Il dramma del terremoto li ha ovviamente fatti passare in secondo piano, ma i nuovi decreti attuativi della delega sulla pubblica amministrazione restano confermati nel programma del Consiglio dei ministri, in programma oggi a meno di slittamenti dell’ultima ora a domani proprio per le conseguenze della gestione dell’emergenza. Questa, del resto, è l’ultima settimana utile per il primo via libera ai provvedimenti, dopo il rinvio deciso il 10 agosto. Il lavoro è stato lungo e anche ieri si sono tenute riunioni tecniche fino a sera per le ultime limature ai testi.
Il più discusso è quello che riscrive le regole per la dirigenza pubblica, introduce il meccanismo dei ruoli unici per Stato, Regioni ed enti locali all’interno dei quali le amministrazioni dovranno scegliere, con selezione pubblica, i dirigenti a cui conferire gli incarichi quadriennali, rinnovabili una sola volta a chi non sia incappato in una valutazione negativa. Proprio sui sistemi di valutazione si sono concentrati gli ultimi approfondimenti: l’obiettivo è di superare i difetti degli attuali meccanismi di valutazione dei risultati, che nei fatti premiano praticamente tutti e trasformano la retribuzione di risultato in una componente fissa della busta paga dei dirigenti, per passare a una situazione più “evoluta”, fondata su una griglia di misurazione di tutti gli aspetti centrali dell’attività del dirigente.
La griglia, com’è ovvio, troverà poi traduzioni operative su misura delle singole amministrazioni, e dovrà guidare l’esame dell’attività dei dirigenti da parte degli organismi interni di valutazione. Sull’efficacia reale di questo sistema si gioca una buona parte delle chance di successo della riforma, che punta a differenziare i trattamenti offrendo ai dirigenti più “brillanti” maggiori chance di ottenere incarichi e rinnovi e a sanzionare i meno capaci con tagli importanti in busta paga. Se la valutazione non funziona, è inevitabile che questa parte resti invece lettera morta, come accaduto a molte delle riforme del passato sul tema.
Il Consiglio dei ministri sarà poi chiamato ad affrontare la questione spinosa delle deroghe per i dirigenti di prima fascia, e più in particolare per i direttori generali dei ministeri che hanno mosso più di un’obiezione all’idea di entrare nel gioco degli incarichi insieme a tutti gli altri una volta scaduti i loro contratti attuali. L’ipotesi finora più gettonata punta a una selezione che almeno all’inizio tenga conto, nei bandi che saranno pubblicati dalle amministrazioni, della carriera già svolta in funzioni apicali per un determinato periodo di tempo, in modo da aprire una corsia preferenziale a chi è già stato titolare di incarichi di vertice. Sul peso e sulla durata di questa deroga, comunque, deciderà il Consiglio dei ministri fra le varie opzioni preparate dai tecnici.?Cdm che potrebbe essere chiamato a vagliare anche l’inserimento all’interno dello stesso?Dlgs della proroga per l’età di pensionamento dei magistrati fissata a 70 anni. La modifica è data in arrivo fuori sacco sul tavolo del?Cdm; resta da decidere il veicolo in cui inserirla: un decreto ad hoc oppure il Dl deflattivo del contenzioso in?Cassazione a cui sta lavorando da settimane il ministero della Giustizia.
A Palazzo Chigi approderanno poi in prima lettura il decreto che riforma le camere di commercio, portandole da 105 a 60 e chiedendo a Unioncamere di scrivere entro sei mesi un piano di razionalizzazione, e i provvedimenti su enti di ricerca e comitato paralimpico.
Il Sole 24 Ore – 25 agosto 2016