Non diciamo gatto, perché trattandosi del progetto di legge sulla riforma del sistema sanitario Veneto, se ne sono già viste a sufficienza per giustificare una certa prudenza, tuttavia il punto di passaggio, questa volta, sembra essere davvero arrivato. Oggi, infatti, potrebbe essere il giorno in cui il consiglio regionale approverà – con i soli voti della maggioranza, sia chiaro – l’articolo 12 del progetto di legge, quello più complicato e contestato, nonché il più importante, che prevede la riduzione delle Usl da 21 a 9 (una per ogni capoluogo di provincia, più le due straordinarie, che tanto hanno fatto inalberare i tosiani e i dem, cioè quella della Pedemontana, nel Vicentino e quella del Veneto Orientale, nel Veneziano). Anche il presidente della commissione Sanità, Fabrizio Boron, che era stato uno dei leghisti più favorevoli al progetto di riduzione a 7 (che sarebbe stato votato anche dall’opposizione), ormai dà la questione per scontata.
«Rimangono pochi emendamenti – afferma – e si va verso le nove Usl. È questa la soluzione migliore? Io dico che è la scelta della maggioranza, chiara sino dal deposito del maxiemendamento in Commissione. Tempo per un accordo con le opposizioni c’era, ma loro sono insorte dopo le vacanze, con il solo compito di far saltare la riforma. Per l’approvazione della legge mancano pochi articoli: se vorranno fare ostruzionismo anche su quelli vorrà dire che si prenderanno la responsabilità di non dare al Veneto un governo della sanità». Tra i più scontenti della soluzione trovata ci sono proprio i tosiani, che puntavano ad avere una Usl «gardesana», fieramente negata dai leghisti.
Il veronese Stefano Casali, capogruppo a Palazzo Ferro Fini della Lista Tosi è chiaro: «La riduzione a nove Usl è un grave errore – spiega – perché non si basa su criteri accettabili. Il governo impugnerà sicuramente la legge, per cui rischiamo di avere lavorato a vuoto. È falso – prosegue poi – che noi non avevamo offerto soluzioni alternative alla Regione: avevamo prospettato, per esempio, l’ipotesi di una riduzione a dieci, undici o dodici Usl, che tenesse in conto alcune prerogative territoriali. Ma non ci è stato mai dato ascolto. A questo punto eravamo pronti anche a votare la riduzione drastica a sette, che almeno risponde a un criterio chiaro che è quello dei capoluoghi. Ma anche in questo caso ci è stato detto no: evidentemente solo per ragioni politiche e non di merito». E Casali è ovviamente critico nello specifico anche sull’assenza di un Usl «gardesana». «Si tratta di un’incongruenza normativa – sottolinea -. Il raddoppio delle Usl a Vicenza e Venezia è uno scandalo che grida vendetta morale e giuridica. È anti-costituzionale. Verona ha un territorio che necessitava sicuramente di una seconda Usl».
Ormai praticamente rassegnato sulle nove Usl è anche Claudio Sinigaglia, del Partito Democratico: «Abbiamo presentato diversi subemendamenti per fare nascere altre usl, come chiedono i sindaci. Si voterà a nove, ma senza accordo. Noi eravamo disponibili alla firma sulle sette, così come proposto dallo stesso Boron. Ma nel momento in cui stavamo per accettare, gli hanno fatto ritirare la proposta».
Oggi quindi l’ok all’articolo 12. All’interno verrà inserita anche la soluzione relativa alla collocazione dei Comuni di Cavallino e Boara Pisani. (Il Corriere del Veneto)
100 ore di dibattito
Più stanchezza che vis polemica nell’aula del consiglio regionale impegnata nell’estenuante discussione sull’accorpamento delle Ulss. In verità – nonostante le «100 ore di dibattito non sempre esattamente utili» cronometrate dal presidente dell’assemblea Roberto Ciambetti – nel merito della questione si è discusso ben poco. Al muro eretto dalla maggioranza forzaleghista intorno alla soluzione 7+2 (un’Ulss per provincia più le “deroghe” concesse a Pedemontana bassanese e Veneto Orientale) l’opposizione Pd-MSS-Lista Tosi ha replicato con l’ostruzionismo, inondando con settecento emendamenti il progetto di riforma di Luca Zaia. Fino all’adozione del “canguro” taglia-emendamenti, contestatissimo dai gruppi di minoranza ma capace di accelerare l’iter del provvedimento. Ieri, cosi, la seduta si è prolungata fino a tarda sera e oggi il copione si ripeterà con la previsione di un sì finale, magari notturno, agli articoli controversi.
Opposte le letture politiche: «Con quella odierna, siamo a 32 sedute dedicate al progetto di riforma sanitaria sulle 78 del Consiglio dall’inizio della legislatura», commenta il leghista Ciambetti «un’assemblea legislativa paralizzata rischia di recare danni reali alla comunità per il cui bene dovrebbe invece lavorare». «Esternazioni fuori luogo», ribatte l’opposizione «la metà del tempo è stata ben spesa per riscrivere la prima parte, quella sull’Azienda Zero: sono state definite in maniera chiara le competenze dell’area sociosanitaria, è stato rafforzato il potere ispettivo del Consiglio, siamo riusciti a inserire le sanzioni per Le strutture che non forniranno ali’ispettivo la documentazione richiesta entro i termini previsti, a stralciare i project financing, a stoppare il commissariamento iniziale dell’Azienda Zero e ad ottenere l’impegno ad attivare la tessera sanitaria elettronica per tutti i veneri entro un anno dall’applicazione della legge».
«Se la ripresa dei lavori dopo la pausa estiva è stata improduttiva», concludono dem, 5 Stelle e Lista Tosi «ciò è dovuto alla testardaggine della maggioranza che si è rifiutata di ascoltare le nostre richieste sulla definizione di criteri chiari e coerenti per la ridefinizione dei territori delle Uiss, insistendo sulle 9 senza dare spiegazioni». (Il Mattino di Padova)
6 ottobre 2016