I cibi non consumati nelle mense e nei ristoranti, le eccedenze alimentari invendute nei supermercati, le portate di troppo rimaste intonse a fine buffet potranno essere recuperate e ridistribuite a chi più ne ha bisogno e alle associazioni impegnate sul fronte del disagio sociale. Queste le iniziative decise a favore delle persone in stato di indigenza dal consiglio regionale veneto con l’approvazione della legge numero 11 del 26 maggio 2011, pubblicata sul Bur del 31 maggio. Il progetto di legge è intitolato «Interventi per combattere la povertà ed il disagio sociale attraverso la redistribuzione delle eccedenze alimentari».
Nato per iniziativa della Federazione della sinistra veneta, prevede un ruolo attivo della regione nel promuovere accordi di collaborazione tra le aziende del settore alimentare, della grande distribuzione e della ristorazione collettiva e associazioni del non profit attive in Veneto nella distribuzione di generi alimentari a fini assistenziali. La Regione dovrà inoltre promuovere progetti di informazione e di formazione professionale per incentivare questa particolare forma di solidarietà e favorire il recupero e la redistribuzione delle eccedenze. Per tali iniziative di informazione e formazione e per la gestione dei rapporti di convenzione il testo di legge prevede uno stanziamento di 50mila euro l’anno.
«Un’iniziativa senz’altro lodevole in un momento di gravi difficoltà sociali – commenta Roberto Poggiani, vicepresidente della Società italiana di medicina veterinaria preventiva – a cui i servizi veterinari veneti sono pronti ad offrire la loro collaborazione. Crediamo però che questo testo di legge necessiti di chiarimenti e indirizzi applicativi. Innanzi tutto devono essere meglio specificate le tipologie di alimenti che potranno essere “recuperati” e che la legge definisce solamente come “non più commercializzabili” e “ancora commestibili”. Definizioni che devono essere meglio esplicitate. Così come andranno chiarite le procedure di controllo e il ruolo degli stessi organi preposti al controllo nella sorveglianza sulle pratiche di conservazione e distribuzione degli alimenti in questione. Processi e procedure che andranno dettagliatamente verificati».
E aggiunge: «La sicurezza alimentare va garantita sempre e sopra ogni cosa. Per i cibi di qualità e di primissima scelta, ma anche, e soprattutto per gli alimenti che sono destinati alle persone in difficoltà e che hanno diritto a che siano esplicitati e controllabili tutti i passaggi della filiera di “recupero”. E che sia garantita, a fatti e anche a parole, la loro totale salubrità».
Una segnalazione di Piraska Sabbion
Testo a cura di C.Fo – 26 giugno 2011 – riproduzione riservata