di Francesco Cerisano, ItaliaOggi. La riforma Madia partirà dal taglio (o dalla modifica) delle leggi inutili o non ancora attuate. Entro fine novembre arriverà il primo provvedimento attuativo della legge delega che dovrà individuare le disposizioni che andranno incontro ad abrogazione espressa, non essendoci più le condizioni per l’emanazione dei relativi provvedimenti attuativi, e le norme non ancora attuate che verranno modificate proprio al fine di favorirne l’attuazione. Con la pubblicazione della legge delega (n.124/2015) sulla Gazzetta Ufficiale n. 187 di ieri, è ufficialmente partito il conto alla rovescia per l’emanazione dei decreti legislativi. Dopo i tradizionali 15 giorni di vacatio legis, la legge entrerà in vigore il 28 agosto a quel punto si avvierà la fase attuativa. Primo appuntamento, il dlgs di riordino della normativa successiva al 31 dicembre 2011 che dovrà essere emanato entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge 124, quindi entro fine novembre.
Sei mesi. Entro sei mesi dall’entrata in vigore della delega, e quindi entro fine febbraio 2016, dovrà essere emanato il provvedimento attuativo che taglia del 50% i tempi dei procedimenti relativi alle grandi opere (rilevanti insediamenti produttivi e opere di interesse generale). Non si tratterà però di un decreto legislativo, bensì di un regolamento da emanare ai sensi della legge 400/1988. La stessa tempistica è prevista per il (o i) dlgs correttivi della legge 33/2013 sugli obblighi di pubblicità e trasparenza da parte delle pubbliche amministrazioni.
Otto mesi. Entro otto mesi dall’entrata in vigore dovrà arrivare il decreto attuativo sulla razionalizzazione delle spese da parte della p.a. che conterrà, tra le altre cose, anche il taglio del 50% dei costi delle intercettazioni da realizzare attraverso tariffari e costi standard.
Dodici mesi. La regola generale dei 12 mesi per l’approvazione dei decreti attuativi varrà per la maggior parte delle deleghe previste dalla legge. Dalle norme sulla cittadinanza digitale (wi-fi free negli uffici pubblici, banda ultralarga, software open source, Pin unico, sistema Spid ecc.) a quelle sullo snellimento delle procedure della conferenza di servizi, dalla Scia alle norme sulla riorganizzazione dello stato (con l’istituzione del numero unico europeo 112 per le emergenze), dal taglio delle prefetture a quello delle camere di commercio (che dovranno ridursi dalle attuali 105 a 60), fino alla tanto attesa riforma della dirigenza pubblica (con il ruolo unico, gli incarichi a termine, la licenziabilità e l’abolizione della figura dei segretari comunali). Entro un anno dovranno essere emanati anche i decreti sul riordino delle partecipate (con i compensi degli amministratori legati ai risultati e l’obbligo di mettere in liquidazione la società dopo un certo numero di bilanci in perdita) e dei servizi pubblici locali di interesse generale. Senza dimenticare la riscrittura dei giudizi davanti alla Corte dei conti che si compirà sempre entro un anno dall’entrata in vigore della delega.
Diciotto mesi. Bisognerà attendere il 2017 perché vedano la luce i decreti di riforma del pubblico impiego con le nuove norme sui concorsi che prevedono l’accertamento della conoscenza dell’inglese, la soppressione del requisito del voto minimo di laurea, la riduzione dei termini di validità delle graduatorie, il ricambio generazionale ecc.
Non necessiteranno, invece, di alcuna attuazione, in quanto immediatamente in vigore, le modifiche alla legge 241/90 che introducono il principio del silenzio-assenso (entro 30 giorni elevabili a 90 in materia ambientale) e dell’autotutela, esercitabile tramite revoca da parte della p.a., fino a un massimo di 18 mesi di tempo dall’adozione del provvedimento (anche se questo si è formato a seguito di silenzio-assenso).
Riforma Pa: le novità in tre tappe. A settembre i decreti anti-burocrazia
dal Sole 24 Ore. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 13 agosto, si è concluso l’ultimo passaggio formale per la legge delega di riforma della Pubblica amministrazione. Il ministro della Pa Marianna Madia, all’approvazione definitiva del testo in Senato, lo scorso 4 agosto, aveva spiegato che il lavoro continua con i decreti attuativi da approvare entro fine anno, aprendo ufficialmente la “fase due” dell’implementazione. I ventitre articoli approvati contengono infatti 14 deleghe da adottare con una ventina di decreti legislativi entro un massimo di 18 mesi (riforma della dirigenza e pubblico impiego) e un minimo di 90 giorni. Ma ci sono anche misure auto-applicative, come la definizione di un meccanismo per il silenzio assenso tra amministrazioni centrali, per cui dopo 30 giorni (massimo 90) si intende ottenuto il via libera su una procedura concertata, o i nuovi limiti introdotti sull’autotutela amministrativa, che valgono come certezza sulle autorizzazioni e le concessioni per cittadini e imprese.
