A un anno dalla laurea oltre l’81% di medici e professionisti della salute lavora. Un record al confronto degli altri laureati, occupati in modo stabile solo nel 36% dei casi.
Tra le 22 professioni sanitarie non mediche il 93% degli infermieri a un anno dalla laurea lavora, mentre “solo” il 56% dei tecnici di fisiopatologia cardiocircolatoria è occupato. Il 98,6% dei medici a tre anni dalla laurea si sta specializzando ed è retribuito, ma il 36,5% di dottori – quasi tutti quelli che hanno concluso il corso di medicina generale e sono tornati all’università per una specializzazione – in media è già a tempo indeterminato.
A tracciare il quadro e stilare la classifica dell’occupazione per le professioni di area medica (quelle che fanno capo alle facoltà di medicina) è per Il Sole-24 Ore Sanità Angelo Mastrillo, esperto dell’Osservatorio delle professioni sanitarie del Miur e segretario della Conferenza dei corsi di laurea delle professioni sanitarie. Mastrillo ha analizzato i dati Almalaurea e Cilea, il consorzio tra le università di Milano, Milano Bicocca, Pavia, Brescia, Varese, Palermo, Pisa.
Nelle università del Nord per le professioni sanitarie il lavoro a un anno dalla laurea è sempre sopra la media (84%), ma al Sud per i 22 profili resta indietro Catanzaro che rispetto al 93,4% di occupati di Padova, prima in classifica, ha solo il 63,4% di laureati già al lavoro. Dato confermato sempre per le professioni da quello regionale: la Calabria è il fanalino di coda con il 63% di occupati, mentre in testa ci sono Piemonte (93%), Liguria, Veneto e Lombardia (92 per cento).
Per i medici invece la geografia non conta e se al Sud c’è qualche “disoccupato” in più, il livello occupazionale è sempre molto al di sopra di quello di tutte le altre lauree a ciclo unico.
Tra le professioni di area medica (28mila “profili” e circa 9mila medici), insomma, la parola “disoccupazione” è rara e medici, infermieri e operatori sanitari battono tutte le altre attività nei livelli occupazionali come in quelli retributivi, visto che la media di incasso mensile, sempre a un anno dalla laurea è già oltre i 2mila euro, contro i poco più di mille delle altre professioni.
«I dati – spiega Mastrillo – dicono che in media l’83% dei professionisti sanitari lavora a un anno dalla laurea. Tasso che si stacca nettamente dal valore medio del 45% dell’insieme di tutti gli altri gruppi disciplinari». Ad esempio, nota Mastrillo, la cosiddetta “ultima in classifica” tra le professioni, con il 56% di occupazione, è comunque superiore alla seconda in classifica generale, ovvero al 43% del gruppo di educazione fisica e al 41% del gruppo disciplinare dell’insegnamento. «Va inoltre considerato – aggiunge – che il tasso occupazionale delle professioni sanitarie sale al 95% nel corso dei successivi 3 anni dal conseguimento del titolo».
E anche per gli ultimi posti nella classifica occupazionale Mastrillo dà una spiegazione. A esempio per il tecnico di neurofisiopatologia (62%), «la causa è nota e anche già risolta», afferma. «Si tratta dell’eccessiva offerta formativa annuale di 250 posti nel triennio 2004-2006 per sostituire circa 500 infermieri; esubero che, tuttavia, è stato ridotto a circa 140 dal 2007, proprio in coerenza con gli sbocchi occupazionali».
Per i medici invece nessun problema: «La specializzazione è un lavoro retribuito e deve essere considerato tale, anche se a termine (5 o 6 anni) – spiega Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario nazionale e della conferenza nazionale dei presidenti di corso di laurea specialistica in Medicina e chirurgia – e la specializzazione è comunque a tutti gli effetti la “porta del lavoro”, senza eccezioni». E la conferma arriva dal gradimento dei medici: il 99% è convinto dell’efficacia della laurea per l’occupazione (solo lo 0,8% ne dubita) e dovendo dare un voto da 0 a 10 alla soddisfazione per il lavoro svolto, la media è 8,2. Come dire: i medici proseguono tutti gli studi post-laurea, ma il lavoro davvero non manca e la soddisfazione per quel che fanno è pressoché totale.
Ilsole24ore.com – 20 giugno 2011