C’è soddisfazione da parte di Governo ed Enti locali per le intese in sede di Conferenza Stato-Regioni del 6 aprile sul Testo unico sul pubblico impiego e sui decreti sulla dirigenza sanitaria e sulla valutazione. “Raggiunta l’intesa con tutte le regioni per decreti Riforma Pa su lavoro pubblico. Ora parere Camere e poi nuovo contratto”, dichiara il ministro Marianna Madia.
I decreti della riforma della Pa su cui è stata ottenuta l’intesa sono: 1) il testo unico sul pubblico impiego, 2) il provvedimento sulla valutazione dei dipendenti pubblici, 3) il riordino della dirigenza delle Asl.
I punti principali dell’intesa sulla riforma del pubblico impiego stanno in una maggiore flessibilità sui piani di recupero per gli enti in rosso, in modo da non compromettere i fondi per i premi; c’è poi l’impegno a far rientrare nelle stabilizzazioni anche i lavoratori socialmente utili; e a includere nel programma di assunzioni straordinarie anche coloro che hanno maturato i tre anni previsti oltre che in una amministrazione, anche in una società ‘in house’.
Si aprirà un “tavolo congiunto“, – spiega il sottosegretario alla Pa, Angelo Rughetti – Governo e territori, per “definire la disciplina per la costituzione dei fondi, nuovi e vecchi, per il salario accessorio” e così fornire “regole omogenee” a livello nazionale. Si tratta, spiega sempre Rughetti , “di trovare regole per gestire il trascinamento verso un nuovo regime”.
Si chiude così la questione aperta dalla sentenza della Consulta dello scorso novembre sulla riforma Madia. Decisione che ha imposto di trovare un’intesa con le Regioni, giudicando non sufficiente il solo parere. (da Regioni.it)
VIA LIBERA IN STATO-REGIONI E UNIFICATA SUI DECRETI MADIA. ACCORDO SUL SALARIO ACCESSORIO. AMPLIATE LE STABILIZZAZIONI
Regioni ed enti locali avranno più tempo per i recuperi dei “premi” riconosciuti ai dipendenti negli anni scorsi e poi bocciati come illegittimi da Ragioneria generale e Corte dei conti, e il programma straordinario di stabilizzazione dei precari della Pa si estenderà alle società in house. Anche grazie a queste modifiche ieri la riforma del pubblico impiego ha ottenuto il via libera di Regioni ed enti locali, passaggio importante sulla strada dell’approvazione definitiva soprattutto dopo che la Corte costituzionale ha imposto l’intesa (in questo caso , curiosamente, solo con le Regioni) per i decreti attuativi della delega Pa. Il varo finale del provvedimento, come ha ricordato ieri la ministra della Pa Marianna Madia, che arriverà dopo i pareri delle commissioni (mercoledì sono arrivate le indicazioni della commissione Lavoro a Palazzo Madama) e permetterà di rinnovare i contratti. Intanto è confermato per martedì il varo del decreto enti locali, con l’aumento del turn over per i Comuni.
Con Regioni ed enti locali il confronto si è concentrato soprattutto sulla complicata questione dei recuperi del salario «accessorio» messo in busta paga negli anni scorsi e poi bloccato da Corte dei conti e Ragioneria: i soldi dati in più nel passato devono essere recuperati tagliando i fondi che finanziano i contratti decentrati negli anni successivi. Il decreto approvato in prima lettura dal governo già prevedeva la possibilità di allungare i tempi di recupero quando il calendario ordinario avrebbe imposto di ridurre i fondi di oltre il 25% ma il testo definitivo, in base all’accordo raggiunto ieri, estenderà a tutti gli enti i cinque anni aggiuntivi previsti dal Milleproroghe solo per chi aveva già avviato piani di razionalizzazione al 28 febbraio scorso. Sempre in fatto di salario accessorio, sotto esame c’è la possibilità di aumentare la dote delle Regioni per consentirle di gestire il personale ex provinciale senza pesare sulle buste paga dei dipendenti “storici”. I nodi sul salario accessorio sono comunque ormai così intricati che la riforma dovrà mettere in campo un tavolo per la semplificazione di regole ormai quasi ingestibili per gli stessi addetti ai lavori. (dal Sole 24 Ore)
TESTO UNICO PUBBLICO IMPIEGO, INTESA CON GLI ENTI
Intesa tra governo, regioni ed enti locali sulla riforma del pubblico impiego. Ad accendere il semaforo verde sullo schema di digs che riscrive e modifica il Testo unico degli statali (digs n. 165/2001) è stata la Conferenza stato-regioni che ha dato l’ok anche sulla riforma della valutazione e sul decreto correttivo del digs sulla dirigenza sanitaria, altro capitolo su cui i governatori festeggiano un decisivo cambio di rotta da parte dell’esecutivo che ha fatto tornare nell’orbita delle regioni la competenza sulle nomine dei manager Asl. L’Unificata ha inoltre dato parere favorevole ai decreti su forze di polizia e vigili del fuoco, mentre servirà un supplemento di indagine per il digs di riforma dell’Aci e del Pra che introdurrà il documento unico di circolazione.
Tornando al pubblico impiego, gli enti locali e le regioni avevano posto come condizione irrinunciabile per l’intesa la possibilità di spalmare in più anni (fino a cinque) i piani di rientro, a valere sui fondi decentrati, delle somme riconosciute in eccesso al personale negli anni passati. I comuni hanno chiesto di poter utilizzare i risparmi di spesa per far fronte al recupero del salario accessorio in modo da «alleggerire l’impatto del rientro sulla retribuzione dei dipendenti, che, nella maggior parte dei casi, sono entrati a far parte dell’amministrazione in tempi molto più recenti e non hanno mai goduto di quel trattamento ora considerato illegittimo», ha osservato il presidente dell’Anci Antonio Decaro. Per sciogliere il nodo del salario accessorio e dettare le regole per la costituzione dei fondi, in unificata e in Conferenza stato-regioni si è convenuto di istituire un tavolo tecnico con le autonomie che dovrà elaborare soluzioni normative e interpretative (circolari) condivise.
Sul fronte della stabilizzazione dei precari, i governatori festeggiano anche l’ampliamento della platea dei soggetti beneficiari. Per il personale tecnicoinfermieristico della sanità, le regioni hanno chiesto che il requisito dei tré anni di contratto per poter accedere alla regolarizzazione possa ritenersi conseguito se il lavoratore ha prestato servizio per tré anni su otto anche presso diverse amministrazioni pubbliche e non necessariamente presso lo stesso ente. L’intesa sui decreti, non a caso celebrata con molta enfasi su Twitter dal ministro della p.a. Marianna Madia, facilita la ripresa dei rinnovi contrattuali per i 3,2 milioni di dipendenti del pubblico impiego che, sulla base dell’accordo concluso tra governo e sindacati lo scorso 30 novembre, aspettano un aumento medio in busta paga di 85 euro lordi al mese. (da ItaliaOggi)
7 aprile 2017