Via libera della Camera alla riforma della Pubblica amministrazione. Il testo è stato approvato con 253 voti favorevoli, 93 contrari e 5 astenuti. La riforma dovrà ora tornare in Senato, per l’approvazione definitiva che il governo conta di ottenere prima della pausa estiva. Tra le misure principali del testo, la stretta sui dirigenti: gli incarichi non saranno più a vita e c’è la possibilità di essere licenziati se l’ultimo incarico ricoperto viene valutato negativamente. Carriera e retribuzione verranno valutate in base al merito. Introdotto anche lo stop ai dirigenti condannati dalla Corte dei Conti. L’emendamento, presentato dal M5S e approvato ieri in tarda serata, prevede la revoca o il divieto dell’incarico, in settori sensibili ed esposti al rischio di corruzione, ai dirigenti condannati dalla Corte, anche in via non definitiva, al risarcimento del danno erariale per condotte dolose. Il testo
Salta invece la barriera del voto minimo di laurea per la partecipazione ai concorsi della pubblica amministrazione. Marcia indietro anche sulla norma cosiddetta ‘valuta-atenei’ che introduceva nei concorsi pubblici il criterio del ‘peso’ dell’Università in cui ci si è laureati. Misura, contro la quale si erano sollevate numerose polemiche, che è stata prima approvata e poi stralciata dal testo.
Tra le principali novità del passaggio a Montecitorio c’è il trasferimento di funzioni, mezzi e risorse antincendio dal corpo forestale dello stato ai vigili del fuoco nell’ambito del previsto assorbimento della forestale in un’altra forza di polizia. Approvato alla Camera anche un articolo che delega il governo ad adottare entro 18 mesi un nuovo testo unico sul pubblico impiego.
Via libera anche al riordino delle partecipate e dei servizi pubblici locali con accorpamento e tagli delle società e nuove regole sulle nomine. Viene istituito il numero unico europeo per le emergenze (112) su tutto il territorio nazionale con centrali operative regionali. Si tratta di un numero telefonico valido per tutta la ue che l’italia non aveva ancora attuato subendo una procedura di infrazione europea nel 2006. Le funzioni del pubblico registro automobilistico (PRA) passano dall’Aci al Ministero dei Trasporti a cui fa già capo la Motorizzazione.
Dirigenti Pa, arriva il ruolo unico. Entro 18 mesi un nuovo testo unico sul pubblico impiego
Riforma della dirigenza pubblica. Delega per la stesura di un testo unico sul pubblico impiego e riordino delle società partecipate e dei servizi pubblici locali. Con un rush finale in notturna l’Aula di Montecitorio s’è avviata ieri alla conclusione delle votazioni sull’intero articolato del Ddl Pa sul quale oggi dovrebbe arrivare il via libera finale della Camera. Il testo tornerà poi al Senato per la terza lettura che, se le intese politiche non verranno tradite, non dovrebbe aggiungere nuove modifiche.
Con l’approvazione dell’articolo 9, quello sulla dirigenza pubblica, l’iter della riforma ha compiuto un altro passo avanti importante. La delega prevede l’istituzione dei tre ruoli unici (Stato, regioni ed enti locali) e il superamento delle due fasce laddove esistono (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, università e presidenza del consiglio). Esclusi dal ruolo unico diplomatici, prefetti e dirigenti delle Authority. Gli incarichi saranno a termine (4 anni rinnovabili) e per i dirigenti che rimarranno senza incarico potrebbe scattare la retrocessione a funzionario dopo una procedura particolare, mentre l’ipotesi di licenziamento è vincolata a un valutazione negativa sull’ultimo incarico ricoperto. La carriera e la retribuzione verranno agganciate a una valutazione delle performance e gli incarichi assegnati passeranno al vaglio di tre commissioni ad hoc (Stato, Regioni e comuni). Approvato anche un emendamento di M5S che prevede la revoca e il divieto dell’incarico in settori esposti a rischio corruzione ai dirigenti condannati anche in via non definitiva dalla Corte del conti al risarcimento del danno erariale per condotte dolose. Scompare poi la figura dei segretari comunali ma con una norma ponte che per tre anni consentirà ai medesimi di svolgere le stesse funzioni pur essendo confluiti nel ruolo unico dei dirigenti locali. Novità anche per l’Avvocatura dello Stato, a cui è dedicato l’articolo 9-bis inserito durante i lavori in commissione a Montecitorio e che prevede il divieto di affidare posizioni direttive per chi è vicino alla pensione e incarichi sulla base del merito. Con un emendamento del Pd, riformulato dal relatore Ernesto Carbone si allargano poi le maglie per i pensionati nella Pa: il tetto di un anno (senza possibilità di rinnovo) vale solo per i ruoli direttivi. Le altre cariche e le collaborazioni sono comunque consentite.
