Le Nazioni Unite intervengono ancora sull’inquinamento da PFAS, che viola il diritto internazionale. Dopo l’indagine condotta nel 2021 a Trissino, ora si occupano della situazione ambientale e sanitaria in Nord Carolina, dove nella località Cap Fear insistono tre differenti impianti che producono e utilizzano PFAS. Al centro dell’attenzione anche il commercio dei rifiuti che contengono Gen X dall’Olanda, commercio che nel 2014 era stato autorizzato sul territorio Veneto.
Le Nazioni Unite (ONU) sono intervenute durante il fine settimana festivo e hanno riconosciuto che la crisi di contaminazione da PFAS che si sta verificando nella regione di Cape Fear, nella Carolina del Nord, è una violazione da parte degli Stati Uniti del diritto internazionale sui diritti umani.
Non è la prima volta che le Nazioni Unite intervengono sull’inquinamento industriale da PFAS e i rischi per la salute umana e dell’ambiente. Due anni fa il dottor Marcus Orellana, funzionario ONU, si era occupato infatti della vicenda Veneto, con un sopralluogo sul sito Miteni, accompagnato dai carabinieri del NOE, e aveva avuto colloqui con esponenti del movimento “Mamme no PFAS”.
Nel giorno del Ringraziamento, le Nazioni Unite hanno pubblicato cinque lettere inviate a DuPont, Chemours, Corteva, Stati Uniti e Paesi Bassi a settembre. Queste lettere erano in risposta diretta a una comunicazione presentata in aprile dalla Environmental Law Clinic di Berkeley Law per conto di Clean Cape Fear, un gruppo comunitario di base locale che ha attivato una richiesta di risarcimento per violazioni dei diritti umani associate all’esposizione a PFAS provenienti dalla struttura di Chemours Fayetteville Works.
Secondo il protocollo delle Nazioni Unite, le lettere sono state rese pubbliche 60 giorni dopo l’invio per dare ai destinatari il tempo di rispondere alle accuse. Tre destinatari hanno risposto alle lettere delle Nazioni Unite: Chemours, Paesi Bassi e Corteva. Gli Stati Uniti e DuPont devono ancora rispondere.
Le lettere delle Nazioni Unite a Chemours, DuPont e Corteva esprimono “seria preoccupazione per quanto riguarda i diritti umani e l’impatto ambientale” delle attività associate a Fayetteville Works. Tali preoccupazioni includono “apparente disprezzo per il benessere dei membri della comunità”, “soppressione mirata e occultamento delle informazioni sul carattere tossico dei PFAS” e “incapacità di assumersi pienamente la responsabilità e affrontare adeguatamente gli impatti negativi” sulle comunità nella parte inferiore del Cape Fear.
Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha inoltre affermato: “Restiamo preoccupati che queste azioni violino il diritto alla vita dei membri della comunità, il diritto alla salute, il diritto a un ambiente sano, pulito e sostenibile e il diritto all’acqua pulita, tra gli altri”.
“Siamo grati di vedere le Nazioni Unite agire a nome di tutti i residenti nella nostra regione che soffrono per decenni di abusi dei diritti umani legati alla nostra crisi di contaminazione da PFAS”, ha affermato Emily Donovan, co-fondatrice di Clean Cape Fear.
Nella lettera inviata ai Paesi Bassi, le Nazioni Unite si sono concentrate sulle esportazioni di rifiuti PFAS dallo stabilimento di Dordrecht di Chemours nell’Unione Europea a Fayetteville Works nella Carolina del Nord.
Tale esportazione ha riguardato in passato anche l’impianto Miteni di Trissino, in seguito ad autorizzazione Bur n. 96 del 07/10/2014 (Codice interno: 282303) DECRETO DEL DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO AMBIENTE n. 59 del 30 luglio 2014. La Regione Veneto era stata messa a conoscenza da una precisa richiesta delle Autorità Olandesi riguardante le misure prese per contenere il rilascio di GenX. I Paesi Bassi riconoscono che i PFAS devono essere regolamentati come classe chimica e sta sollecitando questo approccio all’Agenzia europea per le sostanze chimiche come politica a livello dell’UE
Per quanto riguarda le esportazioni di rifiuti GenX a Fayetteville Works, i Paesi Bassi riconoscono che l’esportazione di rifiuti verso nazioni che non sono parti della Convenzione di Basilea sul controllo dei movimenti transfrontalieri di rifiuti pericolosi e sul loro smaltimento (come gli Stati Uniti) è consentita solo per le esportazioni destinate al recupero e al riutilizzo e “vieta le esportazioni destinate allo smaltimento”.
Il mese scorso, Bloomberg Law ha riferito che Chemours riconosce che meno della metà dei liquidi che riceve da Dordrecht sono GenX recuperabili e che “i residui rimanenti vengono inceneriti in strutture statunitensi autorizzate”. Ciò probabilmente viola la Convenzione di Basilea.
Maggiori informazioni sull’azione dell’ONU e sulla tossicità del Gen X possono essere reperite dai seguenti siti:
UN Probes DuPont, Chemours Over Human Rights Harms From PFAS (3) (bloomberglaw.com) [Bloomberg national story]
https://www.epa.gov/chemical-research/human-health-toxicity-assessments-genx-chemicals
A cura del Sivemp Veneto – riproduzione ammessa solo citando la fonte