi i rami e tra un “sì” e l’altro della stessa Camera devono trascorrere almeno tre mesi. E finora si è pronunciato soltanto il Senato.
Il fattore tempo è, invece, meno vincolante per le altre proposte sul tappeto. Sul cammino della riforma elettorale c’è soprattutto la divergenza di vedute tra i diversi schieramenti politici. Mercoledì la commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama si riunirà con l’obiettivo di arrivare a un testo condiviso. A spingere per il cambiamento delle attuali regole ci sono le aspettative dei cittadini di non andare ancora al voto con liste bloccate e i pressanti richiami del presidente della Repubblica Napolitano perché si approvi la riforma.
Proprio le vicende del Capo dello Stato potrebbero, invece, aver definitivamente affossato la legge sulle intercettazioni. Il Pdl continua a chiederla a gran voce, ma porvi mano ora potrebbe prestarsi a letture sconvenienti per il Quirinale. Tanto più che il Ddl sugli ascolti non è fra le priorità del Governo. Mentre invece lo è l’anticorruzione, sulla quale è stata ventilata anche la possibilità del voto di fiducia. Eventualità al momento rientrata, anche perché sulla riforma manca l’accordo politico e una richiesta di fiducia rappresenterebbe un salto nel buio che renderebbe ancora più precario questo scampolo di legislatura.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Il Parlamento, alla ripresa dei lavori, deve fare i conti con quattro grandi riforme e un tempo limitato prima che finisca la legislatura
INIZIATIVA
RIFORMA DEL PARLAMENTO E DELLA FORMA DI GOVERNO
Varie: il Senato ha approvato un testo unificato
RIFORMA ELETTORALE
Testo da concordare
INTERCETTAZIONI TELEFONICHE
Governo Berlusconi
Governo Berlusconi
SITUAZIONE
Approvata dal Senato. Da inizio agosto all’esame della commissione Affari costituzionali della Camera (atto C 5386)
ANTICORRUZIONE
Mercoledì si riunisce la commissione Affari costituzionali del Senato
Secondo passaggio alla Camera, dove è all’esame dell’aula da ottobre 2011 (atto C1415-b)
Secondo passaggio al Senato, dove da inizio agosto è all’esame delle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia (atto S 2156-b)
PROBABILITÀ APPROVAZIONE
ilsole24ore.com – 3 settembre 2012