L’Università di Padova è al vertice in Italia secondo la prima valutazione della qualità della ricerca (Vqr) condotta dall’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario. La radiografia è molto ampia e fotografa gli anni dal 2004 al 31 dicembre 2010. Sono stati valutati oltre 185mila tra articoli pubblicati, brevetti, libri e altri «prodotti d’ingegno».
La classifica è stata stilata per gli atenei, divisi secondo le dimensioni: «piccole», «medie» e «grandi», in base ai soggetti valutati in ciascuna struttura. La valutazione è stata articolata anche per tutte le quattordici aree di ricerca scientifica, come definite dal Consiglio universitario nazionale. Primo posto assoluto dunque per Padova tra le grandi università seguita da Milano Bicocca e Verona che guadagna il terzo posto. Seguite giù dal podio da Bologna, Pavia e Torino.
Tra le medie università si classifica quinta Ca’Foscari, preceduta da Trento e Bolzano, il San Raffaele di Milano e l’Università del Piemonte orientale. Nessun Ateneo veneto tra i pesi welter. Mentre lo Iuav, l’istituto di architettura, strappa un primo piazzamento davanti ai Politecnici di Torino e Milano.
Nella valutazione per area tematica che ha considerato le performance dei Dipartimenti di tutte le università del Paese, l’Ateneo patavino si è distinto nuovamente, nell’area 2 (Scienze fisiche) seguita da Torino e La Sapienza di Roma, nell’area 4 (Scienze della Terra) e poi Pisa e Firenze, nella 5 (Scienze Biologiche) con in coda Parma e di nuovo Torino. Primeggiano anche i Dipartimenti delle aree 6 (Scienze Mediche), 7 (Scienze Agrarie e Veterinarie), 9 (Ingegneria industriale e dell’informazione), 13 (Scienze economiche e statistiche). Arriva seconda invece in due aree (3 e 11) e terza nelle Scienze giuridiche (area 12). «È un risultato di grandissimo prestigio, che ci inorgoglisce e che premia l’impegno, il coinvolgimento dell’intero Ateneo nel settore della Ricerca – ha dichiarato il Rettore Zaccaria, in carica dal 2009 -. L’Università vede oggi premiati la qualità scientifica dei suoi docenti e il costante sforzo per investire in ricerca fondi assai consistenti reperiti sul nostro bilancio, oltre 138 milioni di euro in 7 anni». Il professor Giorgio Palù, oggi direttore del dipartimento di Medicina molecolare, che in quegli anni era Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia, esprime il suo orgoglio per il lavoro proprio e dei colleghi: «I risultati mostrano che il dipartimento rappresenta un esempio di successo di una strategia che posiziona la struttura dipartimentale come ideale fulcro per l’innovazione tecnologica». Il fundraising alla caccia di investimenti privati infatti costituisce una fetta fondamentale dei finanziamenti che tengono in vita questi progetti di ricerca. Il professor Stefano Piccolo dello stesso dipartimento azzarda una stima approssimativa: «Credo che meno del 10% dei nostri fondi venga dal Ministero dell’Istruzione, 20-25% dall’Università. Una parte dalla Regione e una dal Ministero della Salute. Oltre il 50% dei finanziamenti vengono però da risorse esterne». Il direttore del dipartimento di Economia, il professor Francesco Favotto, è un altro dei meritevoli di Padova: «Questo riconoscimento è un segno che il percorso che io e tutti i miei predecessori sia vincente e riesca a premiare merito e qualità. Con la collaborazione indispensabile dell’Ateneo riusciremo a proseguire nell’integrazione tra didattica e ricerca». Allontanandoci dai fasti dell’oro in queste «olimpiadi della ricerca», senza scendere dal podio, anche Verona si è distinta nelle aree delle Scienze matematiche, Chimiche, Mediche e Agrarie e terza nell’area cosiddetta delle «scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche», in cui si è classificata prima tra le università di medie dimensioni l’università Ca’ Foscari di Venezia.
Le pagelle, oltre a dare lustro a una rete di individui votati alla ricerca e alla produzione di conoscenze, sono il pegno per un decreto del ministero dell’Istruzione che promette di sbloccare un premio di 540 milioni di euro da suddividere tra gli atenei secondo il punteggio ottenuto nel Vqr, a cui si aggiungerà uno stanziamento di oltre 270 milioni in base ai risultati della didattica: una boccata di ossigeno e un buon auspicio in quelli che sono hard times per la ricerca
Si festeggia, comunque, anche in laguna: «Vediamo riconosciuti gli obiettivi qualificanti i nostri ambiti di ricerca», sottolinea a caldo Amerigo Restucci, il rettore dell’istituto dei Tolentini. «Stare per primi nel gruppo grandi della sezione “ingegneria civile e architettura” premia i filoni su cui siamo più impegnati, dall’architettura sostenibile alla riconversione del territorio urbano. Ma anche le punte di indagine sul paesaggio e sulla moda e il design». Soddisfatto pure Carlo Carraro, alla guida di Cà Foscari. In questo caso l’ateneo coglie una serie diversificata di obiettivi. Fiore all’occhiello è l’area linguistica, sia per gli studi comparati che per quelli di lingue asiatiche e medio-orientali. «In pratica parliamo di un altro mondo – sottolinea Carraro – Ca’ Foscari ha ormai portato a termine il piano di rinnovamento della sua struttura, tanto didattica che di ricerca e amministrativa». Si tratta di «cambiamenti e innovazioni radicali per prepararsi ad un mondo nuovo», continua il rettore, strumenti cioè messi in campo proprio per stare al passo con i ranking nazionali ed internazionali.
Chiara Signoria – Corriere del Veneto – 17 luglio 2013