Rilanciare l’aziendalizzazione. Più ticket (ma equi veramente). Meno Lea. È quanto suggerisce la Fiaso in un documento consegnato a Balduzzi per esprimere il punto di vista delle Asl e Ao sull’efficienza e la sostenibilità del Ssn. “Altrimenti, entro il 2013, quasi tutte le Regioni saranno in deficit”.
Basta tagli lineari. Se si vuole salvare il Ssn, “separare la politica dalla gestione, individuare le resistenze al cambiamento, rifiutare fermamente la politica del contenimento dei costi attraverso tagli indifferenziati che mortificano l’efficienza”. Quindi, avviare una “nuova fase di slancio del processo di aziendalizzazione della sanità italiana”. Altrimenti, entro il 2013 quasi tutti le Regioni rischiano di essere sottoposte a Piano di rientro.
È l’allarme, e la ricetta, espressi dalla Fiaso in un documento consegnato al ministro della Salute, Renato Balduzzi, per esprimere il punto di vista delle Asl e Ao sull’efficienza e la sostenibilità del Ssn. Ma quali sono, secondo la Fiaso, gli strumenti più idonei a garantire la sostenibilità del Ssn? “L’aumento delle risorse disponibili e/o con la riduzione delle prestazioni” attraverso la revisione dei Lea. E poi “il miglioramento del governo della domanda e l’efficienza dei produttori” di servizi.
Più ticket, dunque. E di peso “significativo”. Una scelta inderogabile, secondo la Federazione delle Aziende sanitarie e ospedaliere presieduta da Giovanni Monchiero. Che tuttavia sottolinea come la compartecipazione alla spesa da parte del cittadino debba essere veramente equa. Il che, per la Fiaso, significa abbandonare il sistema basato sulla sola dichiarazione dei redditi per abbracciare, invece, un sistema che tenga conto del “tenore di vita reale dei singoli utenti”. Un passaggio necessario in “un paese in cui l’evasione fiscale è capillarmente diffusa e la dichiarazione dei redditi non costituisce indice attendibile delle disponibilità economiche dei cittadini”, sottolinea la Fiaso nel documento.
Per salvare la sostenibilità del Ssn non basta però questo. Anzi. “Il pilastro della sostenibilità del Ssn è il recupero di efficienza”. La “qualità e l’efficacia”. Sottolinea la Fiaso aggiungendo che “le Aziende sanitarie italiane sono pronte a rispondere in modo responsabile” a questo obiettivo, contro una situazione attuale che, di fronte alle difficoltà, ha visto le Regioni reagire con “operazioni di ingegneria istituzionale, aggregando le Aziende sanitarie e accentrando molte decisioni gestionali”. Per raggiungere l’obiettivo, dunque, secondo la Fiaso occorre “separare la politica dalla gestione, individuare le resistenze al cambiamento, rifiutare fermamente la politica del contenimento dei costi attraverso tagli indifferenziati che mortificano l’efficienza” e “un’azione più incisiva di coordinamento e di indirizzo nazionale pur in un contesto di consolidata ed irreversibile regionalizzazione”.
Un nodo fondamentale da affrontare, sarà poi quello del personale. “In questi anni – scrive la Fiaso – il recupero di risorse sulla voce personale è stato perseguito con il sistema dei tagli orizzontali e il blocco del turn over”. Scelte che hanno “via via ridotto le capacità di risposta del sistema e costretto il personale del Ssn a turni straordinari di lavoro che possono mettere a rischio lo stesso atto assistenziale da parte degli operatori”. La soluzione, invece, per la Fiaso, è “razionalizzare della rete di offerta dei servizi che consente di mantenere gli standard assistenziali senza incrementi di personale”. Ma le politiche di contenimento del costo del personale devono anche “tener conto dell’usura del personale”, del “veloce slittamento sulle classi di età” e della “marcata femminilizzazione delle coorti più giovani”. Ma per garantire anche un più appropriato impiego dei medici di medicina generale, secondo la Fiaso, non si potrà prescindere anche da “una radicale revisione della logiche che ispirano le Convenzioni”.
Altro nodo, quello dei debiti della Aziende Sanitarie nei confronti dei fornitori che, spiega la Fiaso, sono stimati in circa 40 miliardi di euro. “E’ eticamente inaccettabile ed economicamente devastante che lo Stato si faccia finanziare dai propri fornitori”, stigmatizza la Fiaso. Anche considerato che i produttori “sono in crescente difficoltà, specie quelli di servizi, i cui fattori produttivi sono rappresentati in modo principale dal personale”. “In un recente decreto – conclude la Fiaso -, il Governo ha imposto alla pubblica amministrazione di rispettare i termini di pagamento”. Ma “senza un intervento sulla cassa, la norma sui pagamenti resterà una grida manzoniana. E di leggi inapplicabili non ce n’è proprio bisogno.
quotidianosanita.it – 22 marzo 2012