Si tratta sulla riforma del mercato del lavoro. A quanto pare, il mezzo terremoto elettorale prodotto dalle amministrative suggerisce ai partiti della maggioranza di accelerare sulla riforma Fornero, in discussione al Senato.
E così è stato: nel corso di un incontro riservato con il ministro del Lavoro Pdl, Pd e Terzo Polo hanno più o meno concordato un pacchetto ristretto di modifiche al testo che dovrebbe permettere un iter ragionevolmente veloce all’esame parlamentare della legge.
Le novità riguarderanno la flessibilità in entrata, con cambiamenti – ancora da definire nei dettagli – che renderanno meno stringente il giro di vite contro i contratti a termine e le partite Iva (per le qualifiche professionali più alte) che nascondono lavoro dipendente stabile. In particolare si ridurrà il lasso di tempo di «fermata» obbligatoria tra la fine di un contratto a tempo determinato e il suo rinnovo.
Se vogliamo, si tratta anche di una risposta alle sollecitazioni venute dalla Commissione Europea e rilanciate ieri dal commissario europeo agli Affari economici 011i Rehn («Un ritardo nella riforma può danneggiare l’Italia nell’attuale fase di tensione dei mercati»). Un messaggio che in particolare il Pd ha deciso di cogliere: in una riunione mattutina il partito di Bersani ha deciso così di «stringere», anche a costo di accettare mediazioni con il resto della maggioranza.
Dalla riunione, tenutasi nell’ufficio del capogruppo Pdl a Palazzo Madama Maurizio Gasparri (presenti i capigruppo Pd Anna Finocchiaro e Udc Giampiero D’Alia, i due relatori Maurizio Castro e Tiziano Treu e il ministro Elsa Fornero) è dunque uscita la decisione di introdurre alleggerimenti a favore delle aziende sulla flessibilità in entrata.
Richieste delle associazioni degli imprenditori fortemente volute dal Pdl e contrastate dai sindacati. Ma su cui All’ano, Ber-sani e Casini avevano già dato il loro via libera. Si tradurranno in emendamenti dei relatori, dopo alcune verifiche tecniche imposte dal ministro Fornero. Niente da fare invece per un’altra proposta Pdl, tesa a facilitare i licenziamenti disciplinari. A questo punto, la Commissione Lavoro – che si sarebbe dovuta riunire stamattina alle 9 – è stata sconvocata e si riunirà direttamente nel pomeriggio, proprio per dare il tempo ai relatori di scrivere gli emendamenti, che quindi potrebbero essere presentati nella seduta prevista per le 15. Intanto la commissione Bilancio, che deve esprimersi sulla copertura finanziaria di tutti gli emendamenti, ha avviato l’esame giungendo all’articolo 8.
Quindi gli emendamenti su cui c’è il parere potranno essere messi al voto nella commissione Lavoro già nel corso della seduta di domani.
I sindacati invece chiedono al governo di «cambiare marcia, di cambiare politica economica» e per la prima volta decidono di scendere il piazza sabato 2 giugno, il giorno della festa della Repubblica. «Senza risposte il lavoro non ce la fa», ha spiegato ieri Susanna Camusso. Che con Cisl e Uil chiede innanzitutto una sterzata sul fisco.
La Stampa – 9 maggio 2012