L’altro articolo rilevante approvato ieri è il 13, che delega il governo ad adottare entro 18 mesi un nuovo testo unico sul pubblico impiego, un fronte che si incrocerà nel confronto sindacale con la riapertura del negoziato per il rinnovo dei contratti dopo la sentenza della Consulta del mese di giugno. Tra le novità dell’ultima ora l’emendamento che fa saltare lo sbarramento del voto minimo di laurea per i concorsi centralizzati che consentiranno l’accesso a tutte le amministrazioni. Ma nel nuovo testo unico ci sarà anche il superamento delle vecchie dotazioni organiche per facilitare i processi di mobilità, mentre verrà rafforzato il principio della separazione tra indirizzo politico-amministrativo e gestione.
Infine i testi unici sulle partecipate e i servizi pubblici locali, deleghe che daranno ordine al settore introducendo regole più omogenee sulle nomine e indurranno ad accorpamenti e riduzione delle società.
La maratona notturna ha fatto seguito alla già lunga seduta di mercoledì con la quale è stato dato il via all’articolo 7 sulla riorganizzazione delle sedi periferiche dello Stato e i nuovi vincoli su stipendi e finanziamenti delle Authority. Sempre nella seduta di mercoledì è stato dato l’ok a un emendamento che prevede l’istituzione del nuovo numero unico europeo per le emergenze (112) su tutto il territorio nazionale con centrali operative regionali. Costo dell’operazione 58 milioni reperiti dai Fondi di riserva e speciali del ministero dell’Economia.
Il ministero della Pa, Marianna Madia, intervenendo ieri mattina in Aula ha tenuto a sottolineare che con la riforma «sarà superata la figura dei segretari comunali ma non le funzioni di legalità». Proprio i Comuni di fatto sono stati al centro di uno degli ultimi emendamenti presentati dal relatore, Ernesto Carbone (Pd). Il ritocco prevede che il governo dovrà definire i nuovi “requisiti” per la scelta dei futuri dirigenti generale dei Comuni con più di 100mila abitanti.
Pa, via i dirigenti condannati dalla Corte dei conti. Niente più voto minimo di laurea per i concorsi
Doveva essere un giro di vite agli incarichi ai pensionati nella pubblica amministrazione e invece le maglie si sono di nuovo allargate: secondo un emendamento approvato alla delega Pa dall’Aula della Camera, primo firmatario Giovanni Sanga (Pd), e riformulato dal relatore Ernesto Carbone, il tetto di un anno vale soltanto per i ruoli direttivi, senza possibilità di rinnovo. E resta confermato per tutte le posizioni affidate il vincolo della gratuità. Le votazioni sul disegno di legge sono riprese nel tardo pomeriggio, dopo la riunione del Parlamento in seduta comune per l’elezione dei giudici costituzionali, che si è risolta con l’ennesima fumata nera.
Concorsi pubblici, niente più voto minimo di laurea
Grazie a un altro emendamento del deputato dem Marco Meloni e riformulato secondo le indicazioni del governo, per la partecipazione ai concorsi pubblici si andrà oltre il voto minimo di laurea. Un tema sollevato due settimane fa in commissione Affari costituzionali quando un emendamento dello stesso deputato dem prevedeva ai fini della partecipazione a un concorso pubblico la possibilità di attribuire al voto minimo di laurea un diverso “peso” a seconda della valutazione conseguita dall’ateneo di appartenenza. Una modifica contestata dai rettori e successivamente ritirata.
Con una proposta di modifica targata M5S, invece, l’assemblea ha sancito la revoca o il divieto dell’incarico ai dirigenti in settori esposti al rischio corruzione, quando c’è una condanna (anche non definitiva) da parte della Corte dei conti al risarcimento del danno erariale per condotte dolose. Montecitorio ha approvato inoltre l’intero articolo 9 dedicato al riordino della dirigenza: resta la possibilità di essere licenziati ma bisognerà almeno aver avuto un incarico e essere stati valutati negativamente. Pur di non essere mandato via il dirigente pubblico potrà comunque chiedere di essere demansionato a funzionario.
Il Pd: l’ampliamento risponde a richieste sindaci
L’ampliamento della durata degli incarichi non direttivi ai pensionati «risponde ai tanti sindaci, che hanno sollevato il problema di non potere gestire i servizi sociali senza il supporto dei pensionati, i soli disponibili», ha spiegato il deputato Mino Taricco, che ha siglato l’emendamento. Intervenendo a Montecitorio, ha spiegato come si è voluto venire incontro «ai piccoli Comuni, alle realtà montane o marginali, dove certe attività vengono svolte solo dai pensionati, perché ci sono solo loro». Insorge il Movimento Cinque Stelle. «Una schifezza, una norma “porcata”», commenta il deputato Massimo Enrico Baroni.
All’Avvocatura dello Stato spazio ai giovani
L’assemblea di Montecitorio ha dato il via libera anche all’articolo 9-bis della delega sull’Avvocatura dello Stato, che prevede il divieto di affidare posizioni di vertice a chi è vicino alla pensione e l’affidamento di incarichi sulla base del merito.
Lavoro e disabilità, nascerà una Consulta
Disco verde anche alla creazione di una Consulta per «garantire un’efficace integrazione in ambiente di lavoro di persone con disabilità». A prevederlo un emendamento alla delega, prima firmataria Chiara Gribaudo (Pd), sempre riformulato dal relatore.
Il Sole 24 Ore – 17 luglio 2015