La riforma della Pa “è indice della volontà di creare le condizioni per riaprire una stagione contrattuale bloccata da troppo tempo”. Lo ha detto il ministro Marianna Madia, intervenendo ieri al Question time al Senato, in risposta ad un’interrogazione di Loredana De Petris (Sel). Madia ha ribadito che la riforma non avrà carattere settoriale, sarà ispirata a criteri di competenza e di merito e servirà a migliorare l’erogazione dei servizi. “Nella riforma della Pa – ha affermato il ministro – puntiamo su una dirigenza autonoma ed indipendente dalla politica, così come richiede, tra l’altro, il nostro dettato costituzionale, che individua nel concorso la modalità per entrare nella pubblica amministrazione. A questo proposito, voglio dire che abbiamo dietro di noi diversi anni di cattiva amministrazione in cui spesso si è derogato alla Costituzione facendo lavorare nell’amministrazione pubblica senza che le modalità di accesso fossero state quelle previste”
“Ebbene – ha proseguito Madia – vogliamo una dirigenza autonoma ed indipendente dalla politica, alla quale si acceda per concorso. Questo non significa, tuttavia, che si vuole una dirigenza in cui si fa carriera in base ad automatismi, e non a criteri di valutazione e di merito. Tengo a dire che la valutazione entra nelle percentuali di risultato, che vengono confermate. Abbiamo tolto le percentuali rigide sull’indennità di risultato perché pensiamo che addirittura la carriera del dirigente debba essere legata alla valutazione e al merito. Uno dei criteri di valutazione del dirigente sarà proprio quello di andare a vedere come quel dirigente ha valutato le persone che lavorano per lui e se ha valutato in modo differenziato e non omogeneo”
E ancora: “Nella delega che stiamo discutendo in Commissione, in un articolo che abbiamo peraltro già ampiamente discusso e votato, abbiamo approvato un criterio in base al quale vengono semplificati i procedimenti disciplinari per arrivare al concreto esercizio degli stessi: manteniamo lo scarso rendimento come ragione del procedimento disciplinare e, semplificandolo, facciamo in modo che chi non fa bene non debba più lavorare nell’amministrazione pubblica”. Quanto ai licenziamenti Madia ha aggiunto: “Penso che lasciare la reintegra nel settore pubblico costituisca prima di tutto una garanzia per la collettività, dato che le risorse per pagare l’eventuale indennizzo sono soldi di tutti, dei cittadini”.
Quanto alla mobilità ha sottolineato: “L’amministrazione è un corpo unico, è la Repubblica del nostro Paese. Per tale ragione vogliamo superare il criterio delle piante organiche e arrivare a quello dei fabbisogni, rendendo più agevole – e a tal fine stiamo per presentare le tabelle di equiparazione – la mobilità dei dipendenti tra le diverse amministrazioni. I dipendenti, infatti, devono stare per il tempo giusto nel posto giusto, laddove servono a fornire un servizio alla collettività”.
Madia: più competitività con la riforma della Pa. E rassicura: decreti attuativi in tempi brevi
di Davide Colombo, Il Sole 24 Ore. La riforma della pubblica amministrazione che finalmente sta per toccare il suo primo traguardo in Senato dovrà garantire al Paese quel «margine di competitività in più» necessario per dare forza strutturale al miglioramento del ciclo economico in atto. Lo ha spiegato ieri davanti alla Giunta di Confindustria, la ministra per le semplificazioni e la Pa, Marianna Madia, che nell’occasione ha ribadito il suo impegno a realizzare i decreti attuativi della legge delega in tempi stretti. Nell’incontro la ministra è tornata sulle azioni regolatorie cui le imprese guardano con maggiore interesse senza dimenticare, però, «l’organicità di una riforma» che va letta , ha detto, insieme con la riforma del Titolo V della Costituzione e l’attuazione della legge 56 di riordino delle nuove Province. A questo proposito – nel corso del question time al Senato- la stessa responsabile di Palazzo Vidoni ha annunciato che è ormai m dirittura d’arrivo il decreto con i criteri sulla mobilità dei dipendenti provinciali «Regione per Regione».
Al board degli industriali Madia ha sottolineato, in particolare, la portata strategica degli interventi di «messa m efficienza» della Conferenza servizi attraverso quattro azioni: la riduzione all’essenziale delle convocazioni,la definizione di tempi certi del processo decisionale, la riduzione un solo rappresentante per tutte le amministrazioni centrali coinvolte, la regola del silenzio assenso per le amministrazioni che non esprimono pareri durante l’iter decisorio. Ma nell’incontro s’è parlato anche della Scia, che verrà ulteriormente semplificata, e della maggiore certezza che verrà data alle procedure di autorizzazione che recano in sé un vantaggio economico per le imprese con l’introduzione di un limite massimo di 18 mesi per le amministrazioni che decidessero la revoca in regime di autotutela (attualmente non ci sono limiti temporali, con conseguenze ovvie sull’incertezza delle regole).
Altro dossier affrontato è l’Agenda perle Semplificazioni, lanciata qualche mese fa e che nel triennio 2015-2017 ha l’obiettivo di ridurre del 20% gli oneri da adempimento che pesano sulle imprese e i cittadini in settori regolatori che spaziano dal fisco al welfare alla digitalizzazione dei servizi. Le azioni messe in campo sono 38 con un cronoprogramma di verifica sull’attuazione.
Madia s’è detta pronta a verificare, insieme con le associazioni che partecipano al tavolo sulle semplificazioni istituito al ministero, l’andamento dell’Agenda sui territori e da Confindustria è arrivata la proposta di un vero e proprio road show da organizzare, insieme con il ministero, per dare il massimo di informazione sulle semplificazioni già attuate. La riforma della Pa rappresenta «una condizione indispensabile per creare un ambiente favorevole alla crescita delle imprese nazionali e all’attrazione degli investitori esteri» ha osservato il vicepresidente di Confindustria con delega su semplificazione e ambiente, Gaetano Maccaferri. Il ddl delega, in particolare, affronta in modo organico il problema della certezza dei tempi e degli esiti dei procedimenti decisionali, il fenomeno delle società partecipate dalla Pa e, più in generale, la riorganizzazione degli uffici pubblici. «L’auspicio è dunque -ha concluso Maccaferri – che il Parlamento lo approvi in tempi rapidi e che il governo porti a compimento con altrettanta celeri il
percorso dei decreti attuativi, perché si tratta di una di quelle riforme indispensabili per dare slancio alla ripresa economica in atto».
27 marzo 2015