Il dicastero delle Politiche Agricole cambia nome e diventerà “ministero dell’Agroalimentare”. L’annuncio è stato dato a sorpresa dal presidente del Consiglio Matteo Renzi nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi sull’accordo da 6 miliardi di euro siglato tra governo e Intesa San Paolo per finanziare il settore agroalimentare. «È un ministero centrale nello sviluppo e nell’identità del sistema Paese», ha aggiunto. «Sono contento che il 2016 possa essere fino in fondo l’anno di questa svolta utile», ha dichiarato il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina a proposito della prossima trasformazione del ministero. «Il passaggio al ministero dell’agroalimentare italiano è il nostro approdo naturale per valorizzare al massimo la spinta di Expo – aggiunge Martina – Stiamo parlando di un lavoro strategico per il Paese». Positive le reazioni delle associazioni agricole, mentre altre, come quella del presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia, sono più caute e preoccupate. Leggi il comunicato Sivemp
Il messaggio simbolico – ha continuato Renzi – è che in Italia l’agricoltura e l’agroalimentare non sono il passato del paese ma la pagina più bella che scriveremo. «In questi anni abbiamo perduto la sfida della filiera del valore del prezzo, perchè non è stato fatto abbastanza. Dobbiamo far tornare di moda tutto ciò che è agricoltura ed agroalimentare”. La nuova denominazione è un effetto diretto della riforma Madia sulla semplificazione della PA (i cui decreti legislativi sono in dirittura d’arrivo), ma anche un riconoscimento importante, spiega Renzi, per il lavoro svolto in questi mesi dal ministro Maurizio Martina in difesa dell’agroalimentare italiano.
Preoccupazione per gli scenari e le conseguenze che la trasformazione potrebbe avere vengono da Federalimentare. “L’integrazione della filiera alimentare soprattutto in alcuni settori è un importante valore aggiunto e lascito di Expo. È tuttavia importante evitare qualsiasi fuga in avanti che rimetta in discussione competenze diverse senza garantire pari dignità alle varie componenti della filiera agroalimentare”. Lo afferma il presidente Federalimentare, Luigi Scordamaglia. Il presidente cita come esempio tra i tanti, competenze come la sicurezza alimentare e i servizi veterinari, che fanno capo al Ministero della Salute, e che non possono essere collocati altrove. Sono, infatti, valore aggiunto baricentrico del nostro modello produttivo e vanno considerati intoccabili.
Scordamaglia ricorda pure che, fino ad oggi, il Mipaaf ha avuto come mandato principale quello di tutelare la fase della produzione primaria, sottovalutando a volte le ragioni e le priorità dell’industria alimentare italiana, protagonista essenziale del nostro Made in Italy e ancora di più del nostro export. “Affinché si sposi a pieno la logica di filiera integrata – conclude Scordamaglia – a ciascuna delle sue fasi deve essere garantita pari importanza e tutela. Solo in questo modo sarà possibile vincere unitariamente le sfide del settore a Bruxelles con regole valide per tutti e senza penalizzanti fughe in avanti da parte del legislatore italiano. Ed è solo con questo approccio che un’industria alimentare italiana forte e tutelata potrà raggiungere i 50 miliardi di export agroalimentare, obiettivo prioritario che ci siamo dati insieme al Governo”.
Critico anche l’ex Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, oggi presidente della Fondazione UniVerde, Alfonso Pecoraro Scanio: «Il Dicastero dell’Agricoltura deve avere al centro la tutela della biodiversità, la qualità dell’agricoltura e della imprenditorialità multifunzionale dei nostri agricoltori. Il riferimento all’agroalimentare non deve essere un trucco per facilitare una subalternità alle multinazionali del cibo e un’apertura così a Ogm e TTIP».
Soddisfazione arriva invece da Coldiretti: “Un passo necessario per valorizzare i primati dell’agroalimentare Made in Italy nella definizione delle misure che vanno dalla tutela della qualità e delle caratteristiche degli alimenti alle norme sull’etichettatura fino agli interventi per ottimizzare la penetrazione dei mercati esteri e raggiungere presto l’obiettivo dei 50 miliardi di export fissato dal presidente del Consiglio” ha commentato il presidente Roberto Moncalvo nell’esprimere apprezzamento per l’annuncio del premier.
“Si tratta di una scelta importante per avere un interlocutore di governo forte e univoco nei confronti dell’Unione Europea dalla quale dipendono oggi gran parte delle politiche nell’agroalimentare ma anche per rafforzare la filiera agroalimentare Made in Italy dal campo alla tavola” ha concluso Moncalvo nel ricordare che “non è un caso che da tempo la Francia può contare su un unico Ministero dell’agricoltura, dell’agroalimentare e delle foreste”.
Apprezzamento anche da Confagricoltura. “Rendere il Mipaaf un ‘ministero per l’Agroalimentare’ è una proposta che Confagricoltura – ha ricordato il presidente Mario Guidi – aveva presentato nel 2013 in occasione della presentazione di uno studio sull’agronetwork realizzato con l’Università Luiss Guido Carli. Come avevamo sottolineato all’epoca, l’importante non sarà solo cambiare la denominazione, ma anche la fisionomia del dicastero, per farlo essere un hub, un centro nevralgico per lo sviluppo dell’agroalimentare”.
“Il ministero per l’Agroalimentare – ha concluso Mario Guidi – dovrà fare da ‘snodo’, permettendo di condividere le conoscenze, favorire la collaborazione tra imprese, coordinare i progetti territoriali, allocare correttamente le risorse sui fattori strategici, tagliare drasticamente la burocrazia. Le Regioni dovranno essere al servizio di questa strategia. Non possiamo più permetterci politiche agroalimentari non coordinate”.
“Con questa decisione il Mipaaf diventa chiaramente – ha detto Valentino Di Pisa, Presidente di Fedagromercati – il punto di riferimento di tutti gli attori della filiera agroalimentare, fatto che la nostra federazione aspettava da tempo. Anche il ruolo degli operatori grossisti si rafforza, diventando di fatto un anello obbligato per la filiera nel fornire un servizio per i produttori e nel rappresentare un’ opportunita’ per i consumatori.
14 gennaio 2016 (a cura Ufficio stampa Sivemp Veneto)