Per la flessibilità in uscita viene confermata una manutenzione forte dell’articolo 18, che dieci anni fa il governo Berlusconi non riuscì a modificare. Diritto al reintegro resta per i licenziamenti discriminatori.
«Ognuno deve cedere qualcosa rispetto al proprio legittimo interesse di parte». È in queste parole, pronunciate dal presidente del Consiglio Mario Monti, davanti alla platea degli industriali a Milano, l’esatta fotografia della posizione del governo a poco meno di 72 ore dal vertice convocato a palazzo Chigi con le parti sociali.
La priorità è l’accordo condiviso da tutti. Ma la priorità assoluta è la riforma del mercato del lavoro. Parole nette, che il premier non ha usato con l’approccio dei “negoziatori” ma di chi ha chiara qual è l’attesa dell’Europa e dei mercati.
Il testo della riforma che ha messo a punto Elsa Fornero è quello adeguato per ridurre il dualismo del nostro mercato del lavoro. C’è stato addirittura un endorsement del premier per il suo ministro del lavoro: «Se le pressioni corporative o se i suoi colleghi ministri o il suo presidente dovessero chiederle un passo indietro – ha detto – Elsa Fornero dovrebbe con lo stile e la determinazione che la caratterizzano, abbandonarli al loro destino. Ebbene, temo che non possa abbandonarci al nostro destino».
Monti martedì prossimo siederà al fianco di Elsa Fornero per presiedere la riunione con le parti sociali. «Pregherò il ministro del Lavoro di avere ancora un po’ più presente l’interesse per il futuro e per i giovani».
Dunque si va avanti, trattando fino all’ultimo minuto ma senza cedere sull’impianto complessivo della riforma. I contratti flessibili in entrata verranno resi più onerosi ma nessuno verrà cancellato, gli ammortizzatori sociali saranno resi più “universali” con l’introduzione dell’Assicurazione sociale per l’impiego che tutelerà anche collaboratori e apprendisti e che manda in pensione per sempre le vecchie indennità di mobilità e di disoccupazione.
E per la flessibilità in uscita viene confermata una “manutenzione forte” dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che dieci anni fa il governo Berlusconi non riuscì a modificare. Il diritto al reintegro resta com’è solo per i licenziamenti discriminatori. Nei casi di licenziamenti disciplinari sarà il giudice a decidere tra reintegro e indennizzo mentre per quelli basati su ragioni economiche resterà solo l’indennizzo (20 o 24 mensilità).
Dopo il Convegno di Confindustria, Elsa Fornero s’è riunita con le parti sociale per due ore filate. Nessun commento ufficiale all’uscita ma chi c’era ha detto che la sua posizione resta fin troppo chiara: si punta all’accordo perché si vuole fare una riforma basata su un accordo condiviso da tutti. Altrimenti si farà solo la riforma, settimana prossima, entro venerdì.
ilsole24ore.com – 17 marzo 2011