Dodicimila mail. Un dipartimento dell’Università della Sapienza, quello di Statistica, mobilitato per analizzarle tutte. La riforma della pubblica amministrazione in quarantaquattro punti annunciata dal governo Renzi va avanti. I punti, in realtà, sono diventati quaranticinque. Ieri, a sorpresa, il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, ha aperto ufficialmente ad un programma di prepensionamento per i lavoratori del pubblico. Il meccanismo allo studio, «se ce ne sarà la necessità», sottolinea il ministro nella sua audizione alla Camera, prevede «brevi anticipazioni» rispetto ai requisiti della legge Fornero. Quanto brevi, lo specifica la stessa Madia, sei mesi al massimo un anno. In realtà già esistono norme per il prepensionamento degli statali regolate da una circolare del ministero della funzione pubblica reso noto qualche giorno fa. L’intervista alla web Tv del Sole
Ma si tratta di uscite per mandare a casa personale in esubero che non potrà essere sostituito. Il nuovo piano, invece, riguarda la staffetta generazionale, l’uscita di personale anziano per fare posto ai giovani.
Non è l’unica misura. Ci sarà anche, probabilmente, una proroga per la cosiddetta «opzione donna», la possibilità per le lavoratrici che scelgono di vedersi calcolata la pensione con il metodo interamente contributivo di lasciare il lavoro con i requisiti pre-Fornero.
Confermata anche l’abrogazione del trattenimento in servizio, ossia la possibilità di rimanere al lavoro per i due anni successivi quando si sono maturati i requisiti pensionistici (libererebbe al 2018 diecimila posti), e l’esonero dal servizio.
Quante persone potranno essere interessate? Molto dipende da quelle che saranno le indicazioni delle amministrazioni. Nelle settimane scorse, tuttavia, sul tavolo della Madia sarebbero arrivare le stime della Ragioneria dello Stato che indicano in 70-80 mila lavoratori i pubblici dipendenti che maturano i requisiti pre-Fornero.
LE NOVITÀ
Tuttavia prima del 13 giugno prossimo, giorno indicato per l’approvazione in consiglio dei ministri dei provvedimenti sul pubblico impiego, Madia incontrerà i sindacati. Un marcia indietro rispetto agli annunci della vigilia che volevano far esaurire il confronto con le parti nella consultazione on line lanciata sulla riforma.
Molti punti, in realtà, sono delicati. Non solo quelli sui prepensionamenti e sulla staffetta generazionale. Anche la parte della riforma che riguarda mobilità e dirigenti ha dei nodi complessi da sciogliere. I dirigenti, per esempio. Madia ha annunciato un meccanismo di « sali-scendi» per le loro retribuzioni. Saranno legate alla funzione, dunque si potrà passare da una retribuzione più alta ad una più bassa a seconda dell’impiego di volta in volta ottenuto. Tutti saranno inseriti in un ruolo unico. Chi resterà troppo a lungo nei ranghi senza incarico potrà essere licenziato. Quanto a lungo? La Madia ha spiegato che bisognerà pensare a dunque la permanenza dovrebbe essere più lunga di una legislatura (cinque anni).
La mobilità, infine. Dovrà essere « intercompartimentale», si dovrà poter passare da un ministero ad un Comune e viceversa, per esempio. Per risolvere le implicazioni di questa impostazione, il 29 maggio ci sarà un vertice politico con l’Anci e le Regioni. (Andrea Bassi – Il Messaggero)
Parla la ministra Madia: ecco perché la riforma della Pa andrà in porto. Ma si annuncia battaglia
«Noi questa riforma non la facciamo, come alcuni ministri prima di noi, contro i dipendenti pubblici, ma insieme ai dipendenti pubblici». Parola di Marianna Madia, ministra per la Pubblica amministrazione, che ai microfoni di Focus 24, la rubrica della web tv del Sole 24 Ore, spiega perché la riorganizzazione della Pa annunciata dal Governo Renzi abbia le carte in regola per diventare realtà. Il video
Madia: «I tempi sono maturi»
Il forte «commitment politico», insieme alla partecipazione dei cittadini e dei dipendenti, sono per Madia i fattori che non inchioderanno al palo anche questa riforma. «I tempi sono maturi, c’è la consapevolezza da parte di tutti che è una priorità». Lo dimostrano a suo avviso le 12mila e-mail arrivate come risposta alla consultazione online sulle linee guida della riforma, che si chiuderà il 30 maggio e che è stata voluta dall’Esecutivo al posto della classica concertazione: «Le stiamo selezionando e leggendo con cura anche con la collaborazione di un intero dipartimento di statistica dell’Università La Sapienza di Roma».
Dirigenti da valorizzare
«La più grande azienda di questo Paese, che è la Pubblica amministrazione – sostiene la ministra – deve avere alla sua testa dei dirigenti valorizzati perché questi stessi dirigenti sono il motore delle riforme che fa la politica e sono attuatori delle norme che danno servizi a cittadini e imprese». Va in questa direzione, per Madia, la volontà di creare «un mercato della dirigenza» con il ruolo unico e la valutazione all’interno del percorso di carriera.
I sindacati? «Non sono bypassati»
«Non stiamo bypassando i sindacati», precisa Madia, che ieri ha riferito di voler programmare un incontro prima del 13 giugno, data in cui il Consiglio dei ministri dovrebbe varare la riforma. «Stiamo consultando dipendenti pubblici e cittadini, e questo credo che sia un arricchimento anche per i sindacati». Da loro la ministra – che sempre ieri ha affermato come da qui al 2018 si potrebbero liberare 10mila posti nella pubblica amministrazione («uscite non traumatiche, non esuberi)» – si aspetta «suggerimenti, proposte e anche contestazioni puntuali sui contenuti della lettera che con il presidente del Consiglio abbiamo inviato a tutti».
