Il rapporto è di interesse perché vengono riportate sostanze chimiche prodotte in Italia, ma che non sono compiutamente ricercate nel loro complesso come miscele e prodotti di degradazione. Le informazioni contenute indicano la necessità di opportuni approfondimenti analitici e tossicologici, unitamente ad una trasparenza sui dati di produzione ed utilizzo, partendo appunto dalle aree più impattate
OCSE, sul proprio sito, pubblica un approfondimento su polifluoropolieteri (PFPEs), e il loro destino ambientale. Il rapporto è di interesse perché vengono riportate sostanze chimiche prodotte in Italia, ma che non sono compiutamente ricercate nel loro complesso come miscele e prodotti di degradazione.
A fronte di disponibilità di standards e di miscele quali prodotti tecnici forniti alle autorità ambientali degli Stati Uniti per analisi ambientali e alimentari (a breve presentate nel convegno della società americana di spettrometria di massa), a livello nazionale ancora non sono stati diffusi dalla Regione Piemonte e dalla ASL competente per territorio i dati delle molecole ricercate negli studi di biomonitoraggio e alimentari delle concentrazioni legate al ciclo di produzione e utilizzo della miscela di PFPE denominata “ADV” come dei surfattanti fluorurati bi-funzionali (BFS), riconducibili alla serie “Fomblin” .
Il Rapporto è di stretta attualità perché riferiti al composto ADV, quale miscela di Cloropolifluoropolieteri (Cl-PFECA), sintetizzato a Spinetta Marengo e che recentemente ha dato luogo insieme al composto C6O4 a innalzamenti dei livelli nelle acque di falda del sito industriale, ed è stato associato a fenomeni schiumogeni a livello di Bormida, su cui ARPA Piemonte sta facendo approfondimenti.
Per informazione, si riportano di seguito alcuni passaggi del rapporto OCSE: “Synthesis Report on Understanding Perfluoropolyethers (PFPEs) and Their Life Cycle”, disponibile al sito: https://www.oecd.org/chemicalsafety/portal-perfluorinated-chemicals/
… Evich et al. (2022) hanno studiato la potenziale trasformazione ambientale dei Cl-PFECA presenti nei suoli del New Jersey. I prodotti di trasformazione erano predetti sulla base di analoghi percorsi di trasformazione dei PFAS disponibili in letteratura e sono stati utilizzati come base per lo screening sospetto mediante spettrometria di massa ad alta risoluzione di campioni di suolo. In alcuni campioni, dalle loro analisi sono stati osservati prodotti di trasformazione sospetti, tra cui H-PFECA, epox-PFECA, e diOH-PFECA.
… Le prove dell’esistenza di PFPE nell’ambiente naturale sono limitate, ma la presenza di alcuni PFPE è chiara. Nel 2017, il Dipartimento di Protezione dell’Ambiente del New Jersey, Stati Uniti ha avviato uno studio nel tentativo di identificare le fonti, le specie chimiche e la distribuzione di PFAS preesistenti e loro sostituti più recenti (Washington et al., 2020). Campioni di terreno sono stati raccolti nell’area meridionale e sottoposti ad analisi non target. Sono stati provvisoriamente identificati dieci Cl-PFECA, probabilmente da un prodotto PFPE utilizzato da Solvay nella produzione di fluoropolimeri (serie ADV; CASRN 329238-24-6)(Washington et al, 2020). Lo Stato del New Jersey ha riferito che Solvay utilizzava questo prodotto PFPE come sostituto dell’acido perfluorononanoico (PFNA) nella produzione di difluoruro di polivinilidene (PVDF). Questi Cl-PFECA sono stati identificati in diverse matrici ambientali nelle Contee di Gloucester e Salem (McCabe, 2019). Allo stesso modo, McCord et al. (2020) riassumono i risultati di analisi non mirate su campioni di acqua raccolti dalle contee di Gloucester e Salem, rivelando diversi Cl-PFECA e relativi PFAS. Sebbene gli studi sulla tossicità per queste sostanze chimiche siano limitati, le concentrazioni misurate superavano gli standard statali per l’acqua potabile per il PFOA (0,014 Microgrammi/L) e PFNA (0,013 Microgrammi/L)31, nonché il criterio temporaneo specifico di qualità delle acque sotterranee di 0,002 Microgrammi/L per Cl-PFECA (NJDEP, 2022). Si Ipotizza che i composti rilevati provenissero da un sito industriale di utilizzo. I sistemi di trattamento dell’acqua al punto di ingresso per la rimozione dei PFAS ne hanno abbattuto la concentrazione a >90%.
Inoltre, come accennato in precedenza, Evich et al. (2022) hanno studiato le potenziali trasformazioni dei Cl-PFECA presenti nei suoli del New Jersey. Il loro studio evidenzia che i prodotti di trasformazione rappresentano un’ulteriore preoccupazione per quanto riguarda la contaminazione ambientale dei PFPE, dato che i prodotti di trasformazione sospetti come H-PFECA, epox-PFECA e diOH-PFECA sono stati trovati nei terreni del New Jersey.
Questi PFPE funzionalizzati sono stati osservati anche nel fiume Bormida di Spigno, Italia (Lohmann et al. 2020). L’analisi effettuata su campioni di fegato di popolazioni di cinghiali in Italia (Moretti et al., 2022; 2023a) suggerisce che la presenza di Cl-PFECA e dei relativi prodotti di degradazione H-PFECA nei suoli può anche non originare direttamente dagli impianti di produzione di fluoropolimeri.
Ciò indirizza l’attenzione sulla fine del ciclo di vita e sul corretto smaltimento di prodotti contenenti Cl-PFECA come pellicole e nastri per materiali a contatto con gli alimenti, dove la presenza di Cl-PFECA potrebbe giungere fino allo 0,5% peso/peso (EFSA, 2010).
Nello specifico, c’è bisogno di un flusso informativo più coerente e focalizzato sugli usi dei PFPE nelle applicazioni commerciali, oltre a fornire accesso pubblico ai volumi di produzione e utilizzo. Avere una migliore comprensione di queste cifre è utile per stimare i rilasci ambientali di PFPE e la successiva esposizione umana.
È necessaria trasparenza da parte dell’industria per quanto riguarda la presenza di impurità nelle formulazioni commerciali. Le domande chiave includono: se sono presenti altri PFAS, in quali quantità sono presenti? Sono preoccupanti per rilasci ambientali e/o esposizione umana?
Per quanto riguarda il degrado dei PFPE, sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio come i PFPE si degradano alla fine del ciclo di vita , in base al trattamento di smaltimento o riutilizzo. Sono necessarie ulteriori ricerche per quanto riguarda l’identificazione di prodotti di degradazione specifici e se questi debbano essere considerate sostanze chimiche preoccupanti. Data la vasta gamma di PFPE, i meccanismi di degradazione e i relativi prodotti potrebbero variare.
Infine, è necessario comprendere meglio quali PFPE vengono rilasciati nell’ambiente, le quantità q e con quali meccanismi. Una domanda chiave è “Qual è il destino di questi PFPE?” ….
L’analisi del flusso di tali sostanze può iniziare con quelle aree con i maggiori volumi di produzione/utilizzo. Potrebbero interessare anche ulteriori studi indirizzati ad approfondire il modo in cui diversi organismi sono influenzati dai rilasci di PFPE negli ecosistemi.
a cura della redazione del Sivemp Veneto