Cala ancora il numero dei veterinari pubblici in servizio, mentre sale la loro età media tanto da farne la categoria sanitaria più anziana del Ssn, 56,9% contro un dato medio totale del personale sanitario fermo al 50,2%. È quanto emerge dal nuovo report sul personale del Ssn del Ministero della Salute e relativo all’anno 2018. I dirigenti veterinari a tempo indeterminato sono 4.642, di cui 3.644 uomini e 998 donne. Si tratta di una perdita secca di 148 unità lavorative (3,1%) rispetto all’anno precedente, quando erano 4.790. Nel 2018 sono andati in pensione 373 veterinari e ne sono stati assunti solo 225. Un’emorragia costante che, a causa proprio della ridotta sostituzione, ha progressivamente sguarnito i servizi veterinari. Se teniamo conto, infatti, che nel 2007 i veterinari pubblici erano 5.477, registriamo in 11 anni una perdita di ben 835 unità lavorative, con una flessione di oltre il 15%.
Lo scenario
Si tratta di una situazione allarmante che pone serie ipoteche sull’efficacia e il funzionamento dei servizi veterinari Asl, sempre più ridimensionati rispetto ai compiti d’istituto che sono chiamati ad affrontare. E, visto che i dati del report si riferiscono al 2018, non è difficile immaginare, in prospettiva, che nei due anni seguenti la perdita sia stata ancora più marcata, a fronte della età media elevata e dell’entrata in vigore delle nuove regole per andare in quiescenza (quota 100) che hanno permesso un numero importante di uscite.
Età media elevata
Se analizziamo le classi di età, infatti, ci accorgiamo che nel 2018 il 44,42% dei veterinari pubblici in servizio aveva tra i 50 ai 59 anni, e ben il 36,62% ha un’età compresa tra i 60 ai 64 anni di età. Quindi oltre l’80% è over 50.
A margine va segnalato che, se le veterinarie donne sono il 21,5% del totale (numero in leggera crescita nei nuovi assunti), solo il 6,7% di loro ricopre incarichi di direzione di struttura complessa.
Il rapporto tra personale con rapporto di lavoro flessibile e personale a tempo indeterminato per i veterinari risulta pari al 4,4%. SCARICA IL RAPPORTO
Il quadro generale del Ssn
Sempre meno personale, sempre più vecchio e sempre più precario. È questa la fotografia impietosa che emerge dall’ultimo report sul personale del Ssn del Ministero della Salute e relativo all’anno 2018. Se guardiamo per esempio i dipendenti a tempo indeterminato del Ssn si nota come tra il 2018 e il 2012 si contino circa 25 mila posti in meno (da 655 mila a 630 mila).
Al contempo, nello stesso periodo sono aumentati i precari: erano 31.199 nel 2012 e sono diventati 42.340 nel 2018. Un dato che si riflette sull’anzianità del personale. L’età media nel 2018 era di 50,2 anni, nel 2011 per esempio era di 47,3.
Tra dipendenti e precari un totale di 685.157 unità
Al 31 dicembre 2018 risultano lavorare presso le strutture sanitarie del sistema sanitario nel suo complesso: 244.970 medici, 331.605 unità di personale infermieristico, 54.617 unità di personale con funzioni riabilitative, 43.569 unità di personale tecnico sanitario e 10.219 unità di personale con funzioni di vigilanza ed ispezione che operano nei vari livelli di assistenza: medicina primaria, riabilitazione, ospedaliera, ambulatoriale.
L’età media del personale del SSN è pari a 50,2 anni. I dipendenti più anziani risultano essere i Veterinari (56,9 anni), seguiti dai Chimici (56,6 anni), dai Dirigenti del ruolo tecnico (56,2 anni) e dagli Psicologi (55,8 anni). Al di sotto della media generale è invece l’età del personale infermieristico (47,7 anni), del personale tecnico sanitario (48,4 anni), dei Fisici (48,5 anni) e del personale con funzioni riabilitative (50,0 anni).
MEDICI: i medici impiegati a tempo indeterminato nelle ASL, nelle aziende Ospedaliere ed Universitarie, negli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico pubblici, delle ARES ed ESTAR, ISPO e Aziende Regionali del Veneto e Liguria al 31/12/2018 risultano pari a 105.896, corrispondenti a 1,8 medici per mille abitanti. Di questi 29.664 sono specialisti che afferiscono all’area funzionale dei servizi (di cui il 70,6% nelle specialità di anestesia e rianimazione, radiodiagnostica e igiene e medicina preventiva); 23.628 sono medici specialisti dell’area funzionale di chirurgia (di cui il 61,9% nelle specialità di chirurgia generale, ginecologia ed ostetricia e ortopedia e traumatologia); infine 43.545 sono gli specialisti nell’area funzionale di medicina (di cui il 62,9% nella medicina interna, malattie dell’apparato cardiovascolare, psichiatria, medicina dell’emergenza e urgenza e pediatria).
La quota di donne medico sul totale è superiore a quella degli uomini nelle fasce di età inferiori ai 50 anni. Inoltre, il 36,5% dei medici di famiglia ed il 67,5% tra i pediatri di libera scelta è di sesso femminile. Dall’analisi della distribuzione per aree geografiche emerge che i medici che operano nelle strutture pubbliche ed equiparate al pubblico (114.103 unità a tempo indeterminato) sono così ripartiti: Italia settentrionale 44,9%, Italia centrale circa 20,9%, Italia meridionale ed Isole rispettivamente 22,2% e 12,0%.