Prezzi contenuti, scarse calorie, innovazione di prodotto: poggia su questi pilastri il successo dell’avicoltura made in Italy. Un settore strategico per l’agroalimentare che anche in un periodo di crisi riesce a mantenere elevate performance con consumi e produzione in crescita. Secondo una ricerca commissionata a Nomisma da UnaItalia (Unione nazionale delle filiere agroalimentari delle carni e delle uova) il fatturato nel 2012 ha raggiunto i 5,7 miliardi con una produzione in crescita a 1,26 milioni di tonnellate (+2%). E i consumi tengono il passo con un aumento dell’8,5% negli ultimi dieci anni, rosicchiando terreno alle carni bovine: ogni italiano consuma 12,7 kg di carne di pollo l’anno, che diventano oltre 20 kg aggiungendo il tacchino e le altre carni avicole.
«Per il 2013 – spiega il presidente di UnaItalia, Aldo Muraro – ci attendiamo ancora una crescita degli acquisti con un giro d’affari che, tuttavia, è destinato a restare inalterato riducendo ancora di più la redditività delle aziende».
I prezzi, infatti, secondo Nomisma sono addirittura scesi in 10 anni: oggi un kg di carne di pollo si paga in media 4,2 euro, mentre nel 2002 costava 4,8 euro. La filiera avicola, tuttavia, si è ristrutturata recuperando efficienza e puntando, soprattutto, sui piatti pronti che hanno un grande appeal nei confronti di consumatori che dedicano sempre minor tempo alla cottura dei cibi.
Lo conferma Bruno Veronesi che ha in mano le redini dell’omonimo gruppo da 2,7 miliardi di fatturato: «Sta riscuotendo un grande successo, anche all’estero, il lancio del nostro ultimo prodotto, ossia la salsiccia Dakota già cotta e pronta per la tavola in due minuti».
Nel comparto delle carni, solo l’avicoltura produce più del proprio fabbisogno (108%) rispetto alle carni bovine, per le quali l’Italia dipende al 50% dall’estero e a quelle suine importate per il 30 per cento. Una leva importante anche secondo il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, secondo cui i punti di forza del settore sono proprio «un allevamento rispettoso del benessere e sistemi di tracciabilità che forniscono massima garanzia di qualità e trasparenza».
Insomma, c’è spazio per crescere ancora nonostante l’avicoltura sia tagliata fuori dai cospicui aiuti comunitari. Ne sono convinti il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, e il capo dipartimento del ministero della Salute, Romano Marabelli, che sollecitano una scelta chiara da parte delle istituzioni per accompagnare lo sviluppo delle imprese sui mercati esteri, magari attraverso la costituzione di Consorzi per l’internazionalizzazione.
Sono i dati ad alimentare l’ottimismo: nel mondo, sottolinea la ricerca UnaItalia–Nomisma, la carne avicola è già la più apprezzata, con un consumo procapite di 13,3 kg seguita dalla suina con 12,2 kg e dalla bovina con 6,6 kg. E si stima che da qui a dieci anni i consumi di carne bianca nel mondo aumenteranno del 19% per toccare i 14,5 kg nel 2022. Saranno i paesi emergenti – in primis Cina, Russia, Brasile, Messico e India – assieme agli Usa, quelli che spingeranno verso l’alto i consumi di carni avicole. Intanto, UnaItalia non perde di vista il mercato interno con il direttore, Lara Sanfrancesco, che anticipa il lancio di una campagna pubblicitaria per il 2014 con lo slogan «W il pollo, buono sano e italiano».
Il Sole 24 Ore – 7 dicembre 2013