Sciorinata in campagna elettorale come una novità capace di modernizzare il sistema sanitario eliminando gli sprechi e riducendo la burocrazia – leggi accorpamento delle Ulss da 21 a 7 e la nuova governance Azienda Zero – la riforma sanitaria di Luca Zaia, in discussione all’assemblea regionale, rischia di trasformasi in un boomerang. L’esame del progetto di legge, dopo aver superato lo scoglio dell’Azienda Zero (approvata dopo profonde modifiche con voto pressoché unanime), si è arenato nell’ostruzionismo dell’opposizione.
Pd, M5S e tosiani – forti del “jolly” previsto dallo statuto regionale che consente a ciascun gruppo di intervenire senza limiti di tempo per una volta nell’arco della legislatura – hanno letteralmente sepolto con centinaia di emendamenti-fotocopia la proposta della maggioranza, impedendone – al momento l’approvazione. Al di là delle chiacchiere in aula, il rischio è concreto e imminente: se entro l’anno la riforma delle Uiss non sarà esecutiva, Zaia sarà obbligato, per legge, a ripristinare i 21 direttori generali delle aziende, cancellando così il taglio di poltrone attuato con la nomina dei 9 dg-commissari che attualmente reggono le sanità su base provinciale (o quasi); i tempi sono stretti perché dopo l’ipotetico via libera del Consiglio occorrerà attendere 60 giorni – tanti spettano al Governo per valutare il testo e l’eventuale impugnazione – e altro tempo servirà per selezionare il nuovo management. Morale della favola? Se il progetto legislativo non sarà approvato entro settembre, o al più tardi nel primo scorcio di ottobre, tanti saluti alla riforma zaiana.
Il governatore, furioso, è pronto ad attribuire il fallimento all’atteggiamento «distruttivo e irresponsabile» dell’opposizione, giudizio condiviso dall’assessore Luca Coletto, convinto peraltro che la deriva sarà evitata. I primi ostacoli al progetto, però, sono sorti proprio in casa leghista. Perché rispetto alle 7 Ulss per altrettante province previste dallo schema iniziale, i consiglieri del Carroccio hanno chiesto e ottenuto due deroghe in favore di Bassano e Veneto Orientale. Con quale criterio? Quello dei flussi turistici. Se è cosi – la pronta replica tosiani, pungolati dal sindaco di Verona – anche la zona del Garda (11 milioni di presenze) ha diritto a eguale trattamento. D’accordo dem e 5 Stelle, immediato il veto dal veronese Coletto. «E allora torniamo alle 7, oppure siano 12 con raddoppio nelle cinque province maggiori», il rilancio dell’opposizione. Niente da fare, il gruppone leghista difende l’opzione 9 e gli avversari non cedono di un palmo. Fiumi di (inutili) parole, al Ferro-Fini. Mentre il tempo sta scadendo.
Tratto dal Mattino di Padova – 17 settembre 2016