Cessioni di prodotti tra agricoltori escluse dai nuovi obblighi, che impongono alle parti contratti in forma scritta e pagamenti in tempi rapidi. È questa una delle richieste avanzate da Confagricoltura e Cia (ma non da Coldiretti), in merito alla disciplina dell’art. 62 del decreto legge 1/2012 relativo ai tempi di pagamento dei prodotti agricoli ed agroalimentari. Il cui decreto ministeriale attuativo è stato pubblicato venerdì scorso in Gazzetta Ufficiale
Ma la deroga chiesta per gli agricoltori non è l’unico elemento controverso del provvedimento. Anche l’obbligo di «emettere fattura separata per cessioni di prodotti assoggettate a termini di pagamento differenti» (così recita il dm) sta creando non poche difficoltà. Mentre, nel settore vitivinicolo, il pagamento fissato a 30 giorni dalla consegna dell’uva sta paralizzando il ritiro della merce.
Lo rivela a ItaliaOggi Fedagri – Confcooperative: «Vi sono riserve piene in cui la merce, già acquistata da tempo, non viene ritirata», fa sapere l’organizzazione cooperativa per bocca di Matteo Milanesi, responsabile del dipartimento economico normativo Fedagri. E il problema del comparto vinicolo viene sollevato anche da Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, che a ItaliaOggi svela: «Si sta creando un grosso disequilibrio nella prassi commerciale».
Come detto, fra gli altri problemi applicativi rilevati dalle organizzazioni agricole quello dell’esclusione del rispetto dei tempi di pagamento nelle compravendite fra agricoltori è il più sensibile. «Le vendite infra-agricole», ha spiegato Guidi, «andrebbero escluse dal rispetto dei termini a 30 e 60 giorni. È una rigidità che non ha motivo di essere in quanto fra agricoltori non c’è il problema della posizione dominante».
A questo nodo si associa, poi, quello delle vendite di prodotti fra agricoltori, come mangimi e sementi, che Guidi sintetizza così: «Le piante e le sementi, prodotti che prima venivano pagati a raccolto, vengono oggi considerati prodotti agricoli. E quindi devono essere pagati a 60 giorni. Il che vuol dire, per gli agricoltori, effettuare delle anticipazioni gravose proprio in un momento in cui le banche non sono disponibili a emettere credito».
Infine, una delle preoccupazioni di Confagricoltura riguarda il fatto che i contratti in forma scritta siano obbligatori per qualsiasi dimensione di transazione: «È una previsione che rende difficile il commercio», ha precisato Guidi, «perchè impone una certa rigidità anche alle transazioni per piccole quantità». La cooperazione, da parte sua, vorrebbe che, accanto all’esclusione dal nuovo regime contrattuale, prevista per il conferimento dei prodotti da parte dei soci alla cooperativa, fosse inserita una deroga alle nuove regole anche per la cessione di mezzi tecnici.
Considerando in questa definizione il conferimento di sementi ai soci, come naturale attività mutualistica. Per questo, Fedagri auspica «una circolare interpretativa che intervenga anche su situazioni tipiche delle coop, come le cessioni infragruppo di prodotto». Secondo Massimo Bagnoli, responsabile servizi fiscali della Cia, «gli elementi che andrebbero corretti riguardano inoltre i cosiddetti mezzi di produzione, trascinati nella disciplina dei pagamenti. In particolare», dice Bagnoli, «andrebbero esclusi dal regime dei pagamenti mangimi e sementi considerati, invece, dal decreto attuativo prodotti agricoli e, dunque, assoggettati al necessario pagamento a 60 giorni».
La Cia, infine, chiede che «venga prevista la fattura differita come documento equipollente al contratto».Infine, non rileva problemi applicativi la Coldiretti. A parere di Paola Grossi, dell’ufficio legislativo di Palazzo Rospigliosi: «La norma va applicata senza dilazioni, aspettando che il tempo sistemi i primi intoppi dovuti alla novità della disciplina».
ItaliaOggi – 28 novembre 2012