Il ministro del Lavoro ha sottolineato che con il via libera dell’Ue alla clausola per i migranti si potrà valutare di anticipare la misura sull’estensione della no tax area per i pensionati. “Nell’arco del 2016 saremo in grado di fare una proposta sulla flessibilità in uscita dal lavoro. Non siamo stati ancora così bravi da riuscire a risolvere questo problema, che è figlio anche del fatto che la contabilità dello Stato deve avere una copertura nell’anno in cui si realizza”
La settima salvaguardia interesserà circa 32 mila lavoratori: 26.300 nuove posizioni più altre 5mila con l’attivazione dei cd. vasi comunicanti che consentiranno il recupero dei salvaguardati già certificati delle precedenti salvaguardie. E’ quanto ha confermato il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti nel corso del Video Forum di questo pomeriggio trasmesso da la Repubblica. Poletti ha comunque considerato la settima salvaguardia come l’ultimo provvedimento per sanare gli errori della Legge Fornero del 2011 con una tutela complessiva di poco superiore a 170mila persone.
“Abbiamo recuperato la settima salvaguardia, che per noi è l’ultima: ci sono 32mila nuovi salvaguardati, arriviamo a 170 mila persone, l’obiettivo stimato inizialmente. Sappiamo che ci sono persone che non sono tecnicamente ‘esodati’, perché perdono il lavoro ma non hanno l’età per la pensione, e che quindi non sono coperte. Ma credo che la copertura sia molto larga, molto vicina al 100% degli esodati. Naturalmente, su questo tema si scarica il problema dello scalone prodotto dalla Legge Fornero, per cui molti cittadini vorrebbero andare in pensione con le norme precedenti. Ma non possono essere le norme sugli esodati a scardinare la norma Fornero”.
Quanto invece alla flessibilità in uscita Poletti ribadisce la volontà di affrontare il tema: “Nell’arco del 2016 saremo in grado di fare una proposta sulla flessibilità in uscita dal lavoro. Non siamo stati ancora così bravi da riuscire a risolvere questo problema, che è figlio anche del fatto che la contabilità dello Stato deve avere una copertura nell’anno in cui si realizza”. E ancora: “Le operazioni troppo semplici rischiano di essere ingiuste. Qualsiasi soluzione sul tema deve essere sostenibile dal punto di vista sociale, quindi eventuali ritocchi devono essere compatibili con una vita dignitosa, e che stia dentro il bilancio pubblico”.
Altro tema caldo, la possibilità di accedere al part-time (tra il 40 e il 60%) per i lavoratori che entro la fine del 2018 maturano i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia, in accordo con l’azienda e con una copertura di parte dei contributi da parte dello Stato. Sul punto, il ministro sostiene che il governo ha “studiato una proposta equilibrata”, contenuta anch’essa nella Finanziaria, “con vantaggi per l’impresa e il lavoratore”. Interventi, per altro, finanziati in parte estendendo la mancata indicizzazione delle pensioni sopra tre volte il minimo. Una misura contestata ma sulla quale il Ministro spegne le polemiche. “Nel 2016 rimane in vigore la norma che c’era già precedentemente”. “Per gli anni a venire, visto che abbiamo fatto interventi come l’opzione donna e l’estensione della no-tax area dei pensionati, abbiamo previsto – se non avremo altre forme di copertura – di prolungare la rivalutazione parziale delle pensioni, dai 2mila euro in su. Ma credo che nel 2016 avremo tutto il tempo di rivalutare la questione”.
Pensioni Oggi – 28 ottobre 2015