Zero giorni di prognosi. Sono sempre più numerosi i referti dei pronto soccorso milanesi in cui non si prescrive nemmeno un giorno di riposo ai pazienti.
E quello «zero» ha suscitato qualche dubbio nell’ordine dei medici. Dopo aver ricevuto un esposto sulla strana pratica «di moda» tra i medici in prima linea, al direttore dell’Omceo ( ordine medici chirurghi e odontoiatri) è nato qualche sospetto: o di colpo la gente ha cominciato a presentarsi al pronto soccorso per niente, o i medici hanno trovato il modo per evitare di compilare i certificati di malattia on line, pratica mal digerita dalla maggior parte degli ospedali.
Da qui la decisione di inviare una lettera, per mettere chiarezza sull’argomento. «Appare inaudito, se non stravagante – si legge nel testo inviato ai direttori sanitari – che un medico che rediga una diagnosi non la faccia seguire da una prognosi, che non può essere di giorni zero, proprio in rapporto alla patologia verificata. Pertanto, non potendo, né volendo pensare a un’incapacità di prognosticare, affiora il sospetto di un’assoluta mancanza di volontà di applicare correttamente le recenti disposizioni di legge». E cioè il decreto Brunetta sul certificato di malattia on line.
Non è una novità che ai medici del pronto soccorso pesi il nuovo impegno: il sistema si inceppa, compilando i moduli sul computer si perde più tempo, bisogna compilare un doppio verbale (uno per l’ospedale e uno per l’Inps) e arrivano sempre più pazienti che si servono del pronto soccorso come di uno studio medico, a discapito delle emergenze e solo per ottenere un certificato da presentare al capo.
Tutto vero, ma la legge è legge. E per questo, il presidente dell’ordine dei medici Ugo Garbarini lancia un appello ai medici: «Se proprio non volete compilare i certificati di malattia on line, compilate almeno quelli cartacei. Ma non potete lasciare il paziente con zero giorni di prognosi». Dietro quello «zero» infatti si possono nascondere anche casi gravi e se così dovesse accadere le responsabilità non sarebbero di poco conto. «Anche se un paziente si presenta in pronto soccorso perché ha vomitato o ha una colica renale, almeno un giorno di prognosi va previsto».
«Non ha senso scrivere nei verbali “zero giorni di prognosi“ – concorda il responsabile del pronto soccorso del Sacco, Stefano Guzzetti – e questo discorso è valido anche per i pazienti che non sono più in età lavorativa e che quindi non hanno bisogno del certificato di malattia». Daniele Coen, alla guida del pronto soccorso del Niguarda, sostiene invece che la prognosi a zero giorni sia molto diffusa. Ma non certo per «by-passare» la scocciatura dei certificati virtuali: «Da noi si presenta un’infinità di gente e tanti vengono per un prurito o una dermatite. In quei casi non serve rimanere a casa dal lavoro». Detto questo, al Niguarda i certificati on line, per ora, sono fermi. «Ci sono ancora tanti problemi nel sistema – spiega Coen – e noi non li facciamo mai. Non facciamo nemmeno i certificati cartacei, anche se a breve dovremo cominciare». Una posizione strong quella del Niguarda. «Già – aggiunge Coen – ma aspettiamo che prima ci mettano in grado anche di sbrigare questa funzione. Per noi vorrebbe dire dedicare un medico per l’intera giornata ai moduli e non vorremmo che il pronto soccorso venisse utilizzato in modo scorretto».
L’ordine del medici ha inviato la lettera a tutti gli ospedali milanesi e sembra che la moda della prognosi a zero giorni sia diffusa un po’ ovunque, senza eccezione.
Il Giornale – 7 marzo 2011