A tracciare i binari su cui correrà la legge di bilancio saranno due passaggi. Il primo è la Nadef, che dovrebbe arrivare in consiglio dei ministri fra martedì e mercoledì con le prime indicazioni su tempi e modalità di utilizzo dei fondi Ue. Entro metà ottobre, poi, dovrà chiudersi il confronto con Bruxelles per definire il percorso tecnico da seguire per utilizzare in legge di bilancio una quota del programma ancora da formalizzare a livello europeo. Nel frattempo, dovrà essere definita la prima architettura del Recovery Plan italiano, che in parallelo alla manovra sarà al centro dei negoziati con la Commissione in vista della presentazione del Piano ufficiale a gennaio.
La riforma fiscale vera e propria, però, dovrà poggiare su risorse italiane, come ribadito in più occasioni dallo stesso ministro dell’Economia Gualtieri. Per questa ragione si intensifica il lavoro tecnico sul riordino delle spese fiscali, in attesa di una decisione politica che fin qui non è arrivata. Anche perché servono tre miliardi per confermare le misure in vigore da luglio. Simile lo scenario per l’avvio dell’assegno unico per la famiglia, anch’esso destinato a seguire una progressione a tappe per la difficoltà di trovare da subito gli almeno 7 miliardi necessari alla sua introduzione a regime. Anche in questo caso la raccolta delle risorse poggia su un riordino dei tanti bonus sparsi qua e là nella legislazione, che però andranno affiancati da una copertura aggiuntiva. Il governo punterebbe a 5 miliardi, ma la strada sembra in salita.
Lo snodo essenziale per una manovra che deve ancora trovare anche una dimensione di massima (sul tavolo ci sono diverse ipotesi da un minimo di 20-25 miliardi, su cui ragiona il Mef, a un massimo di 30-35 su cui spingono i partiti) è in ogni caso la possibilità di mettere a bilancio almeno una prima tranche degli aiuti europei per l’innovazione delle imprese, investimenti pubblici e lavoro. La strada potrebbe essere quella di una serie di norme subordinate alla successiva approvazione comunitaria, come accade per le regole sugli aiuti di Stato (Sole 24 Ore di martedì e mercoledì). Un’intesa almeno informale con la Commissione Ue è indispensabile al governo per supportare le stime di crescita, chiamate a garantire la riduzione del debito/Pil: per il 2021 non c’è problema, perché già il tendenziale segna un rimbalzo del 5,5-5,6% (Sole 24 Ore di domenica) a cui agganciare un limitato effetto espansivo della manovra. Ma per il 2022-2023 serve più spinta.