Time out per la Conferenza dei presidenti. Dopo tre giorni di discussione tutti i tentativi di sbrogliare la matassa su come dividere il piatto dei 106,5 miliardi di euro del fondo sanitario nazionale, per il momento, sono stati infruttuosi. Dirimente l’introduzione del criterio di deprivazione sociale. I governatori hanno convenuto di rinviare il confronto sine die. Ma si continua a lavorare per trovare la quadra. «Ad oggi non siamo riusciti – ha detto il presidente Vasco Errani – ad arrivare a una sintesi condivisa e questo è comprensibile considerando che l’incremento del fondo è limitatissimo». La situazione è tutt’altro che semplice. Nonostante qualche apertura, alcune Regioni sembrano, infatti, arroccate sulle loro posizioni. In primis il Veneto.
«Finché c’è in ballo il criterio di deprivazione – ha affermato il governatore Luca Zaia – per noi non c’è partita, anche perché è sbagliato introdurre criteri che poi diventano pietre miliari»
“La discussione sul riparto del fondo è stata aggiornata. Abbiamo deciso di riconvocarci nei prossimi giorni, nelle prossime settimane. Ad oggi non siamo riusciti, infatti, ad arrivare a una sintesi condivisa e questo è comprensibile considerando che l’incremento del fondo è limitatissimo. La tensione di fronte ad un aumento nettamente al di sotto dell’inflazione è quindi oggettiva. E interessa tutte le Regioni. La situazione è perciò difficile, ma abbiamo deciso di continuare a lavorare per trovare un accordo”.
È quanto ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani ai giornalisti al termine della riunione di questa mattina al Cinsedo. Inizieranno ora confronti bilaterali con i Governatori per capire come chiudere la partita.
Non è mancato un confronto serrato e attento sui criteri da utilizzare: da quello della deprivazione, a come pesare l’anzianità della popolazione fino alle problematiche legate alle dimensioni geografiche delle regioni con particolare riferimento a quelle più piccole, ha spiegato Errani. Tante questioni aperte che richiedono molto lavoro.
“Anche lo scorso anno la dinamica del riparto ha avuto lo stesso meccanismo – ha aggiunto – è chiaro che siamo in una situazione molto complessa, ma abbiamo deciso di non rinunciare Ora inizierò il confronto con gli altri presidenti e poi vedremo successivamente con quali modalità procedere”.
La situazione quindi è tutt’altro che semplice. Nonostante qualche apertura, alcune Regioni sembrano, infatti, arroccate sulle loro posizioni. In primis il Veneto.
“Finché c’è in ballo il criterio di deprivazione, per noi non c’è partita, anche perchè è sbagliato introdurre criteri che poi diventano pietre miliari” ha affermato in maniera decisa il governatore del Veneto, Luca Zaia poco prima che Errani dichiarasse rinviata la partita. “Sono contrario al riconoscimento dell’indice di povertà tra i parametri per la suddivisione delle risorse destinate alla sanità pubblica – ha sottolineato – anche perché non c’è una chiara valenza scientifica”. Se venisse introdotto tra i criteri di riparto “finirebbe per cambiare le regole del gioco, non solo su questo riparto ma anche per il futuro, in vista dell’introduzione dei costi standard in sanità. Il riparto non deve diventare una guerra tra poveri”.
Pronta la risposta dal fronte meridionalistico che si dichiara tutt’altro che intenzionato a recedere dalle proprie posizioni, e a rinunciare quindi all’introduzione del criterio di deprivazione: “Noi non cediamo” ha dichiarato Massimo Russo, assessore alla Sanità della Sicilia. “Le Regioni del Sud, per la prima volta estremamente compatte – ha aggiunto –, fanno valere un principio che intendono tutelare. Non torneremo quindi indietro di un passo”. Anche per presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro è necessario introdurre nuovi criteri per le ripartizione delle risorse come avviene peraltro in Europa: “Non chiediamo misure assistenziali – ha precisato – ma criteri oggettivi per non penalizzare i territori per carenze strutturali ed errori riconducibili ad anni passati”.
Quotidianosanita.it – 9 febbraio 2011