La senatrice Amati: «Vogliamo che il Parlamento funzioni e che le norme che si possono portare avanti, tanto più se condivise, abbiano la dignità di essere discusse e apportate fino in fondo»
Il benessere animale è forse fra gli obiettivi che trova maggiormente consenso fra le diverse forse politiche. Nonostante questo, però, non sempre questo approccio bipartisan si tramuta in azioni concrete. Non almeno in tempo adeguatamente ristretti.
Per questo motivo, in una delle sale del Senato della Repubblica è stata organizzata oggi una conferenza stampa dal titolo emblematico: «Benessere animale: dalle parole ai fatti». Un’occasione d’incontro non tanto mirata a puntare il dito verso una realtà piuttosto che un’altra.
Silvana Amati, lei è una delle senatrici intervenute all’incontro: perchè organizzare questo appuntamento?
«In questa legislatura abbiamo verificato che, nonostante si abbia fatto un notevole sforzo di proposte bipartisan per il benessere animale, in particolare sulle proposte di legge sulla medicina veterinaria convenzionale e sulla vivisezione, abbiamo una fatica infinita nel portarle a compimento. Infinita nel senso che sulla vivisezione abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare e siamo arrivato all’atto fermo dopo che è stato discusso in commissione ed è lì da mesi. Sulla medicina convenzionata, che era stata apprezzata dalle varie categorie interessate, non siamo riusciti neanche a far partire la discussione in commissione. Allora abbiamo l’impressione che mentre a livello di Governo qualche cosa di positivo è stato fatto: abbiamo visto che ci sono colleghe della maggioranza, sottosegretarie e ministri, che hanno fatto anche delle ordnanze positive. Purtroppo però questo non vuol dire che ci sia altrettanta sensibilità da parte di altri colleghi ministri o parti politiche al Governo: per esempio la questione legata al taglio delle orecchie e della coda nei cani. Oppure ci sono altri casi dove non c’è neanche un costo per portare avanti uan decisione: spesso, infatti, ci dicono che questo o quel costo. Per esempio il cibo per animali viene considerato come bene di lusso e ha l’iva del 20%. Non vogliamo di certo metterci in concorrenza con le persone più deboli. Per l’obiettivo della conferenza stampa è quello di dire: vogliamo che il Parlamento funzioni e che le norme che si possono portare avanti, tanto più se condivise, abbiano la dignità di essere discusse e apportate fino in fondo. Perchè occuparsi del benessere animale, oltre a essere un bene in sè, è anche un bene per l’uomo: in questo periodo triste, di difficoltà economica, gli animali sono comunque spesso l’ultima compagnia che è rimasta alle persone meno abbienti e più sole. C’è quindi un doppio beneficio»
Dato che però in Italia, purtroppo, sembra esserci una lentezza legislativa talvolta quasi cronica, se lei dovesse individuare tre obiettivi a cui dare la priorità, che cosa sceglierebbe?
«Sicuramente il discorso della vivisezione perchè la normativa europea è peggiorativa, mentre prendere questa decisione non ha un costo ed è condivisa. Addirittura si potrebbe chiudere in pochi giorni sia al Senato sia alla Camera. Poi alla Camera stanno rivedendo e stanno arrivando a buon punto la modifica della legge sul randagismo. Se quella fosse approvata e riuscisse ad arrivare in tempi brevi al Senato ed essere approvata sarebbe bene. Allora fu una legge ottima, ma ora deve essere adeguata: non ci possono essere canili con 2mila posti per gli animali. Come terzo direi la possibilità da parte del Governo di rispettare il test sui cosmetici, ove i tempi erano già definiti e purtroppo si cerca di farli slittare. Se riuscissimo a raggiungere questi tre obiettivi sarebbe tre cose buone e non difficili»
Data la sua esperienza, il problema del benessere degli animali è davvero così di natura politico oppure è anche una questione culturale dei cittadini italiani?
«Chiunque si occupa di animali sa che se un cane morde una persona probabilmente è perchè l’animale non è stato adeguatamente educato o, peggio ancora, maltrattato. Da questo punto di vista credo che ci sia un’educazione allo stare insieme che prevede, per esempio, che nelle scuole ci sia un’attenzione diversa. Si potrebbero fare tante cose, anche piccole che potrebbero aiutare in questo senso. Per esempio, credo ci sia convenzione fatta dalla Lav con il Ministero di Pubblica Amministrazione che potrebbe avere un effetto più vasto se fosse più diffusa per avere una diversa educazione a trattare con gli animali. Io poi penso che la questione sia giusta in sè tutti gli essere senzienti meritano una dignità a prescindere da noi, ma che oggi sia una cosa anche utile socialmente non solo per la pet therapy, ma per la compagnia che gli animali danno a chi vive in solitudine»
Togliendo il “cappello” di senatrice e indossando i panni della cittadina italiana, qual è la cosa che le da più fastidio sugli animali?
«In tutta sincerità io ho una grande difficoltà ad andare in un canile, anche quando questo viene gestito con la massima cura. Sappiamo che avevano una loro logica e non riesco a immaginarli come luoghi dove far guadagnare qualcuno sulla pelle delle bestie. Mi danno un senso di impotenza in un’Italia che dovrebbe essere diversamente evoluta e civile»
lastampa.it – 29 marzo 2011