“Da oggi al via i Millegiorni, non sono malato di annunci” E sull’occupazione loda il sistema tedesco: “Un modello”. «In mille giorni cambieremo il mercato del lavoro». E se Renzi dice che il problema non è l’articolo 18, a Palazzo Chigi spiegano che le parole del premier non escludono che il tema torni d’attualità più avanti.
«Non adesso e non nella forma di un superamento totale di quella tutela. Ma anche le regole sulla licenziabilità verranno cambiate». Incassata la nomina della Mogherini, Renzi sa che l’Europa si aspetta adesso le riforme secondo lo schema disegnato da Mario Draghi: vedere cammello in cambio della flessibilità sui conti pubblici che significa investimenti e quindi occupazione. La riforma del lavoro è al primo posto nella classifica dei “suggerimenti” del governatore della Bce.
Su questo ragiona Renzi. Senza entrare nel dettaglio ma offrendo alcune risposte alle sollecitazioni che gli vengono dalla Confindustria e dai sindacati. L’occasione è la presentazione del programma dei “mille giorni” da qui al maggio del 2017, con un sito che servirà a verificare le tappe del suo governo, le promesse mantenute o non mantenute. Il sito richiama lo slogan della nuova velocità renziana: passodopopasso. italia.it. I consiglieri economici dell’esecutivo suggeriscono a Renzi una «moderazione salariale» per far ripartire l’occupazione. Costo del lavoro ridotto non a spese di una riduzione fiscale ma di regole che riducano gli stipendi. Ecco, non è la strada di Renzi. «Io ho fatto gli 80 euro e non torno indietro. Anzi, se è possibile voglio allargare la platea dei beneficiari di questa misura». Il modello insomma non è la Spagna. «Il mio modello è la Germania che non è un nemico. Tutt’altro. Sul lavoro dobbiamo prenderla come esempio».
La Germania è il Paese dove, in sintonia con i sindacati, i lavoratori ottengono aumenti salariali contrattandoli con diverse forme di produttività. Per guardare a Berlino bisogna adeguare anche le regole. È il motivo per cui il premier dice che l’articolo 18 «non è un problema. Riguarda oggi 40 mila lavoratori. L’80 per cento finisce con accordo. Restano 8000 cause e solo in 3000 casi il lavoratore perde». Appare come una risposta che rinvia il punto. Così è perché Renzi aggiunge subito che tutto cambierà nel «diritto del lavoro. Alla fine dei mille giorni sarà totalmente trasformato». Cambierà lo Statuto dei lavoratori, ci sarà un contratto a tutele crescenti in cui l’articolo 18 così come attualmente è scritto entrerà in scena solo dopo alcuni anni.
Il giudizio finale perciò il premier se lo aspetta nel 2017. «Saremo anche arroganti e ambiziosi, ma noi faremo quello che abbiamo detto. Cambieremo il Paese entro mille giorni». Naturalmente, le risposte all’Europa arriveranno prima. Così come quelle che l’Italia si aspetta dall’Unione sui margini della flessibilità, sulla crescita. Il sito inaugurato ieri, secondo l’ex sindaco, deve rispondere all’accusa di “annuncite”. «Dicono che facciamo troppi annunci. Bene, da oggi c’è uno strumento con tutti possono controllarci». Un modo per far partecipare i cittadini e non smarrire il contatto con loro. «Leggo che sarebbe finita la luna di miele con il governo. Lo avevo letto anche prima delle elezioni europee. Si vede che porta bene», osserva riferendosi al 40,8 conquistato dal Partito democratico. Ma che ci sia un cambio di passo nella strategia del governo sembra fuori di dubbio. Ed è, come dire, un rallentamento, una frenata sulle conferenze stampa tanto che le linee guida sulla scuola domani «verranno illustrate online» dice Renzi che poi giovedì e venerdì sarà impegnato in un delicatissimo vertice della Nato in Galles.
Senza negare l’ipotesi del rimpasto, il premier rinvia al 25 ottobre il tema della sostituzione di Federica Mogherini che entra in servizio europeo il 1 novembre. Promette di spendere i miliardi del pacchetto di 300 promessi da Jungker come il Paese «più veloce del West». Sul sito verrà aggiornato anche il dato sull’arretrato dei decreti attuativi sotto il controllo del ministro Boschi. «Quando siamo arrivati se ne dovevano fare 889. Una cifra scesa a 528 per un totale tra pregressi e decreti prodotti da noi di 699».
Ora che comincia il duro negoziato con le istituzioni europee per trovare gli spazi della crescita, il sito serve soprattutto a parlare all’opinione pubblica italia. Secondo Renzi «abbiamo fatto molto: ma non ci basta. Se non hai voglia di realizzare i risultati, allora è meglio che cambi mestiere. Noi con molta serenità, gufi o non gufi, andiamo lì, alla fine dei mille giorni». E la massa di provvedimenti impostati è più importante di quanto si possa immaginare, dice il premier, ma «speriamo attraverso questo sforzo di farlo capire a tutti. Magari ci diranno che siamo un po’ troppo ambiziosi o arroganti, ma noi il Paese lo cambiamo davvero».
Repubblica – 2 settembre 2014