Il Corriere della Sera. La platea è direttamente interessata e si aspetta buone notizie. Ma quello annunciato dal presidente del Consiglio alla conferenza dell’Aci è un vero e proprio dietrofront: «Sulle auto aziendali — dice Giuseppe Conte — dobbiamo fare ammenda: con umiltà ci siamo messi al lavoro per rimodulare la misura fino a svuotarne l’effetto negativo che potrebbe avere sul sistema produttivo». Senza un ritocco alla manovra, da gennaio il prelievo fiscale su un’auto media passerebbe da 600 a quasi 2 mila euro. Ma dovrebbe rimanere a 600 euro. Anzi, addirittura scendere per aumentare invece solo sulle auto di grossa cilindrata e con emissioni elevate.
In particolare, ci dovrebbe essere un incentivo più alto rispetto a oggi per le auto con emissioni sotto i 60 g/km. Mentre verranno lievemente ritoccati al ribasso i sussidi per le auto più inquinanti, divise in tre fasce, ma ad un livello inferiore rispetto a quanto previsto adesso dalla manovra. «Nessuno avrà un euro di tasse in più», dice il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. «Sarà una misura a gettito quasi zero che determinerà un giusto e necessario incentivo verso veicoli meno inquinanti». Lo Stato perderebbe dunque quasi tutto il gettito previsto, 300 milioni l’anno. Ma del problema coperture parleremo dopo. Perché per una misura che dovrebbe in sostanza saltare ce n’è un’altra che viene dimezzata, la tassa sulla plastica che scende da un euro a 50 centesimi al chilo. Non solo. Perché ad essere esentata del tutto dal pagamento sarà non solo quella compostabile, come già previsto. Ma anche quella riciclata, oltre a tutti i dispositivi sanitari.
Il gettito sarebbe quasi dimezzato, all’appello mancherebbero circa 500 milioni di euro. Tra auto e plastica, quindi, restano da trovare circa 800 milioni di euro. Dove prenderli? Ci sono almeno due ipotesi. La prima è di limare il cashback, il piano di incentivi ai pagamenti elettronici. Ma si tratta di una misura voluta direttamente dal premier Conte. E lui di limature non vuole nemmeno sentirne parlare. L’altra ipotesi è aumentare i tagli ai ministeri che nella versione della manovra arrivata al Senato valgono già 3 miliardi di euro.
I sussidi
Si incentivano le auto a basse emissioni
di CO2 aumentandone i sussidi
Ieri, sempre sulla manovra, sono stati dichiarati inammissibili una serie di emendamenti. Non sarà messo ai voti, tra gli altri, lo stop ai grandi studi dentistici in forma societaria, mentre si andrà alla conta sul bonus da 500 euro l’anno per le cure dentistiche, riservato a chi ha un Isee al di sotto dei 25 mila euro. E anche su un’altra mini stangata sulle auto aziendali, con il bollo che verrebbe pagato non più dalla società di leasing ma dall’utilizzatore.
Il vero problema, adesso, sono i tempi. La manovra è arrivata in ritardo, l’esame degli emendamenti sta portando via più tempo del solito. In Aula al Senato si dovrebbe arrivare non prima del 7 dicembre. E in Parlamento ci sono altri decreti che rischiano di scadere, come quello sul fisco. Il voto di fiducia è fin da ora una certezza. E per la maggioranza sarà una bella prova.