Il premier in conferenza stampa: “Riforma provoca risentimenti ma per la maggioranza degli italiani è necessaria”. Poi aggiunge: “Imprese hanno paura di assumere perché è molto difficile licenziare”. “Il governo ha forte consenso, i partiti no”.
Quella del mercato del lavoro “e’ una riforma che comprensibilmente provoca risentimenti e accese discussioni, ma ho l’impressione che la maggioranza degli italiani lo veda come un passo necessario, nell’interesse dei lavoratori, rispetto a un sistema che scoraggia le aziende e anche gli investitori esteri”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio Mario Monti in una conferenza stampa a Tokyo, ospite del gruppo editoriale economico Nikkei.
Davanti a una platea interessata alla evoluzione italiana e dell’Eurozona (oltre 2 mila le richieste pervenute per assistere alla conferenza) Monti ha illustrato l’azione del suo esecutivo, soffermandosi sulla riforma del lavoro sulla quale -ha spiegato- “il Parlamento presto iniziera’ una discussione che spero si concluda prima dell’estate”. “Ho fiducia nel fatto che la riforma passera’” ha aggiunto, anche perche’ l’accoglienza avuta dalla “riforma delle pensioni mi fa ben sperare”.
Il premier ha ricordato che “ci sono parti della riforma accettate da tutti” e sono “ma non e’ sorprendente, quelle che implicano spesa pubblica”. Ma, ha ricordato, “ce ne sono altre parti che sono strettamente complementari” come quelle sull’articolo 18 “e che sono una medicina amara da ingoiare”. “Abbiamo l’obbligo dell’equilibrio” fra gli interventi, ha sottolineato Monti, ricordando come il governo abbia gia’ introdotto “qualcosa di simile a una tassa sulla ricchezza”. “Non puntiamo ad alterare l’equilibrio di poteri o la distribuzione delle entrate, togliendole ai lavoratori per darle alle imprese”. “Credo nella persuasione”, ha detto ancora ricordando che comunque la riforma alla fine “e’ per i lavoratori, soprattutto per i giovani e i disoccupati”.
Parlando ancora di lavoro, Monti strappa un sorriso al compassato pubblico giapponese affermando che l’Italia è diventato “un paese mediterraneo molto nordico”. Con la riforma infatti, spiega, “abbiamo ridotto la distanza dal cosiddetto sistema della flex security” in vigore nei paesi scandinavi come la Danimarca. Una evoluzione, spiega, che “significa meno protezione del posto di lavoro, rispetto a quella attuale in Italia e una maggiore protezione di chi perde il lavoro”.
Quanto alla riforma, spiega, punta a “una drastica riduzione della segmentazione del mercato fra lavoratori che oggi sono molto protetti e una totale assenza di protezione soprattutto fra i giovani” che trovano problemi a entrare nel mondo del lavoro “perche’ le imprese hanno paura di assumere dal momento che e’ molto difficile licenziare anche per ragioni economiche”.
La legislazione sul lavoro, ammette Monti, “non e’ la sola ragione dei pochi investimenti stranieri in Italia degli ultimi 10-15 anni, il paese cresce meno anche per l’assenza di infrastrutture, ma il mercato del lavoro ha un ruolo anche in questo”.
“Nonostante il calo degli ultimi giorni, a causa delle misure sul mercato del lavoro, il governo gode di un forte consenso nei sondaggi di opinione, ma i partiti no” ha poi aggiunto Monti sottolineando come quella dell’esecutivo tecnico “e’ e deve essere un’eccezione, quindi la vita politica tornera’ ai partiti”. Ma questi, ha aggiunto, “quando torneranno al potere saranno un po’ diversi perche’ piu’ consapevoli di prima rispetto alla richiesta di governance da parte degli italiani, mentre in passato l’offerta e’ stata carente”. “I partiti politici – ha aggiunto – hanno visto come l’opinione pubblica sia piu’ matura di quanto pensassero: la gente sembra apprezzare un modo meno esasperato di gestire le questioni”.
Monti ha comunque difeso la stabilita’ del sistema politico italiano evidenziando come la nascita del suo governo sia legata alla “consapevolezza delle forti difficolta’” in cui si trovava il paese, e anche grazie “al consenso del mio predecessore”, ovvero Silvio Berlusconi. A questo proposito, ha sottolineato Monti, “non e’ facile trovare un leader che si dimetta senza essere stato battuto in Parlamento”.
“Spero che questo sia un anno di trasformazione per Italia – ha detto il premieri taliano – non solo per rimediare alle cause della crisi, per consolidare la situazione finanziaria e per porre le basi di una crescita piu’ forte”.
Alla platea di investitori ed economisti giapponesi nella sede del gruppo Nikkei di Tokyo, Monti lancia un messaggio rassicurante. “Chi avesse comprato nello scorso novembre titoli italiani, avrebbe fatto un buon affare. Ma c’e’ ancora spazio per farlo” perche’ l’Italia oggi “e’ una risposta alla crisi, anziche’ un fattore che la aggrava”. “Ecco perche’ -ha aggiunto Monti – cio’ che facciamo in Italia e’ seguito con tanto interesse” all’estero, ricordando di avere “ieri a Seoul toccato con mano quanto piu’ che in passato fosse alto l’interesse per l’Italia”.
Monti ha ricordato come “i giapponesi abbiano in pratica azzerato gli investimenti” sul debito italiano, e addirittura “alcuni di questi hanno esteso le vendite ad altri titoli in euro, persino in Bund, per mancanza di fiducia nella governance dell’Eurozona”.
Eppure, ha sottolineato il premier, “in termini di disciplina fiscale l’Eurozona e’ piu’ virtuosa di Stati Uniti, Regno Unito o Giappone” visto che “ha un debito aggregato e un rapporto debito/Pil notevolmente piu’ basso”. Agli investitori nipponici Monti ha ricordato “il sostegno in Parlamento” al suo governo da parte “di tre partiti che fino a poco tempo fa non si parlavano” in toni cosi’ costruttivi: e questo ha permesso che le misure fin qui adottate “siano andate avanti senza problemi”.
Adnkronos/IGN – 28 marzo 2012