Le restrizioni imposte dalla manovra 2010 alla spesa per la formazione riguardano anche la formazione Ecm? Il presidente della giunta regionale del Veneto, Luca Zaia, dopo una serie di interpretazioni di altri enti, ha chiesto ora un parere alla sezione regionale di controllo della Corte dei conti. Il governatore chiede chiarimenti sulle modalità di applicazione agli enti del servizio sanitario nazionale della finanziaria dello scorso anno (legge 122 del 30 luglio 2010) laddove dispone che per il 2011 la spesa annua sostenuta dalle pubbliche amministrazioni per l’attività esclusivamente di formazione non può superare il 50 per cento di quella sostenuta nel 2009.
Sul punto si era già pronunciata, lo scorso 3 febbraio, la sezione contabile di controllo della Lombardia ritenendo che la prescrizione si dovesse applicare alla solo attività di formazione “discrezionale” autorizzata dalla amministrazione e non a quella, come l’Educazione continua in medicina, prevista da specifiche disposizioni di legge e collegata allo svolgimento di particolari attività.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il pronunciamento dell’Ufficio legislativo del ministero della Salute su richiesta della commissione nazionale per l’Educazione continua in medicina, che era stato commentato in senso risolutorio anche dal presidente Fnovi, Gaetano Penocchio. «Non sembrano ammissibili – aveva scritto tra l’altro l’ufficio legislativo – aprioristiche riduzioni dell’Ecm che non tengono conto delle prestazioni da assicurare nell’ambito dei Livelli essenziali di assistenza»
Ma evidentemente la materia è tutt’altro che certa, tanto che Zaia, il 25 agosto, ha indirizzato la sua richiesta di parere alla sezione di controllo veneta della Corte dei conti. «Questa amministrazione – scrive il presidente – ritiene che l’ambito di applicazione delle disposizioni in oggetto debba riguardare solo la formazione facoltativa e non anche la formazione continua e obbligatoria. In proposito si evidenzia come una corretta e ragionevole applicazione della norma non può prescindere dalla necessità di garantire adeguati momenti di aggiornamento e di qualificazione del personale».
a cura di Cristina Fortunati – 1 settembre 2011 – riproduzione riservata