Pronti i piani di riduzione delle spese dei ministeri presentati a Palazzo Chigi: l’obiettivo minimo è di tre miliardi nel 2015. Che diventano sei miliardi tradotti in effetti sul saldo netto da finanziare. I maggiori contributi ai risparmi (circa la metà) arriveranno da Istruzione e Lavoro. Nel mirino sgravi contributivi per contratti aziendali, Caf, scatti di anzianità degli insegnanti, canone Rai e concessionari della riscossione. Un contributo minimo nel 2015, come ricaduta sull’indebitamento netto della Pa, di tre miliardi alla prossima legge di stabilità da 23-24 miliardi. Che diventano sei miliardi tradotti in effetti sul saldo netto da finanziare e quindi disponibili per le singole coperture. Ridotto all’osso l’apporto al piano di tagli del ministero della Salute. Anche perché la vera partita è sulla spesa sanitaria a carico delle Regioni, quindi su Fondo sanitario e Patto per la salute, dalla quale il Tesoro punta a recuperare almeno 6-700 milioni.
Il ministro Beatrice Lorenzin avrebbe formulato non più di 5 o 6 ipotesi di intervento a carico diretto del suo dicastero che frutterebbero soltanto 35 milioni, un terzo dei quali arriverebbe dalla stretta sulla convenzione per il pronto soccorso sanitario degli aeroportuali. Un contributo quello della Salute di poco superiore alla proposta di 13 interventi per 20 milioni che sarebbe arrivata dal ministero dell’Ambiente.
Con tagli mirati, anche attraverso la regola renziana del 3% (ma non per tutti), a Caf, scatti di anzianità degli insegnanti, concessionari della riscossione, canone Rai, contratti di programma e zone franche urbane, sgravi contributivi per la contrattazione di secondo livello, pensioni per lavoratori usuranti, convenzioni per i pronto soccorso degli aeroportuali. E ancora: forniture, alloggi e carriere militari, protezione dell’ambiente marino, spese per le intercettazioni, funzionamento e investimenti del dipartimento di pubblica sicurezza, indennità e contributi del personale diplomatico. È questa la dote per il 2015, sotto forma di proposte di taglio alle missioni di spesa non solo in chiave spending, che i ministri hanno presentato nei giorni scorsi a Palazzo Chigi.
Un dossier che presenta alcune conferme ma anche più di una sorpresa e che attende ora di essere affinato dalla Presidenza del Consiglio e da via XX Settembre ai quali spettano le scelte definitive. Sulla base delle proposte messe nero su bianco sarebbero Lavoro e Istruzione i dicasteri più volenterosi. Calando la scure su una fetta delle politiche del Welfare, il ministero guidato da Giuliano Poletti per il 2015 avrebbe messo sul piatto 600 milioni in termini di indebitamento netto Pa, che diventano 2,2 miliardi come effetti sul saldo netto da finanziare. Il ministro Stefania Giannini, da parte sua, ha prospettato una possibile stretta per 800 milioni come concorso alla manovra sul versante dell’indebitamento netto con una ricaduta sul saldo netto da finanziare per 1 miliardo.
Luci ed ombre, insomma, nell’operato dei singoli ministeri da settimane sottoposti al pressing di Matteo Renzi, che ha caldeggiato l’adozione della cosiddetta regola del 3%, e del ministro Pier Carlo Padoan. Che ha cercato di dare il buon esempio. Nel menù presentato dal ministero dell’Economia compare per non meno di quattro volte l’applicazione della regola renziana del 3%. E a renderla operativa sarebbe il cuore della macchina dell’amministrazione finanziaria con la riduzione delle spese di funzionamento per le Agenzie fiscali (Entrate, Dogane e Demanio) e per la Guardia di finanza. Complessivamente le proposte targate Mef garantirebbero 400 milioni per l’indebitamento netto Pa (poco più di 450 milioni sul saldo netto da finanziare).
Dalle pieghe del budget del ministero dello Sviluppo economico sarebbero invece stati ricavati 170 milioni (indebitamento netto Pa) che diventano 600 sul versante del saldo netto da finanziare. Il ministero delle Infrastrutture e trasporti garantirebbe tagli per oltre 100 milioni: metà da una stretta al Fondo per l’autotrasporto e altri 10 milioni a carico di Enac e Fs.
Dalla spending il Governo conta di ricavare complessivamente 10 miliardi, come ha ribadito il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta. Ai 3 miliardi, in termini di indebitamento netto Pa, dei ministeri (che potrebbero diventare 4), si aggiungeranno 4-4,5 miliardi a carico di Regioni e Comuni (1-1,5 miliardi). Meno di un miliardo dovrebbe poi essere ricavato dalla razionalizzazione delle tax expenditures, definita «utile» sempre da Baretta. Su questo fronte dovrebbe scattare un intervento selettivo che comunque non riguarderebbe le detrazioni sanitarie. Un paio di miliardi aggiuntivi dovrebbero poi essere recuperati con la lotta all’evasione. Il Governo starebbe ancora trattando con Bruxelles per ottenere l’ok all’utilizzazione del meccanismo di “reverse charge” collegato all’Iva. Intanto il Commissario Carlo Cottarelli, che il 1?novembre tornerà al Fmi, afferma che «nessuno è indispensabile» e che il lavoro sulla spending «è una staffetta».
Resta abbastanza limitata l’entità del taglio che dovrà riguardare il dicastero guidato da Beatrice Lorenzin: siamo infatti attorno alla cifra annunciata a metà settembre dalla titolare della Salute. Poco meno di un terzo dei 35 milioni in ballo riguarda il taglio della convenzione con la Croce Rossa italiana per la gestione dei pronto soccorso negli aeroporti. Ma la partita più consistente riguarderà invece la riduzione del fondo dedicato alla ricerca, che sarà tagliato di poco più di 17 milioni
Il Sole 24 Ore – 10 ottobre 2014