Miglioramento degli standard di sicurezza di strutture e attività mediche, ridefinizione dei profili penali e civili, creazione diffusa di una cultura della responsabilità.
Sono stati questi i temi al centro delle proposte presentate dalla Fnomceo, la Federazione dei medici durante l’audizione in commissione Affari sociali alla Camera sulle proposte di legge n° 259 e n° 262 che vedono come primo firmatario Benedetto Fucci, n° 1324 (Raffaele Calabrò) e n° 1312 (Giulia Grillo), recanti “Disposizioni in materia di responsabilità professionale del personale sanitario”. A rappresentare la Federazione, il segretario Luigi Conte, il direttore generale Marco Cavallo e l’avvocato Roberto Longhin.
Anche il presidente della Fnomceo, Amedeo Bianco, in qualità di senatore aveva presentato il 18 ottobre un suo Ddl dal titolo: “Tutela della Salute, prevenzione degli infortuni e infortunistica, assistenza sanitaria”.
Tra le richieste dei medici, ricordano dalla Federazione, innanzitutto una politica volta a una maggior sicurezza delle cure, tramite il miglioramento degli standard delle organizzazioni sanitarie e delle attività mediche, con l’obiettivo di garantire la tutela della salute dei cittadini; e poi una ridefinizione degli attuali profili penali e civili della responsabilità dei professionisti e delle strutture.
Per incrementare la sicurezza, occorre – da un lato – saper gestire la complessità di un sistema che vede lo sviluppo incessante delle conoscenze scientifiche, delle competenze professionali, delle tecnologie di diagnosi e di cura; che si trova a “fare i conti” con risorse economiche limitate, e a confrontarsi con la molteplicità delle relazioni intra- e inter-professionali. Dall’altro, bisogna fronteggiare le aspettative e le attese dei pazienti sull’esito delle cure che tali progressi inevitabilmente creano, a colmare cioè il gap tra “Medicina dei desideri” e “Medicina delle cure”.
Ma il presupposto perché queste condizioni si verifichino è «creare una cultura della sicurezza a trecentosessanta gradi, che introduca e implementi, nelle organizzazioni sanitarie, sistemi di prevenzione, di gestione e di analisi del rischio. Nella maggior parte dei casi, infatti, l’errore umano è solo l’ultimo anello di una catena di difetti del sistema – i cosiddetti “errori latenti” – e agisce come semplice effettore dell’evento indesiderato. A tali “errori latenti”, secondo la letteratura scientifica, è imputabile invece ben l’ottanta per cento degli eventi avversi».
È necessario – aggiungono poi dalla Federazione – anche garantire una la gestione tempestiva ed equa dei sinistri, possibilmente in ambito extragiudiziale, qualora si individui una responsabilità a carico della struttura e/o del singolo professionista. Occorre, infine, una ridefinizione dei profili di responsabilità civile e penale del medico e dei professionisti sanitari. La responsabilità, infatti, quale essenza stessa della professionalità e della potestà di curare, è il pilastro fondante dell’autonomia del medico nelle scelte diagnostiche e terapeutiche, al fine di garantire le più idonee condizioni di sicurezza del paziente. Non dimentichiamo che l’Italia è uno degli ultimi due Paesi in Europa ad aver conservato la responsabilità in sede penale per il medico o l’operatore sanitario che, con la loro condotta colposa, abbiano causalmente concorso a determinare l’evento avverso».
Una problematica non secondaria e assolutamente emergente è quella dell’obbligo assicurativo, a fronte di una ridotta di una ridotta offerta di polizze a costi esorbitanti, oltre che difficilmente sostenibili. È importante – concludono infine i medici – che venga costituito il Fondo di Tutela per le discipline non coperte da assicurazione, e che vengano definiti i requisiti minimi delle polizze e le tabelle cui fare riferimento per la determinazione del risarcimento.
Il Sole 24 Ore sanità – 7 novembre 2013