Lanzillotta (Sc): «Riforma madre del cambiamento del Paese»
Linda Lanzillotta non ha dubbi: la riforma della Pa è cruciale per cambiare rotta. Ma la sua strada è lastricata di ostacoli “storici”, che si annideranno innanzitutto nel passaggio parlamentare: «Resistenze corporative, ritardi e svuotamento delle parti più forti». Per la senatrice di Scelta civica il premier Matteo Renzi «dovrà spendere tutto il suo peso politico, come e forse più che per le riforme istituzionali».
Dipendenti, dirigenti e Prefetti in trincea
Le resistenze sono già forti. Per Giovanni Faverin (Cisl Fp), «quello che ha fatto partire Renzi è un sondaggio veloce e superficiale su alcuni temi: ad esempio la questione dirigenza e corruzione, come si sta vedendo in questi giorni a Milano, è uno degli elementi sottovalutati». Silvestre Bertolini, presidente Cida, la confederazione dei manager pubblici e privati, contesta il tetto alle retribuzioni: «È un controsenso: noi vogliamo manager bravi e preparati ma non vogliamo pagarli per il loro merito». E i prefetti del Sinpref, tramite la viceprefetto Maria Santorufo, mettono in guardia dai rischi della riorganizzazione: «Quaranta prefetture potrebbero significare un preoccupante disarmo del territorio dello Stato». (Manuela Perrone -Il Sole 24 Ore)
La riforma della Pa, Madia: entro il 2018 possiamo liberare 10mila posti
Non si tratterà di esuberi, dunque non ci saranno licenziamenti. Ma la ministra Marianna Madia, in audizione alla Camera davanti alle commissioni Affari costituzionali e Lavoro, parla di «10mila posti nella pubblica amministrazione» che «potrebbero venire liberati da qui al 2018». Numeri che sono «stime prudenziali», aggiunge. «Io le chiamo uscite non traumatiche, non esuberi – spiega – e con l’inserimento di giovani. E non sono misure che non tengono conto del problema degli esodati, che rimangono sempre in cima all’attenzione del governo. La nostra P.a. non ha troppe persone, ma chi ci lavora ha un’età troppo elevata. Inoltre, certamente non c’è una buona distribuzione del personale». Motivo per il quale pensa a percorsi di mobilità interna: «La mobilità volontaria non riesce a funzionare – sottolinea Madia – Credo che la mobilità obbligatoria con alcune garanzie per i lavoratori, e non punitiva, debba essere valorizzata e attuata». Le uscite, dice, possono avvenire innanzitutto con l’abrogazione del trattenimento in servizio, cioè della possibilità di rimanere oltre la pensione. Non ci saranno baby pensionati, ma l’idea è di anticipare le uscite di 6 mesi o un anno. La ministra, prima di varare la riforma della P.a. nel Consiglio dei ministri del 13 giugno vedrà anche i sindacati (non sa ancora se singolarmente o tutti insieme), così come vagherà le proposte che stanno arrivando via mail dopo la consultazione lanciata dal governo, ma alcune linee guida sono già chiare. Per il presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano, «una buona notizia»: «Parte di quei 10mila posi potrebbe essere utilmente destinata all’occupazione dei giovani». I sindacati attendono la convocazione e sono disponibili al dialogo.
«Di mobilità si discute da anni, e non abbiamo alcun problema a riprendere il discorso – dice la segretaria della Cgil Funzione pubblica, Rossana Dettori – Se siamo in grado di distribuire meglio i servizi, bene. Quanto ai 10mila di cui parla la ministra, ci aspettiamo che ci spieghi i meccanismi di uscita». Madia continua: «È vero, in media ci sono troppi dirigenti, la riflessione che faremo partirà dai fabbisogni e dagli obiettivi di ogni singola amministrazione, è questo il cuore della riforma. Dobbiamo mettere mano alle direzioni generali che hanno un solo dirigente, Nell’ambito della staffetta generazionale nel pubblico impiego auspicata dalla ministra, il «rapporto 1 a 3» di cui si è tanto parlato «è un rapporto assolutamente variabile a seconda delle esigenze e delle competenze» di cui avranno bisogno le diverse amministrazioni perché «non ci sarà una proporzione fissa tra entrate e uscite».
Questo varrà « certamente per le amministrazioni centrali», spiega Madia, mentre sono in corso 5 tavoli tecnici sui principali temi delle riforma dai quali arriverà il 29 maggio una risposta da parte degli enti locali sulla possibilità di «allargare anche a loro» l’applicazione della riforma. «Non vogliamo fare un ragionamento rigido ribadisce la ministra – ma vogliamo intendere l’amministrazione come un unicum», tuttavia si tratta «di mettere le persone giuste al posto giusto nel momento giusto». Ad ogni modo, «ci sarà una regia forte centrale», conclude Madia perché, in particolare la mobilità, «finora non ha funzionato perché è mancato proprio questo». Nel frattempo, sono già arrivate oltre 12mila mail per la consultazione pubblica sulla riforma lanciata dal governo. «In settimana – dice Madia – diffonderemo un primo report». La consultazione si concluderà a fine mese. «Anticipare le uscite, far entrare dei giovani e distribuire meglio il personale». (Laura Matteucci – L’Unità)
15 maggio 2014