Reintrodurre, almeno per alcune categorie di lavoratori, la ricongiunzione gratuita è un obiettivo dichiarato del ministro del Lavoro Elsa Fornero, che ha definito il problema «un regalino che ci è stato lasciato».
In particolare la possibilità dovrebbe essere concessa a chi non trarrà benefici evidenti da tale operazione, escludendo comunque i titolari di assegni più elevati. L’orientamento è di ritornare alla ricongiunzione non onerosa almeno per chi non supera un determinato importo di pensione. Come arrivarci, però, è alquanto difficile e all’orizzonte, per trovare la copertura finanziaria necessaria a fronte di una platea di circa 600mila persone interessate, si profila un ritocco al ribasso per gli assegni più alti.
La prima mossa, che potrebbe vedere la luce già questa settimana, consiste in una circolare ministeriale o dell’Inps in base alla quale verrà concessa la ricongiunzione gratuita ai lavoratori che prima dell’entrata in vigore della legge 122/2010 sono passati dal settore pubblico a quello privato. Con tale provvedimento si considererebbe automatica la domanda di ricongiunzione, anche se i diretti interessati che ne avevano diritto, non l’hanno presentata prima dell’entrata in vigore della legge.
Per tutti i lavoratori che sono passati dal pubblico al privato successivamente, però, è necessario modificare la normativa. «Nel quadro attuale – commenta Giuliano Cazzola, vicepresidente della commissione Lavoro della Camera – la strada più semplice è tornare indietro e correggere le norme che hanno imposto la ricongiunzione. In alternativa c’è la proposta di consentire il cumulo sulla base delle normative esistenti nelle rispettive gestioni. In ogni caso la ricongiunzione rimarrebbe onerosa per le donne che vogliono andare in pensione prima, per gli assegni più elevati e per chi l’onere l’aveva già prima della legge».
Tuttavia c’è il nodo della copertura finanziaria da risolvere. A questo riguardo, il ministero sta valutando due possibili interventi: «Si tratta – anticipa Cazzola – della revisione dei rendimenti: oggi quando si calcola l’importo retributivo, alla retribuzione pensionabile fino a 44mila si applica il coefficiente del 2%, mentre per le quote eccedenti il rendimento scende fino allo 0,90 per cento. Si tratterebbe di rivedere al ribasso la curva applicata oltre i 44mila euro». Il secondo provvedimento riguarda «la ristrutturazione delle pensioni più elevate, per le quali l’indicizzazione sarebbe molto bassa o annullata».
Si tratta di due interventi strutturali, che coinvolgerebbero tutti i pensionati. «Sia la circolare che l’intervento sulla legge, però, – osserva Cazzola – non sono per nulla facili».
Sole 24 Ore – 4 dicembre 2012