Approvato (sotto minaccia Ue) il decreto «Salva Napoli». Il ministro: «Scelta obbligata». De Magistris ringrazia, Zaia furioso: «Vittoria dei prepotenti»
VENEZIA — Le domeniche dei negozi. Le concessioni delle spiagge. E adesso, pure i rifiuti di Napoli. Ora, sarà anche un caso, per carità, però ogni volta che mette mano alla penna, e firma un decreto, il governo Monti finisce per far dispetto al Veneto. O meglio, alla Regione Veneto ed al suo governatore. L’ultimo, sempre nel filone «la scampi chi può», si chiama «Salva Napoli» e prevede la possibilità di trasferire al di fuori della Campania (che ancora non ha un Piano rifiuti), e fino alla fine del 2012, la spazzatura che ammorba le strade di Napoli, aggirando il sì politico delle altre Regioni perché sarà sufficiente l’accordo con le società che gestiscono gli inceneritori. Una scelta obbligata, spiega il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, che il 25 gennaio incontrerà il commissario europeo Janez Potonick, dal momento che lo Stato rischia di dover pagare altrimenti «una multa da 500 mila euro al giorno che durerà fino a quando non si risolverà l’emergenza». Gli euro, in realtà, sarebbero 516 mila ma poco cambia, la sostanza è che ormai l’Italia agisce solo sotto minaccia ed ogni due per tre deve fare i conti con un ordine dell’Unione Europea. Che non dà vie di scampo.
In questo caso, si tratta di presentare entro domani un dossier convincente a Bruxelles. Fermi i controlli ambientali sul ciclo dei rifiuti, il decreto equipara gli scarti lavorati dagli stabilimenti di tritovagliatura ed imballaggio (gli Stir) a quelli «speciali», così che, come quest’ultimi, possano essere spediti fuori regione, cosa prima vietata. Secondo un indiscrezione apparsa ieri su Il Giornale, il provvedimento «non comporterà oneri per la finanza pubblica dal momento che i costi di queste operazioni sarebbero posti a carico della tariffa provinciale». Soddisfatto il sindaco di Napoli Luigi de Magistris («Si va nella direzione giusta, ora potremo lavorare con maggior tranquillità »),meno il governatore del Veneto Luca Zaia, da sempre contrario all’arrivo della monnezza campana: «Questo decreto è un regalo al centralismo e all’inefficienza e pone una pietra tombale su ogni ipotesi di riforma federale dello Stato. Se le Regioni virtuose dovranno farsi carico, ancora una volta, delle inefficienze, degli sprechi, del disordine degli altri, non solo verrebbe meno il principio di uno Stato responsabile ma la daremmo vinta ai prepotenti».
Qualcuno penserà: sarebbe meglio attendere l’arrivo dei camion, prima di partire lancia in resta. Il punto è che alcuni termovalorizzatori veneti, in passato, già si erano detti pronti a «fare la loro parte». Parola dei tecnici, attenti alla saturazione delle linee, all’efficienza dell’impianto, al business e alle tariffe, che stridono però alle orecchie della politica, che non vuol vedere i suoi collegi elettorali ridotti a discarica di Napoli. Per dire, a Padova i rifiuti di Napoli già sono arrivati: 2.106 tonnellate, tra marzo e aprile. Ma erano «speciali» dunque nulla di strano. Anche Rovigo si era detta interessata e pure Fusina, con l’amministratore Adriano Tolomei, anche se ora il direttore Andrea Razzini frena: «Decideranno i nostri azionisti, i Comuni. Ma noi siamo piccoli, il nostro bacino è provinciale. Penso che questa nuova possibilità data dal governo verrà sfruttata soprattutto dagli impianti più grandi, alle prese con la crisi: meno consumi, meno rifiuti. E le linee, in qualche modo, si devono pur riempire».
Corriere veneto – 14 gennaio 2012