Manca poco più di un mese a Natale e qualcuno parla di «luce in fondo al tunnel», riguardo a contagi e mortalità da Covid-19. Una luce flebile, certo, ma che potrebbe indurre il governo ad allentare un po’ la presa su negozi e ristoranti per «salvare», almeno in parte, shopping e cene delle festività.
Il piano che filtra da Roma è sostanzialmente questo: dal 3 dicembre, in zona gialla e arancione il coprifuoco potrebbe slittare di una o due ore, bar e ristoranti riaprire dopo le 18, i negozi prolungare l’orario ed i centri commerciali riaprire. Almeno fino al 21-22 dicembre, quando si tornerebbe a chiudere. In attesa di sviluppi legati all’andamento della pandemia, un simile scenario non dispiacerebbe affatto alle categorie venete ma «gela» – di fatto – i sindaci che temono l’assalto alle città e assembramenti tecnicamente incontrollabili. «Se l’allentamento desse respiro alle attività sarei favorevole – afferma il presidente regionale di Confcommercio Patrizio Bertin – purché si prevedano regole precise che garantiscano la sicurezza». Secondo Bertin, per esempio, non esisterebbe luogo più sicuro del ristorante, dopo il distanziamento dei tavoli, la sospensione del servizio al banco e il contingentamento degli ingressi. E basterebbe poco anche per rilanciare il commercio: «In questi mesi – dice – abbiamo perso dal 75% degli incassi nelle città d’arte al 45% in altre realtà. Ma secondo le banche i veneti hanno risparmiato e vogliono tornare a spendere. Facendolo in sicurezza non dico che riusciremmo a salvare la stagione, ma quantomeno a recuperare un po’».
Patrizio Bertin ribadisce più volte la parola «sicurezza», e lo stesso fa anche Maurizio Franceschi, direttore della Confesercenti veneta. Che apprezza la possibilità di rimettere in marcia locali e negozi – «salvo rare eccezioni tutti hanno rispettato i protocolli», chiosa – ma si appella ai clienti che potrebbero tornare a frequentare in massa le città, specie nel weekend: «Siano rispettosi delle regole». «Anzitutto i cittadini dovrebbero rimodulare i loro orari, diluendo gli acquisti durante la settimana senza concentrarli solo al sabato. Tutto questo – dichiara Franceschi – nel rispetto della salute e dell’economia».
Ed è questo il punto: come conciliare salute ed economia? A giudizio dell’Anci (Associazione dei Comuni) del Veneto evitando proprio le parziali riaperture natalizie. Il presidente Mario Conte, sindaco leghista di Treviso, è infatti preoccupatissimo: «Il nostro timore è che si commettano gli stessi errori dell’estate scorsa, compromettendo tutto. È vero – spiega Conte – che siamo reduci da un weekend responsabile con poca gente in giro, ma ricordiamo cos’è successo appena due settimane fa? Solo a Treviso abbiamo avuto 50 mila persone il sabato e 50-60 mila la domenica. A Natale potrebbe accadere la stessa cosa: come farei a controllare una simile folla con appena 20 vigili e 10 uomini della Protezione Civile?». Secondo Conte è indispensabile procedere «con estrema cautela». «Mi angoscia l’idea di una terza ondata. In questo momento siamo impegnati a pensare al rilancio delle nostre città, un allentamento delle misure potrebbe mandare all’aria tutto. Causando ancora più danni».