Le novità subito in vigore, dal silenzio assenso all’autotutela
Più stringente la formula del silenzio assenso, che entra subito in vigore. Nel caso di nulla osta, “concerti” o pareri tra amministrazioni pubbliche o partecipate, il no deve arrivare entro 30 giorni (90 in campo ambientale, sanitario o culturale) altrimenti si darà per scontato il via libera. E se si verificheranno contese tra amministrazioni statali, quindi Pa centrale, sarà il premier a decidere. Cambia da subito pure la cosiddetta autotutela amministrativa, ovvero il potere che ha lo stato di agire in sua difesa. Il ddl Madia anche qui fissa scadenze precise: se un’amministrazione ha preso una decisione, ad esempio autorizzando un cantiere, trascorsi diciotto mesi non può più tornare sui suoi passi, cambiando idea.
Nella prima tranche le misure anti-burocrazia
L’obiettivo del governo è approvare già a settembre un pacchetto di decreti attuativi volti a semplificare e velocizzare le diverse pratiche che ricadono su cittadini e aziende. Sulla rampa di lancio c’è il Pin unico, detto Spid (Sistema per l’identità digitale), che permetterà con una sola password di accedere ai servizi online della Pa (prenotazione di visite mediche, iscrizione a scuola, pagamento di tasse). Lo stesso vale per il “Freedom of Information act”, una sorta di obbligo alla trasparenza, che permetterà a tutti l’accesso ai dati e documenti della Pa. Sul lato imprese, il governo ha dichiarato di volere subito approvare il regolamento di delegificazione che dimezza i tempi della burocrazia per il completamento di procedimenti amministrativi che riguardano grandi insediamenti produttivi, opere di interesse generale o l’avvio di attività d’impresa.
Sempre in questa prima ondata settembrina di decreti attuativi potremmo trovare le materie dell’articolo 8 di immediato interesse sociale, come il trasferimento del Pra al ministero dei Trasporti o l’attivazione del 112, il numero unico europeo per ogni tipo di emergenza che manderà in soffitta il 118 ma anche il 113 e il 115. Via libera in questa prima fase anche alla delega che definisce le attività che non saranno più vincolate ad autorizzazioni e che “tipizza” quelle per le quali serve una Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) fino a quelle che passano in silenzio-assenso o per le quali è sufficiente una comunicazione preventiva. Da capire se in questa prima fase ci saranno già alcune delle grandi azioni di riordino delle articolazioni territoriali delle amministrazioni: dal dimezzamento delle Camere di commercio e delle Prefetture fino al riordino delle autorità portuali. Demandato a una seconda fase dovrebbe essere il varo dei due ambizioni testi unici per il riordino delle società partecipate, con il mirino puntato sulle gestioni in rosso per le quali potranno scattare accorpamenti e commissariamenti, e dei servizi pubblici locali.
Nell’ultima tranche il testo unico sul pubblico impiego
Arriverà solo alla fine del cronoprogramma il decreto legislativo in materia di pubblico impiego e di riforma della dirigenza. In questo caso la delega, come detto, concede fino a 18 mesi e, com’è noto, l’intervento sarà necessariamente condizionato dalla sentenza della Corte costituzionale che ha imposto la riapertura del negoziato per il rinnovo del contratto di lavoro, fermo dal 2009. Sono già note però le linee guida del testo base: stretta sulle assenze, con un polo unico presso l’Inps, per la medicina fiscale; maggiore efficacia delle norme sulla responsabilità disciplinare, che possono portare fino al licenziamento; nei concorsi viene abolito il voto minimo di laurea. Una riforma a 360 gradi riguarderà poi la dirigenza: è previsto un solo ruolo (seppure diviso su tre livelli: statale, regionale, locale) senza più distinzione tra prima e seconda fascia. E si va verso una quota unica (intorno al 10%) per l’accesso di esterni; inoltre viene superata la figura del segretario comunale. Ma in più arriva la licenziabilità se la valutazione di performance è negativa, ipotesi “aggirabile” con il demansionamento a funzionario. Gli incarichi non saranno più a vita (4+2 anni) e scatta la revoca in caso di condanna della Corte dei conti.
LEGGE DELEGA – Legge 7 agosto 2015, n. 124 “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” è in Gazzetta Serie Generale n. 187 del 13 agosto 2015
Riforma Pa, lo schema sintetico degli articoli
14 agosto 2015