Arriverà domani notte il primo sì parlamentare alla riforma del mercato del lavoro. La competente commissione del Senato, impegnata nell’esame del provvedimento del governo, prevede infatti di effettuare da stasera una vera e propria maratona, in modo da licenziare il testo nella seduta notturna convocata domani, così che dalla settimana successiva il disegno di legge passi all’aula.
Il rush serve a far sì che sul testo definitivo si esprimano per i previsti pareri le altre commissioni coinvolte entro questa settimana, così che dalla prossima il disegno di legge approdi in aula. Dopo settimane di attesa, l’accelerazione arriva grazie all’accordo tra Pdl e Pd maturato giovedì scorso, e formalizzato negli emendamenti dei due relatori, Maurizio Castro (Pdl) e Tiziano Treu (Pd). Il Pdl incassa una maggiore flessibilità in entrata, il Pd importanti tutele per i precari, co- me il salario di base per i co.co.pro e un indennizzo una tantum per i parasubordinati che perdono il lavoro. Ieri intanto la Corte dei Conti è intervenuta con la sua relazione annuale sul fronte perennemente caldo del costo del lavoro pubblico e sull’efficienza della burocrazia italiana sottoposta negli ultimi anni a una cura dimagrante e a un ridimensionamento degli stipendi. La Corte ha lanciato l’allarme sui «reiterati tagli lineari agli organici» che rischiano di avere «inevitabili, negativi riflessi sulla quantità e qualità dei servizi» ed ha espresso dubbi sull’intesa sottoscritta fra Governo, enti locali e sindacati a maggio e sulla capacità dell’attuale sistema di collegare premialità individuale e aumento di produttività del settore pubblico. «Le perplessità espresse dalla Corte dei Conti sull’incapacità dell’attuale sistema di collegare premialità individuale e aumento di produttività del settore pubblico so- no le stesse che ci inducono a intervenire per far sì che questo meccanismo possa realizzarsi nella pratica» ha commentato il ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi assicurando che: «premiare i migliori e aumentare la produttività sono le nostre priorità». Nel mirino della Corte di Conti anche i permessi sindacali. Fra aspettative e permessi sindacali nel 2010 – stigmatizzano i magistrati contabili – è come se 4.569 lavoratori pubblici non avessero lavorato per un anno: un dipendente ogni 550 in servizio. Il costo per l’erario è stato stimato in 151 milioni. Al termine del 2010, si legge ancora nella relazione, i dipendenti in servizio preso tutte le pubbliche amministrazioni con rapporto di lavoro a tempo indeterminato sono diminuiti dell’1,9%, calo che fa seguito a quello di analogo valore del 2009. 11 rapporto tra Pil e spesa per i redditi dei dipendenti pubblici è in continuo calo e raggiungerà, nel 2014, un valore pari al 10%.
L’Adige – 15 maggio 2012